«Giugno. Per le finestre il sole inonda la bella stanza d’una luce aurina: freme la messe ai solchi della china, la messe ormai matureggiante e bionda» (Guido Gozzano, La falce, I).
È arrivato “Giugno con la falce in pugno”, la primavera cede il passo all’estate e si conclude la prima metà dell’anno.
Giugno, denominato anche Mese del Sole, è il sesto mese dell’anno secondo il calendario gregoriano nonché il primo mese dell’estate nell’emisfero boreale e il primo dell’inverno nell’emisfero australe.
Giugno e il culto della dea Giunone: tra leggende e miti
L’origine del nome deriva da Giunone, moglie di Giove, dea del matrimonio e protettrice dello Stato. Nella società romana fondata sulla famiglia, dove il matrimonio era finalizzato alla procreazione, il suo intercedere era fondamentale per il concepimento e il buon esito dei parti.
La bellezza di Giunone si esprime nelle forme prosperose e ben proporzionate, una figura imponente e dal portamento maestoso che rispecchia le sue origini italiche. Iuno era un’antica dea lunare dal carattere guerriero, custode della forza generativa della Natura che presiedeva alla fecondità della terra. Le qualità giunoniche si estendono anche alle colture, che a giugno si manifestano generose, offrendo abbondanza di frutti.
Alla divinità appartiene un altro appellativo: Giunone Moneta. La leggenda narra che nel 390 a.C. durante l’assedio dei Galli, le oche sacre alla dea iniziarono a starnazzare svegliando Marco Manlio; quest’ultimo, organizzò un attacco che respinse gli invasori. In onore di Giunone fu edificato un tempio sul colle del Campidoglio. Alla Dea si diede l’appellativo di Moneta per aver avvertito i romani del pericolo, grazie alle oche a lei sacre. Nel 269 a.C., adiacente al tempio, fu costruita la Zecca, dove venivano coniate le monete. Dall’appellativo Moneta, riferito alla stessa divinità, derivò in seguito il nome dell’officina di coniazione chiamato appunto Moneta, che in età repubblicana era attigua proprio nelle vicinanze del tempio di Giunone.
Invece, la denominazione Mese del Sole risiede nel fatto che in corrispondenza del 21° giorno del mese, ovvero nel solstizio d’estate, si raggiunge la massima durata di luce nell’arco di un giorno.
Il nome giugno deriva anche da iuniores ed era dedicato ai giovani. Romolo aveva diviso la popolazione romana in adulti anziani e minori che avevano il compito di difendere con le armi e la loro forza fisica il territorio. Maggio, invece, era il mese dedicato agli anziani del popolo quali custodi del Mos Maiorum, questo ci è riportato dall’autore latino Ovidio nei suoi Fasti ed è un ulteriore chiave di lettura interpretativa che spiega il perché il sesto mese dell’anno ha questo nome.
Riti e proverbi di giugno
Senza dimenticare che c’è un’altra festa con una valenza antropologica importantissima: la notte di San Giovanni quando “La guazza di Santo Gioanno fa guarì da ogni malanno”. Il riferimento è alla “rugiada di San Giovanni”, ritenuta miracolosa in diverse regioni italiane.
Il 24 giugno è una scadenza importante anche per il raccolto dei cereali visto che “A San Giovanni ogni spiga è grano”. Dunque il contadino può stare sereno: il raccolto è imminente e presto ci saranno grano e frutti in abbondanza. Non è certo il momento di fare economia, come sottolinea il detto “giugno allarga il pugno”. Insomma: è ora di festeggiare, di finire ciò che c’è in dispensa, di celebrare la vita che, come il sole, sta per raggiungere l’apice, prima di tornare al lavoro “con la falce in pugno”.
Per quanto riguarda l’uva, l’appuntamento per pronosticare la vendemmia è, invece, quello di San Barnaba, secondo il detto: “Per San Barnaba, uva viene e il fiore va”. La sua festa cade l’11 giugno, in un periodo importante sia per la fioritura e l’allegagione di piante come la vite, sia per la raccolta di frutta come le ciliegie e le albicocche. Per questo la tradizione agricola associa a questa giornata proverbi come: “Da San Barnaba alla segale si taglia il piede”, o: “Se piove per San Barnaba l’uva bianca se ne va; se piove mattina e sera se ne va la bianca e la nera”. Per questo San Barnaba è considerato protettore dei vigneti: in questo periodo dell’estate si possono facilmente verificare dei forti temporali. Pregare San Barnaba, perché tenga lontane le grandinate forse non riuscirà a scongiurarle del tutto, ma di sicuro non farà male.