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Politica | 23 settembre 2025, 06:07

Alba, l'assessore Cavallo risponde alle critiche della minoranza: "Sul tartufo serve un confronto sereno, mentre sui rifiuti arrivano i primi risultati"

Due i temi caldi che arriveranno in Consiglio comunale: la revisione del regolamento di igiene urbana e l'apertura del Mercato Mondiale del Tartufo

Roberto Cavallo

Roberto Cavallo

Due temi di rilievo hanno occupato la scena politica cittadina albese nelle ultime settimane: la modifica al regolamento di igiene urbana e la proposta di aggiornamento del regolamento del Mercato Mondiale del Tartufo. L’assessore all’Ambiente Roberto Cavallo illustra lo stato dell’arte e le prospettive.

Partiamo dal regolamento sui rifiuti. Quali sono i punti principali?
“Abbiamo lavorato a lungo con gli uffici e con Coabser per predisporre il testo, che arriva ora in Consiglio. Una delibera dell’Autorità nazionale di regolazione (Arera) del 5 agosto ha ridefinito con chiarezza cosa rientra nel servizio di igiene urbana e cosa invece ne è escluso. Alcuni interventi, come la pulizia delle caditoie o il diserbo, non devono più gravare sulla Tari.  Questo ci ha costretto a un aggiornamento, che abbiamo sviluppato anche attraverso il confronto con stakeholder interni ed esterni, dai commercianti agli amministratori di condominio”.

Si è parlato di nuovi costi. È davvero così?
“No, è importante chiarire che non ci sono nuove spese per i cittadini. Sono state riportate in maniera superficiale le informazioni: Il regolamento prevede la possibilità, in futuro, di introdurre tariffe per servizi aggiuntivi, ma oggi non cambia nulla. Qualsiasi eventuale decisione passerà sempre da un confronto ampio e trasparente”.

Quali risultati si vedono già sul fronte della raccolta?
“Prima eravamo a 142 chili annui di indifferenziato per abitante. Dopo l’introduzione del nuovo sistema, a giugno siamo scesi a 122, a luglio a 94 e ad agosto a 95. È un calo significativo che ci avvicina all’obiettivo regionale. Questo comporta un risparmio sui costi di smaltimento, che ci permette di attivare nuovi servizi – come la raccolta delle lattine – e soprattutto di rinforzare le maestranze addette alla pulizia urbana, ridotte oggi a metà rispetto a vent’anni fa, nonostante una città più grande e più turistica”.

Passiamo al tartufo. Perché pensare a un’apertura del mercato?
“Il regolamento attuale consente l’accesso solo ai trifolao piemontesi. La modifica proposta prevede che, su invito del Comune, si possano ospitare, con uno o due posteggi al massimo, regioni o Città italiane il cui territorio è vocato per il tartufo e che negli ultimi 30 anni hanno collaborato tramite l’Associazione Nazionale Città del Tartufo e la Federazione italiana Tartufai.

Non parliamo di grandi numeri, ma di un’occasione culturale e di confronto. Più ci si conosce e più si cresce, sia come comunità sia come economia. La conoscenza rafforza il prodotto: un turista che impara a distinguere un Tuber magnatum Picco da un melanosporum o da un aestivum diventa più consapevole e contribuisce a valorizzare il tartufo bianco d’Alba”.

La reazione però è stata molto dura. Se lo aspettava?
“Ammetto di no, sono abituato a lavorare per cercare il massimo della condivisione e, per quanto possibile di giungere ad un risultato il più condiviso possibile, attraverso incontri di ascolto e confronto; in Comune cerco di farlo nelle sedi opportune, a partire dal confronto con gli uffici comunali per proseguire nelle commissioni e in Consiglio comunale, fino al coinvolgimento dei portatori di interesse via via coinvolti; sollevare rimostranze e contrarietà cercando scorciatoie, forse alla ricerca di consenso, porta con sé il solo risultato di alimentare la polemica e le divisioni che non fanno bene alla città e questo mi lascia amareggiato. Sinceramente pensavo fosse una proposta di semplice buonsenso, tanto che era già contenuta nel programma elettorale del 2004 dell'allora candidato sindaco Antonio De Giacomi a partire da una mia proposta. Invece è emersa una reazione forte, quasi di paura, che mi lascia perplesso. Alba è capitale mondiale indiscussa del tartufo, siamo un territorio solido con un’offerta ineguagliabile sia a livello di materie prime sia di offerta di servizi e cultura enogastronomica. Come dicevo, uscire dal perimetro istituzionale ha il solo risultato di inquinare anziché arricchire il dibattito. Chiudersi impoverisce, aprirsi arricchisce: lo dice la storia economica e lo conferma la sociologia".

Che ruolo hanno avuto Regione ed Ente Fiera in questo percorso?
“Non è un’idea isolata: è stata condivisa da circa un anno con l’Ente Fiera e, attraverso di essa, con la Regione Piemonte, in particolare con l’assessore Gallo, e con il Centro Nazionale Studi Tartufo di Alba, un ente molto importante su cui continuare a investire perché Alba è l’eccellenza italiana anche nella conoscenza e nella ricerca in riferimento al tartufo. È un ragionamento che si inserisce in un quadro nazionale e internazionale, con l’obiettivo di rafforzare la leadership di Alba. Non parliamo di cedere spazi, ma di creare cultura, conoscenza e consapevolezza”.

E ora quali scenari si aprono?
“In Commissione abbiamo già precisato alcuni limiti: massimo uno o due posteggi, riconsiderare la presenza istituzionale di regioni straniere ai soli fini di scambio culturale e scientifico. Le ipotesi ora sono tre: stralciare tutto, portare la proposta in Consiglio e votarla, oppure trovare un compromesso. Io credo che l’unità e la crescita vengano prima di tutto: il mio invito è a riflettere senza pregiudizi, perché la chiusura non porta mai benefici, l’apertura invece sempre sì”.

Daniele Vaira

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