Gentile direttore,
Mi rivolgo a lei, per condividere quanto inviato al presidente regionale Alberto Cirio, nell'interesse di tutti gli abitanti dell'UNlONE MONTANA — delle VALLI MONGIA e CEVETTA LANGA CESANA — ALTA VALLE BORMIDA chiedendole di rivedere la posizione dell'ospedale di Ceva e in particolare del pronto soccorso.
Il servizio, chiuso a ottobre 2020 per l'emergenza Covid, è stato riattivato a luglio 2021 solamente con orario dalle 8 alle 20: "La riattivazione di questo servizio è strategica per garantire un livello di assistenza idoneo all'ampio area de/ Cebano, della volle Tanaro ed anche di parte della Liguria" aveva commentato l'allora assessore regionale alla sanità Luigi Icardi, ma il servizio è stato di fatto tagliato, perché prima del Covid era ad orario continuativo 24 ore su 24.
Analogamente, il pronto soccorso di Carmagnola nell'agosto 2023 doveva essere chiuso dalle 20 alle 8, per gli stessi motivi di Ceva - a causa della carenza di medici, degli elevati costi di gestione dei cosiddetti "gettonisti" e del calo dei passaggi nel reparto di emergenza urgenza.
Immediatamente, li sindaco di Carmagnola, Ivana Gaveglio, aveva chiesto un incontro con i vertici dell'Azienda Sanitario e con i primari.
Il consigliere regionale di maggioranza Davide Nicco (Fdl), ex sindaco di Villastellone e oggi presidente del Consiglio Regionale aveva addirittura minacciato di aprire una crisi politica a Palazzo Lascaris pur di difendere l'apertura h24 del Pronto Soccorso carmagnolese.
Così, nel giro di poco più di 24 ore dal primo annuncio di possibile chiusura, era arrivata la smentita, direttamente da lei presidente che affermava: "il Pronto Soccorso di Carmagnola non chiuderà di notte: la Regione ha dato mandato ad Azienda Zero di mettere a disposizione il proprio personale".
Bene. Se da Carmagnola a Chieri e Moncalieri ci si impiega mezz'ora che "può fare io differenza tra la vita e la morte", si pensi a Ormea che sita circa 70 km dal pronto soccorso di Mondovì...
lo penso che la vita di una persona valga più dei soldi e anche se non c'è una singola legge che impone la piena operatività 24 ore su 24 dei pronto soccorso in aree disagiate, gli abitanti di queste vallate non devono essere considerate persone di serie B e avere un solo pronto soccorso operativo alla notte in un territorio così ampio.
Qui a Ceva, ho fondato un comitato a difesa dei disabili di ogni genere, dall'autistico al soggetto su carrozzina, e sono presenti disabili che non si esprimono in modo chiaro, e molto spesso i genitori devono recarsi al pronto soccorso. Le porto un esempio: una ragazza del gruppo è stata in passato vittima di un incidente stradale con il risultato che oltre a esprimersi male ha anche delle crisi epilettiche oltre a risvegli improvvisi nella notte; a volte i genitori devono recarsi al pronto soccorso di Mondovì, che è quasi sempre è affollato con il risultato che il più delle volte si passano 7 — 8 ore di attesa (quando va bene).
Gli abitanti di queste vallate sono gente di poche pretese, "ma non sono ignoranti fino al punto da non capire che non vengono considerati dalla politica", chiedono solo un po' di salute e una maggiore attenzione da parte dei politici, che spesso appaiono sordi alle esigenze dei cittadini.
Non meritano forse di avere gli stessi diritti degli abitanti di Carmagnola, Chieri, Moncalieri, Alba, etc...?
E pensare che un tempo l’ospedale di Ceva era motivo di orgoglio per queste valli, e non solo.
Portavoce comitato disabili di Ceva (CD.D.C)
Vittorio Gola
















