È una delle immagini più belle dell’estate: i campi con le balle di fieno. Ferme e immobili come pedine di un’immensa scacchiera in attesa di essere giocate. Il loro profumo dolce si mescola all’aria calda, evocando ricordi di infanzia e di pomeriggi passati all’aperto.
Nelle campagne di Bra (e non solo) è un brulicare incessante di trattori in mezzo ai campi, che parla di tradizione, di continuità e del ciclo eterno della natura. Tutti intenti a preparare il fieno per nutrire gli animali durante i mesi freddi.
Sono bastati quattro o cinque giorni di sole per accendere la miccia e innescare il rituale che si rinnova ogni anno. Si inizia con la falciatura, che diffonde nell’aria quell’inconfondibile odore di fieno appena tagliato, odore d’estate.
Intanto la pianura, piena di fieno accumulato in file, sembra un mare agitato e inquieto che aspetta solo di essere domato. Ma non c’è fretta, giusto il tempo di far seccare il fieno e poi ecco di nuovo i trattori in arrivo. Il loro compito è quello di cavalcare queste onde di terra e trasformarle in balle o rotoballe.
Tutt’intorno nella campagna può nuovamente scendere la quiete, il lavoro è concluso, il fieno è fatto, la pioggia è stata scongiurata. È ancora buono il detto: «Quando il monte ha il cappello, lascia la falce e prendi il rastrello».