Tornano gli appuntamenti di “Resistenze di Oggi – Informare per Resistere” proposti dal Centro Culturale “Don Aldo Benevelli” dell’Associazione Partigiana "Ignazio Vian" di Cuneo.
I valori della democrazia, della Costituzione italiana con le sue riforme e i suoi principi fondamentali, che includono una cultura come bene comune, il rispetto della legalità e l’impegno per la pace, saranno i temi al centro degli incontri autunnali in occasione dell'80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Quattro momenti di riflessione e confronto presso lo Spazio Incontri della Fondazione Crc in via Roma 17 a Cuneo alle ore 21, per rinnovare l’impegno civico e la partecipazione, con conferenze e dibattiti tenuti da accademici, scrittori, giornalisti, sui temi della ricerca della pace, così come intesa nella Costituzione italiana nata dalla Resistenza, che implica giustizia sociale e solidarietà, una cultura partecipata, dinamica e inclusiva, l’attuazione dei diritti sociali, il rispetto delle diversità, delle relazioni pacifiche , della legge e l’uguaglianza dei cittadini di fronte a essa.
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• Venerdì 17 ottobre 2025 ore 21 - “La Resistenza del jihad”
con Domenico Quirico, editorialista de “La Stampa”. E’ stato caposervizio degli Esteri e corrispondente da Parigi. Come inviato di guerra dai fronti più pericolosi del mondo, ha raccontato i maggiori conflitti dei nostri tempi e le vicende africane degli ultimi vent’anni, in particolare le primavere arabe. E’ stato prigioniero di al-Qaeda in Siria e dei miliziani di Gheddafi in Libia. Ha vinto prestigiosi premi giornalistici. Nel 2024 si è aggiudicato il Premio Internazionale Flaiano alla carriera nella sezione Giornalismo. Autore di tante pubblicazioni, tra le ultime “kalashnikov” (2024) e “Le quattro jihad. Lo scontro tra islam e Occidente da Napoleone a Hamas” (2025).
Il jihad come Resistenza all’Occidente. Il jihad come risposta islamica alla modernità occidentale. Questo è il concetto al centro dell’ultimo libro di Domenico Quirico “Le quattro jihad” , in cui il giornalista analizza lo scontro tra islam e Occidente, dimostrando come la guerra santa sia stata e continui ad essere una forza che guida il destino del mondo, presente in varie forme, spesso legata al contesto storico e geopolitico, che nasce come reazione alla penetrazione della modernità occidentale e ai suoi valori, percepiti come una minaccia per l’identità e la cultura islamica.
Da Napoleone Bonaparte ad Hamas il tema del jihadismo è infatti all’ordine del giorno da ormai tre secoli. Nel 1798 l’esercito di Napoleone sbarca in Egitto. L’islam scopre così la potenza dell’Occidente. Qui si consuma il primo episodio di jihad moderno, per proseguire nel Sudan di fine Ottocento con il duello tra l’enigmatico Mahdi e il generale Gordon Pascià simbolo dell’imperialismo britannico. E ancora le lotte dei tuareg contro il colonialismo francese e italiano e poi l’oggi con al-Qaeda e Osama Bin Laden, il miliardario saudita che ha trasformato il jihad in una multinazionale del terrore, l’Isis, e Hamas che porta nella guerra senza fine per la Palestina non più la rabbia di chi sogna uno Stato ma l’idea della purificazione di ciò che considera l’ultima colonia dell’Occidente.
Per la prima volta le cosiddette “guerre sante” dei più fanatici integralisti musulmani vengono raccontate da Domenico Quirico dalle origini ai nostri giorni come “rivoluzione” contro “consumi, computer, fast food, spettacolo, progresso e potere “ “Perché - dice Quirico - l’Occidente ha le sue colpe e non le vuole ammettere. Un jihadista può cambiare nome quante volte vuole, ma non cambierà mai testa. Per l’islam modernizzarsi significa occidentalizzarsi , rinunciare ad una parte di sé. L’insurrezione diventa così lotta in nome dell’identità”.
