/ Cronaca

Che tempo fa

Cronaca | 17 luglio 2025, 17:01

Ad un anno dalla morte di Anisa al Bioparco di Caraglio, si va verso la chiusura delle indagini

La bimba di sette anni morì il 17 luglio 2024. La bambina si trovava lì con la parrocchia di Demonte

Ad un anno dalla morte di Anisa al Bioparco di Caraglio, si va verso la chiusura delle indagini

Ad un anno esatto dalla morte della piccola Anisa Murati, scomparsa il 17 luglio tra le acque del Biolago di Caraglio, le indagini per accertare eventuali responsabilità penali non sono ancora concluse. Però c’è un termine, seppur prorogabile: settembre

Il 24 maggio scorso sono state depositate le relazioni tecniche dei consulenti nominati dalla Procura e dalle difese redatte all’esito del sopralluogo al Bioparco Acquaviva di Caraglio avvenuto a novembre. Una visita, quella effettuata, volta alla verifica della struttura e della sicurezza dei luoghi in cui nel pomeriggio dell’anno scorso annegò la piccola Anisa Murati, bambina di sette anni che quel giorno si trovava lì in gita con l’estate ragazzi organizzata dalla parrocchia di Demonte.

Nel giorno del sopralluogo, oltre al pubblico ministero Alessia Rosati e ai suoi consulenti, erano presenti anche gli ingegneri torinesi Bernardino Chiaia e Stefania Marello insieme a quelli nominati dalle difese degli indagati. In quel lago si poteva fare il bagno in sicurezza? Era tutto a norma? Queste le domande a cui le consulenze depositate hanno cercato di dare risposta e che, come fa sapere il legale del gestore dell’impianto, l’avvocato Enrico Narciso, sono al vaglio dei suoi consulenti.
 

Fin dall’inizio si era parlato di un’iscrizione a modello 21 (il registro degli indagati) di sei persone: il gestore del biolago, il parroco di Demonte, due animatrici, il responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Caraglio e il direttore dei lavori e progettista del bioparco. Non si esclude, però, che la consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero circa la conformità del biolago sia agli standard di sicurezza previsti dalla legge che al progetto iniziale,  non condurrà all’iscrizione di nuovi soggetti. 

Dopo la morte della bimba l’area venne sequestrata dalla polizia giudiziaria e il pubblico ministero convalidò l’atto. 

Nel frattempo, numerosi sono stati gli accertamenti compiuti da Arpa, Spresal e Asl Cn1 con l’intento di verificare lo stato dei luoghi. Al contempo ci si chiede se le acque da cui Anisa non riuscì mai a uscire non fossero torbide e per quella ragione particolarmente insidiose, quindi. O se il telo nero adagiato sul fondale del lago dovesse, in realtà, essere di un altro colore, più chiaro. O, ancora, ci si interroga sulla presenza di una cartellonistica idonea a avvisare l’utenza circa la profondità delle acque, nonché di altri dispositivi di sicurezza. 

Nel frattempo la famiglia della piccola Anisa, mamma Rozafe e papà Jetmir, aspettano risposte e, tramite il loro legale Noemi Mallone, fanno sapere di “avere fiducia nella giustizia affinché venga fatta piena luce su quanto accaduto e siano pienamente accertate le responsabilità di ciascuno”.  

CharB.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO AD AGOSTO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium