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Attualità | 27 novembre 2024, 16:42

L'autunno nero dei trasporti ferroviari in Granda, i pendolari: "Trenitalia ci deve pagare il costo dell'abbonamento di dicembre"

Tra ottobre e novembre, non si contano i disservizi, le cancellazioni e i ritardi. La rabbia di chi usa il treno per andare al lavoro. Lanciata una petizione per chiedere il "rispetto del nostro diritto al trasporto"

Il tabellone delle partenze, pubblicato qualche giorno fa sulla pagina Facebook dei pendolari della Cuneo-Torino

Il tabellone delle partenze, pubblicato qualche giorno fa sulla pagina Facebook dei pendolari della Cuneo-Torino

Era lo scorso 23 ottobre quando l'assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi riferiva in consiglio dei gravi disservizi del trasporto ferroviario che - in quel mese - stavano colpendo i pendolari piemontesi. Era stata convocata una riunione urgente con RFI, Trenitalia e Agenzia della Mobilità, che avevano ammesso le criticità e posto sul tavolo le azioni necessarie per un miglioramento tempestivo del servizio. Eppure, a fine novembre, non è cambiato niente. Anzi, la situazione è addirittura peggiorata e i disservizi si sono estesi anche ad altre linee, compresa la Cuneo-Torino, interessata da ritardi e cancellazioni quasi quotidiani. 

Un autunno nero. Difficile usare altre espressioni, al punto che un utente della pagina del Gruppo pendolari della linea, qualche ora fa, scriveva: "Faccio il pendolare da anni, ma non ci sono mai stati ritardi gravi come questo novembre. Hanno fermato le linee di Cuneo e Savona per lavori e ci sta. Ma uno si aspetta un miglioramento della linea, non un peggioramento, come è successo da quasi un mese". 

Un altro utente, sette ore fa, scriveva: "Treno Cuneo - Torino delle 7:24 non partito causa non meglio precisato guasto. Tutti insieme allegramente sul 7:51. Siamo allo sfascio più totale. È intollerabile che una linea così importante sia quotidianamente funestata da ritardi, guasti, malfunzionamenti. Sul 7:51 una capotreno (gentilissima ed efficientissima, va detto) passa di carrozza in carrozza ad avvisare che "in ogni vagone almeno una delle porte è rotta" e quindi va progettato bene il percorso per scendere dal treno. Ogni volta che sento il trillo dei messaggi in carrozza ho paura che arrivi una brutta notizia.

Non posso nemmeno tollerare questa sorta di rassegnazione che mi pervade, quasi un'accettazione di questo inaccettabile stato di cose. Come se ormai fosse normale. Guardo una lepre che saltella tra i binari e mi chiedo se davvero c'è qualcosa che si possa fare prima che tutto questo diventi normalità, prima che un viaggio da Cuneo a Torino (o viceversa) diventi una scommessa, una puntata al tavolo verde. Ormai ragiono sul "treno prima". Se ho qualcosa di davvero importante e non posso tardare prendo il "treno prima", così ho margine. È giusto? C'è almeno qualcuno che si vergogna di tutto questo? O si è troppo presi in tagli di nastri e vicendevoli pacche sulle spalle per il bel nulla?"

E' evidente lo stato di esasperazione ed inefficienza di cui sono vittime i pendolari. Persone che pagano, e non poco. Qualcuno azzarda un: "Trenitalia ci deve come minimo pagare il costo dell'abbonamento di dicembre". 

E' stata lanciata una petizione su Change.org. Al Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti, al Presidente, al Consiglio regionale, all’Assessorato Trasporti e Infrastrutture e alla Commissione Trasporti  della Regione Piemonte, all’Agenzia della Mobilità Piemontese. 

Rispettate il nostro diritto al trasporto: la richiesta è chiara quanto semplice. Lo stato delle cose - si legge - è diventato "insostenibile da parte dell’utenza, in particolare di quella pendolare e studentesca. Una serie di ripetuti ritardi e l’ammontare totale dei minuti dei medesimi, delle cancellazioni e limitazioni di percorso, sta causando disagi che portano a danni patrimoniali, ad esempio il dover prolungare l’orario della baby-sitter per accudire i figli, ed in alcuni casi anche esistenziali, ad esempio il non poter svolgere attività della vita privata e di relazione, che limitano la libertà ed i diritti delle persone".

Viene da chiedersi: possibile che nessuno ne risponda? 

Barbara Simonelli

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