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Attualità | 18 settembre 2025, 06:01

LA STORIA / Bartolomeo Dalmasso, il caragliese che ridà voce alle lapidi

Da circa vent’anni restaura gratuitamente le iscrizioni sbiadite: “Se le scritte spariscono, restano solo pietre”. Il suo ultimo lavoro a Bernezzo in ricordo di Celestino Salvagno

Bartolomeo Dalmasso mostra la lapide del partigiano bernezzese Celestino Salvagno, appena restaurata

Bartolomeo Dalmasso mostra la lapide del partigiano bernezzese Celestino Salvagno, appena restaurata

Quando, a fine agosto, ha coperto con la vernice nera la scritta che ricorda l'uccisione del partigiano bernezzese Celestino Salvagno qualcuno in paese si è allarmato pensando a un atto vandalico. Ma Bartolomeo Dalmasso le lapidi non le rovina, anzi le aiuta a ricominciare a parlare ristrutturandole gratuitamente.

Dalmasso ha iniziato a dedicarsi a questa attività una ventina di anni fa: “Lo faccio perché le lapidi parlano, ma se le scritte non si leggono più allora tornano a essere solamente delle pietre”, afferma.

Settantacinquenne di Caraglio, ha trascorso la sua vita lavorativa a Torino dove si occupava di formazione in Fiat nell'ambito dell'elettronica industriale. Non aveva mai preso in mano vernice e pennelli finché ebbe un'intuizione al funerale del padre, Michele: “Passammo davanti alla lapide dei frati Cappuccini di Caraglio e con mio fratello constatammo che ormai era diventata illeggibile. Così, nei giorni successivi, mi dedicai a risistemarla”.

Piano piano si è appassionato a questo lavoro e ora apprezza gli aspetti artistici dell'edilizia funeraria: “Prima non mi curavo dell'arte, in famiglia al massimo si respirava l'amore per la scrittura che coltivava mio padre”.

Dopo la lapide dei Cappuccini ne sono arrivate altre: “Non le ho contate, così come non conto le ore di lavoro, ma ne ho risistemate in diverse vallate. Una anche a Sant'Anna di Vinadio e a Castelmagno”.

Dalmasso interviene anche sulle lapidi nei cimiteri, ma predilige quelle che incontra lungo le strade pubbliche, proprio com'è successo con quella che a Bernezzo ricorda Celestino Salvagno in via Regina Margherita, vicino al ponte sul rio Sant'Anna: “Spesso vado a prendere l'acqua alla fontana Costa passando proprio di lì e un giorno mi sono reso conto che la scritta ormai non si leggeva più”.

Non conoscendo i discendenti di Salvagno, si è rivolto quindi al sindaco chiedendo il permesso di intervenire. “Prima di tutto ho imbiancato la croce con ben quattro strati di vernice bianca, la reazione del colore sul marmo era tale infatti che dopo le prime 'mani' diventava sempre rosa”. Poi è intervenuto sulla scritta pulendo con uno spazzolino lettera per lettera. Ha atteso poi che asciugasse per stendere la vernice nera che ha allarmato i bernezzesi: “L'ho stesa coprendo la scritta. Poi ho aspettato alcuni giorni che la vernice asciugasse per portare via il colore attorno alle lettere grazie a una spazzola abrasiva”. Infine, ha incorniciato la scritta con un filetto nero: “In quei giorni una vicina si è incuriosita facendomi delle domande e qualcuno si è allarmato ed è passato a controllare. È raro succeda, perché in genere questo lavoro silenzioso viene ignorato”.

Elisa Rollino

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