“Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia. Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato”.
Con questa inequivocabile affermazione – riportata nel libro biografico “Life. La mia storia nella Storia”, in distribuzione dal 19 marzo per HarperColling, ma anticipata dal Corriere della Sera, insieme ad altri passaggi del libro, in occasione dell’undicesimo anniversario del suo pontificato – Papa Francesco mette a tacere le voci che sistematicamente preannunciano la volontà di lasciare.
“Forse negli anni qualcuno ha sperato che prima o poi, magari dopo un ricovero, facessi un annuncio del genere – ha aggiunto il pontefice – ma non c’è questo rischio: grazie al Signore, godo di buona salute e, a Dio piacendo, ci sono molti progetti ancora da realizzare”.
E comunque, anche nell’eventualità di un impedimento così grave da impedirgli di proseguire: “Non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati”. Si tratta, comunque, di “un’ipotesi lontana, perché davvero non ho motivi talmente seri da farmi pensare a una rinuncia”.
Il libro-intervista, firmato insieme al giornalista Fabio Marchese Ragona, ripercorre l’intera esistenza terrena di Jorge Mario Bergoglio: dal ricordo dei nonni astigiani – terra cui il pontefice è legatissimo, come attestato anche dalla visita ai parenti nel novembre del 2022 (CLICCA QUI per rileggere uno dei tanti articoli pubblicati in quell’occasione) – all’infanzia vissuta durante la seconda guerra mondiale (il futuro papa aveva 4 anni quando scoppiò la guerra) al difficile periodo in cui il suo Paese visse la dittatura ‘dei colonnelli’.
Un lungo racconto, a tratti intimo, in cui il pontefice torna a parlare anche delle donne che hanno contrassegnato la sua vita, da nonna Rosa alla psicoterapeuta ebrea cui si rivolse da adulto, senza omettere il ricordo della fidanzata che amò prima di decidere di dedicare la sua vita a Dio.
Naturalmente, vista la rilevanza del suo ruolo pubblico, la sua storia (personale) in più punti si interseca con la Storia del Novecento, anche e soprattutto con riferimento agli anni del suo pontificato, in cui non sono mancate le difficoltà fuori e dentro le Mura leonine.
Compreso le indiscrezioni, che il papa non ha esitato a definire strumentale, sul suo rapporto con Benedetto XVI: “Mi ha addolorato vedere, negli anni, come la sua figura di Papa emerito sia stata strumentalizzata con scopi ideologici e politici da gente senza scrupoli che, non avendo accettato la sua rinuncia, ha pensato al proprio tornaconto e al proprio orticello da coltivare, sottovalutando la drammatica possibilità di una frattura dentro la Chiesa”.