Ha suscitato indignazione la scelta del Comune di Valdieri di conferire, domenica 22 settembre, al cittadinanza onoraria a Emanuele Filiberto di Savoia.
***Riceviamo e pubblichiamo***
Condivido la lettera “Emanuele Filiberto cittadino onorario di Valdieri. Si racconti la storia così come è stata vissuta" del 9 settembre a firma di Domenico Ravetti vicepresidente del Consiglio regionale e Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione.
Le centinaia di morti i cui nomi sono scolpiti per sempre sulle tante lapidi nei Comuni della valle Gesso e di Borgo San Dalmazzo gridano il loro orrore. Ho avuto la fortuna di conoscere Ezio Aceto (Medaglia d’Argento al V.M.) e Aldo Sacchetti (Medaglia d’Argento al V.M.), due esponenti di primo piano del nucleo di combattenti che si unì a Duccio Galimberti nel comune di Valdieri. Aceto aveva ragione quando mi parlava del nuovo fascismo dei colletti bianchi, più pericoloso perché più subdolo…. Sacchetti, il mio mentore, mi diceva: “...abbiamo combattuto i nazi-fascisti e la disgraziata egemonia della monarchia che condusse l’Italia alla tragedia e alla rovina”.
Aldo Quaranta ex comandante della I Divisione Alpina G.L. era intimo amico di mio padre e aveva un’idea precisa sui disastri della Monarchia. Nei risvolti di una perniciosa sottocultura (che coglie solo gli aspetti bucolici dei Savoia in valle Gesso) bisogna stare attenti, si correrebbe il rischio di un imprudente revisionismo a livello locale.
Nel biennio 1925-1926, Vittorio Emanuele III firmò una serie di leggi che sospendevano ogni garanzia di libertà personale, di libertà di parola, di libertà di associazione, di libertà di stampa...
Il re, che nell’ottobre 1922 aveva respinto la proposta dei suoi ministri di mettere fuori legge il fascismo, diede il suo consenso ad una normativa che sopprimeva tutti i partiti politici tranne quello fascista.
Già ottant’anni fa Vittorio Emanuele III era poco popolare, a destra come a sinistra si riteneva che egli fosse “completamente screditato”, anzitutto per aver tentato di salvare la dinastia accettando il fascismo e poi, dopo il luglio 1943, per aver cercato di dar vita ad un fascismo senza Mussolini e infine per aver abbandonato l’esercito senza ordini al momento della penosa fuga da Roma. Una vergogna nazionale e i sudditi italiani non dimenticarono.
Il figlio Umberto era privo di ogni esperienza politica, del tutto sottomesso al padre; Benedetto Croce lo riteneva un uomo “assolutamente insignificante e sfiorato dagli scandali”, il ministro inglese Antony Eden lo definiva “un essere estremamente meschino”.
Umberto allarmò gli antifascisti definendo l’esercito italiano l’unica parte sana della nazione e la più sicura istituzione della monarchia (…si dissolse dopo il fatidico 8 settembre 1943!).
Ai sostenitori dell’erede Savoia consiglio le letture di “Brigata Valle Gesso “Ildo Vivanti”, 1947, Aldo Quaranta; “La vita per un ideale”, 1953, Piero Meineri; ”Vivere e morire a testa alta”, 2000, Aldo Quaranta e, in particolare “I Savoia re d’Italia”, 1990, Denis Mack Smith.
Anche se le colpe di Vittorio Emanuele III non possono ricadere sul nipote, tuttavia che il Comune di Valdieri abbia deciso di concedere la cittadinanza onoraria ad un erede Savoia e che questi l’abbia accettata invece di rinunciarvi, viene meno al dovere istituzionale di ricordare, non onora tutti coloro che soffrirono e morirono sotto il fascismo né rispetta il dolore delle tante famiglie che in valle Gesso persero i loro cari.
Aldo Quaranta mi diceva che la guerra, anche la più giusta, è un crimine “...chiedilo ai soldati e ai morti”.
Di certo aveva ragione.
Sergio Costagli
Ricercatore