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Sabato 8 novembre 2025 ore 21 - “Gli immortali. La borghesia mafiosa raccontata da Attilio Bolzoni”
con Attilio Bolzoni, giornalista e scrittore. Ha iniziato la sua attività di giornalista al quotidiano “L’Ora” di Palermo. Per quarant’anni inviato speciale a “la Repubblica”, oggi scrive per “Domani”. Con Giuseppe D’Avanzo ha firmato “il capo dei capi “ (1993), “la giustizia è cosa nostra “ (1995), “Rostagno : un delitto tra amici” (1997) e con Saverio Lodato “C’era una volta la lotta alla mafia(1998). Tante le sue pubblicazioni . L’ultimo lavoro “Immortali. Perché la mafia è tornata com’era prima di Giovanni Falcone” (2025). Autore di testi teatrali, sceneggiatore di miniserie televisive, regista di cortometraggi, nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi.
Un’Italia che, ancora una volta, ha perso la memoria. Un paese dove c’è sempre più mafia ma nessuno se ne accorge . Un’Italia di ingiustizie e paradossi, in mano alla borghesia mafiosa di professionisti, burocrati e imprenditori. Sono loro gli “Immortali” di Attilio Bolzoni.
Una mafia che si è ripresa il potere. Una mafia sempre più forte. Una mafia che il potere non lo gestisce ma lo crea. Una mafia che non spara più ed è tornata mafia.
“Se negli anni Sessanta e Settanta c’erano le assoluzioni di massa dei boss con la classica formula dell’insufficienza di prove, adesso – scrive Bolzoni - c’è sempre un cavillo che fa addossare le colpe degli attentati, anche quelli del 1992, solo e soltanto ai mafiosi. In mezzo c’è il nulla che scagiona tutti, favoreggiatori e indifferenti”.
Una mafia che non è un’organizzazione portata avanti solo da malfattori.
“La mafia esiste perché ha dei complici – scrive Bolzoni – e da questo punto di vista è stato fatto poco. Fin dalla sua nascita la mafia ha puntato sugli appoggi della politica, dell’economia e della finanza. Se non si colpiscono le complicità, i Riina e i Provenzano passano, ma la mafia rimane. (…)Ogni epoca ha la sua mafia e anche questa dove viviamo ne ha una: la mafia degli incensurati”.
“Immortali” di Attilio Bolzoni fotografa l’evoluzione della mafia dopo le stragi. Il suo racconto può forse creare sconforto ma informa e apre gli occhi. E’ uno stimolo a non abbassare la guardia e a fare i conti con una realtà minacciata da “ombre nere” che insidiano la libertà e la giustizia.
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Martedì 2 dicembre 2025 ore 21 - “La Costituzione italiana. Le parole di ieri. I temi di oggi”
con Francesco Pallante, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Torino. Collabora con “il manifesto”. Tra le su ultime pubblicazioni: con Gustavo Zagrebelsky e Armando Spataro “Loro dicono, noi diciamo. Su premierato, giustizia e regioni”(2024); con Gustavo Zagrebelsky “Loro diranno noi diciamo. Vademecum sulle riforme istituzionali” (2016); “ Per scelta o per destino? La Costituzione tra individuo e comunità” (2028), “ Contro la democrazia diretta” (2020), “Elogio delle tasse” (2021), “Spezzare l’Italia” (2024).
La Carta costituzionale italiana: le radici, i valori, le riforme.
L’antifascismo è il filo che lega la lotta di Liberazione dalla dittatura fascista e dall’invasione nazista alla Carta Costituzionale italiana, che è la guida della nostra Democrazia , é confronto, discussione, partecipazione, garanzia dei diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo, dell’uguaglianza, delle libertà di ciascuno come singolo e nelle manifestazioni sociali.
La strada è quella indicata dagli articolo 2 e 3 della Costituzione “l’uguaglianza di tutti e le diversità di ciascuno”. Consapevolezza quindi dei valori e dei limiti della condizione umana e della responsabilità di ciascuno per contribuire sia al dialogo nel rispetto degli altri, sia al rifiuto dell’autoritarismo e dell’uomo o della donna forte al comando.
