Nel cuore della Valle Gesso, tra sentieri poco battuti e sogni ben piantati nella terra, si intreccia la storia di una donna che ha girato il mondo danzando, ma ha scelto di mettere radici dove il tempo sembra scorrere più lentamente, e le relazioni hanno ancora il sapore di un tempo. «Sono originaria di Valdieri e a 19 anni ho lasciato questo posto, per poi tornare da grande», esordisce con un sorriso e un po di ironia, residuo di una vita vissuta in movimento. Mara è stata una ballerina professionista per vent’anni, ha calcato palchi in tutta Europa, tra Inghilterra, Spagna e Italia. A Milano ha trovato la sua seconda casa artistica, insegnando danza e collaborando con compagnie teatrali. Ma è proprio lì che qualcosa cambia: «Dopo dieci anni ho detto basta, troppe cose, troppe corse e poi la vita caotica di Milano, dopo un po’ inizia a stare stretta».
Inizia così un’altra avventura, lontana dai riflettori: arriva la possibilità di prendere in gestione una scuola di danza ad Aosta. Con l’amica e coinquilina, personal trainer, di sempre inizia questa nuova avventura, che si lascia alle spalle la vita milanese. Il suo lavoro continua e d anche i suoi viaggi all’estero. Ma oltre al lavoro arriva qualcos’altro. È proprio ad Aosta che conosce quello che diventerà suo marito, chef stagionale con esperienza in Toscana e grande passione per la cucina di mare.
La loro storia personale si fonde con quella professionale: un ristorante in Toscana sulla spiaggia nella stagione estiva e uno in Valle D’Aosta nel periodo invernale con 12 coperti. Una vita frenetica che non poteva durare per sempre e l’arrivo di un figlio cambia un po’ la vita di entrambi.
La prima decisione è quella di trasferirsi in Toscana. Qui aprono un ristorante da poter tenere aperto tutto l’anno. Sono passati sette anni da quella scelta e oggi, questa bella famiglia avventurosa, vive e lavora a Valdieri. Ma come è successo?
Dopo 4 anni di ristorazione in Toscana, un bimbo, e i genitori di entrambi lontani, è stata Mara a proporre al marito di ricominciare nella sua terra, in montagna, dove tutto era partito. Ed è stato così. Sono due anni che Valdieri è diventata la loro casa e la gestione del locale “L’ostu et vudier” funziona davvero. Si trova in centro paese in Corso Dante Livio Bianco, 22. Per informazioni/prenotazioni 375 8178157 - 3534770205.
Tornano in montagna, dove decidono di aprire un ristorante di pesce. Sì, in montagna. «Mio marito ha detto: “Inutile che sto a cucinare piemontese, tanto vale puntare su ciò che so fare bene ovvero il pesce”».
Così nasce un locale dove si mangia pesce fresco, in un piccolo paese di montagna. La scelta, apparentemente insolita, si rivela vincente. La cura per il prodotto, la scelta dei fornitori, l’attenzione per la qualità sono le chiavi di un successo che li porta a sognare in grande. Ed è proprio quel sogno che oggi si concretizza in un nuovo progetto: la trasformazione dell’ex albergo Regina in una residenza con ristorante, bar e appartamenti. «Abbiamo voluto mantenere il nome storico, ma dare una veste nuova, più attuale». Il nuovo Ostu d’La Regina con il residence Struttura regina aprirà le porte l’10 aprile.
“Quando abbiamo scoperto che il locale della Casa Regina rischiava di rimanere chiuso abbiamo capito che non era giusto! La Valle Gesso è un bella valle, con tante cose e la possibilità di lavorare tutto l’anno e così perché non lanciarsi in una nuova avventura? E poi qui potrò proporre anche piatti tipici valdostani!”
In cucina, accanto allo chef, giovani collaboratori: un ragazzo senegalese e uno originario del Gambia, motivati e pronti a imparare. C’è anche un giovane del paese, che ha lasciato il lavoro per seguire la passione per la cucina. «Ha detto: se non lo faccio adesso, non lo faccio più». La cosa meravigliosa è che Mara e Massimiliano sono due persone meravigliose, aperte al mondo e da qui arriva la loro scelta di fare integrazione, di cercare non solo collaboratori ma membri di una famiglia allargata.
Il racconto si allarga, tocca temi più ampi. La valle che cambia, i negozi che chiudono, le difficoltà del turismo. «Però ci crediamo ancora. Se si spinge in modo giusto, la valle ha tanto da offrire».
C’è un senso forte di comunità, di ritorno consapevole. «Io sono andata via a 19 anni, ma tornare dopo 24 anni con un figlio e un marito è stato un modo per dire: sto bene, qui ci voglio stare». E mentre il figlio cresce libero, frequentando felice la prima elementare, giocando con i cugini e potendo essere sereno, circondato da persone di un piccolo paese , loro portano avanti il sogno di una montagna che non si arrende. Con la speranza che altri giovani decidano di tornare. O di restare.