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Attualità | 04 aprile 2024, 17:20

Il foniatra-cantante lirico Diego Cossu: "La mia missione è dare voce alle persone, che feeling con Bono"

Il professore, responsabile dell’ambulatorio di “Foniatria, vocologia clinica e deglutologia” dell'ospedale di Verduno, da fine aprile andrà in pensione dalla corsia, ma ha altri progetti: "Ho visitato tante star, ora lavorerò all'estero"

Il dottor Diego Cossu con Bono degli U2

Il dottor Diego Cossu con Bono degli U2

"In tutta la mia vita ho provato un grande amore per la voce, intesa in senso estensivo, come forma di comunicazione. La scienza è l'arte del canto, la musica è un linguaggio, ecco, perché il foniatra se ne occupa".

Qui si svela l'essenza del professor Diego Cossu, responsabile dell’ambulatorio di “Foniatria, vocologia clinica e deglutologia” dell'ospedale di Verduno, protagonista di un’intensa attività didattico-divulgativa nel campo della Fisiologia e Patologia del Canto, e da numerosi anni relatore nelle conferenze scientifiche nazionali ed internazionali, oltre a essere autore di numerosissime pubblicazioni.

Come secondo lavoro è stato anche un cantante lirico, fino al 2015. Nei suoi ambulatori sono transitati schiere di attori, cantanti e personaggi famosi: da fine aprile inizierà una nuova vita.

Partiamo dalla fine, a fine aprile si pensionerà come medico ospedaliero, che momento sarà?
"Sono molto sereno, ho scelto questa finestra per prendermi riposo  dal ruolo di medico ospedaliero, ma continuerò a prestare la mia professionalità soprattutto all'estero. La mia idea è quella di trasferirmi fuori dall'Italia".

Ha già idee più precise?
"Sono uno dei pionieri della chirurgia sulla voce dei transgender e vorrei continuare questa attività a Bangkok. Inoltre, in altri paesi esteri mi hanno chiesto delle consulenze importanti".


La sua è una formazione che ha saputo unire medicina e musica.

"Alcuni fattori hanno giocato a mio favore. Sono nato e cresciuto a Genova dove esiste la facoltà di Medicina che è all'ospedale San Martino. Sul colle immediatamente vicino c'era, invece, il Conservatorio Paganini. Ho avuto la possibilità, perché ai miei tempi si poteva, di frequentare la Facoltà e il Conservatorio. E quindi, ho cercato di legare queste due passioni. A quell'epoca non ci credeva nessuno che ci potesse essere un fil rouge tra la medicina e la voce. E, invece, poi, piano piano, nel tempo, sono fiorite tante realtà".

Lei è stato un po' un precursore.
"Sono stato uno dei primi professionisti a mettere insieme la valutazione artistica, con la valutazione scientifica del cantante. Poi io ho iniziato come pianista e poi ho frequentato le classi di canto. Ed è diventato il mio secondo lavoro, perché io ho fatto il cantante lirico professionista dal 1987 fino al 2015".

Il suo lavoro principale è dare voce alle persone.
"Esatto, il mio obiettivo è quello di mettere in condizione le persone di avere la miglior qualità possibile dell'unica fonte di comunicazione che ci distingue dagli animali, che è la voce. Il mio lavoro è quello di fare in modo che le persone abbiano una voce bella in termini anatomici e una bella voce in termini prestazionali, permettendo di utilizzare al meglio il proprio strumento vocale: ottenere col minimo sforzo il massimo risultato, il concetto di ergonomia di esercizio".

La voce non è solo corde vocali.
"Ne rappresentano un pezzo, ci sono il mantice respiratorio, l'amplificazione sovraglottica, la predisposizione naturale. Insomma, una serie di fattori che coesistono insieme e che danno ad ognuno di noi una voce che connota la nostra persona.  Attraverso la voce passano segnali che caratterizzano la sua parte metafunzionale. Questa porta i fonemi, ma anche la loro rappresentazione dal punto di vista del messaggio. Quindi, una voce che non ha possibilità di avere tutti questi colori, non può neanche esprimere in senso funzionale la propria attitudine che è quella della comunicazione. E aggiungerei un concetto".

Prego
"Il foniatra è nato come medico della comunicazione umana, cura le comunicazioni e quindi cura quelle che si chiamano le comunicopatie, di cui la parte parlata, la parte cantata, sono due piccoli elementi. Ma noi trattiamo le afasie, i bambini che non parlano, i disturbi specifici di apprendimento. Tante patologie che hanno come fil rouge la comunicazione umana. Abiamo raggiunto grandi risultati anche grazie al lavoro indefesso dei miei logopedisti".

Nella sua carriera ha anche assistito moltissimi personaggi famosi, ha qualche storia particolare da raccontare?
"I miei pazienti sono divisi in due grandi categorie: quelli che portano le loro corde vocali e quelli che invece sono portati dalle loro corde vocali. Quindi generalmente io non ho una storia su un paziente, piuttosto preferisco parlare di altri episodi".

Per esempio?
“La grande soddisfazione di aver aiutato i teatri di mezzo mondo a non chiudere bottega la sera prima dello spettacolo, perché abbiamo cercato di fare il possibile per mettere 'a posto' delle voci, anche a distanza. E poi, mi ricordo, con particolare simpatia, l'amore di alcuni attori nei mei riguardi".

Con chi ha legato?
"Ho sviluppato grandissime amicizie con Pino Insegno, Gege Telesforo, ho cantato con Claudio Baglioni nel tour “Tutti qui” al Palaisozaki a Torino. Una persona che mi ha dato grandissima notorietà e che mi ha regalato anche 'un sacco di rogne' è stato Bono, leader degli U2, che era venuto in Italia qualche anno fa per fare un concerto: è stato da me e da quel momento non mi ha più mollato. Ogni volta che è in Italia, viene a farsi visitare e mi ha portato altre star del pop nazionale e internazionale che, forse, mi danno meno soddisfazioni, a causa delle voci patologiche".

Cosa significa in concreto?
"Devo lavorare su un segnale vocale che non è quasi mai pulito e quindi non posso neanche toccarlo molto, proprio perché la caratteristica vocale di queste persone, magari, è proprio la voce sporca, roca, graffiata, caratteristiche identitarie fondamentali".

Preferisce altre categorie?
"Ho un grande amore per la voce lirica, la mia categoria vocale, che io curo da tantissimi anni, ormai, e che mi dà enormi soddisfazioni in termini proprio di ritorno d'immagine nei teatri".

Qual è stata la più grande soddisfazione in campo musicale?
"Andare a cantare a Beirut, invitato dal maestro Riccardo Muti con il Teatro alla Scala di Milano. Un momento molto emozionante e di grande impatto perché, quando siamo scesi dall'aereo siamo stati scortati dai carri armati fino in albergo. Un altro ricordo indimenticabile è stato la trasferta negli USA con il Teatro Regio".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Daniele Vaira

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