La nostra Costituzione vive tempi difficili. Nonostante il fallimento dei tentativi di revisione costituzionale del 2006 e del 2016 l’ossessione per la modifica della Costituzione torna con nuove proposte. Premierato. Giustizia. Regioni.
“Spinto al limite del secessionismo, il regionalismo ha peggiorato lo Stato senza migliorare le regioni – scrive Francesco Pallante in “Spezzare l’Italia” – e, attraverso la confusione delle competenze, ha indebolito oltremodo il sistema costituzionale. Le regioni devono tornare ad essere strumenti al servizio della Repubblica e del suo disegno di emancipazione di tutti i cittadini”.
A 80 anni dalla Liberazione abbiamo il dovere di chiederci se siamo stati all’altezza dei sogni e delle speranze per cui le partigiane e i partigiani hanno combattuto schierandosi dalla parte più rischiosa ma giusta in coscienza e giusta nella prospettiva storica, perché non era e non è affatto la stessa cosa stare di qua o di là, stare coi resistenti o con il fascismo e il nazismo.
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Martedì 9 dicembre 2025 ore 21 - “La cultura è di tutti”
con Christian Greco, egittologo, co-direttore della missione archeologica italo-olandese a Saqqara (Egitto), dal 2014 è Direttore del Museo Egizio di Torino. E’ docente di Museum Studies in diversi atenei italiani e stranieri. Tra le sue pubblicazioni “La cultura è di tutti” un dialogo con Paola Dubini, professoressa di Management all’Università Bocconi di Milano , sul valore pubblico e di bene collettivo della cultura in Italia.
Una cultura come processo partecipato, inclusivo e dinamico ancorato ai diritti sanciti dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali.
L’articolo 9 della Costituzione, inserito tra gli articoli fondamentali, è stato indicato dall’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi come l’articolo più originale della Costituzione italiana , perché contiene una concezione unitaria e inscindibile tra passato (patrimonio artistico e storico), presente e futuro (ricerca, cultura e paesaggio), un approccio che non ha eguali in altre Costituzioni, definendo la protezione di questi beni come missione pubblica e inalienabile della Repubblica.
Tuttavia se sulla carta la cultura è di tutti “le statistiche dimostrano che nei fatti resta invece nella testa, nel cuore e nel portafoglio di pochi”.
Nel libro “La cultura è di tutti” Christian Greco racconta della cultura come bene comune e dei musei come spazi di incontro, formazione e confronto, accessibili e partecipati. Coinvolgimento e coprogettazione sono per Christian Greco due parole chiave. “I musei, essendo deputati a conservare e costruire la memoria collettiva costituiscono dei ponti che legano generazioni passate e future. (..) Il patrimonio culturale può dunque svolgere un ruolo fondamentale per rifugiati e immigrati che si trovino a vivere in un paese terzo.(..) I musei , custodi del passato, luoghi dinamici e abituati a relazionarsi con l’altro, con il diverso, possono divenire laboratori missionari di inclusione e dialogo” .
Il controllo della cultura non è solo questione di proprietà, sfruttamento economico o di rispecchiamento identitario, ma riguarda anche chi decide che cosa è la cultura e che cosa non lo è, a cosa serve , quali benefici individuali possono assumere valenza collettiva.
Una cultura di tutti richiede una partecipazione effettiva alla vita culturale, il superamento delle disuguaglianze ma anche la condivisione della responsabilità nella cura del patrimonio, perché la cultura appartiene a tutti.
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“Resistenze di Oggi – Informare per Resistere” ha il patrocinio della Città di Cuneo e il contributo della Fondazione Crc.
Appoggiano l’iniziativa: Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea; Fondazione Nuto Revelli; Anpi Cuneo, Fivl-Federazione Italiana Volontari della Libertà; Service Center onlus-Casa di accoglienza temporanea in Cuneo via Fossano 20, Libera Voce Libera Cuneo..
Tutti gli incontri sono a ingresso libero.
















