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Cuneo e valli | 26 agosto 2011, 15:56

"L'Italia s'è desta", ma Gianna Gancia se ne resta seduta: "Avevo un problema"

Il sindaco di Lagnasco, Ernesto Testa, denuncia l'amarezza per aver visto la presidente "snobbare" l'Inno di Mameli durante la cerimonia di apertura della Fiera

La presidente Gancia all'inaugurazione di ieri pomeriggio

La presidente Gancia all'inaugurazione di ieri pomeriggio

C'erano tutti, dal cappellano al sacrestano, avrebbe detto il grande Fabrizio De Andrè, riferendosi alle autorità presenti all'inaugurazione della Fiera d'Estate di ieri pomeriggio, nell'area fieristica del Miac, a Ronchi di Cuneo. E c'era anche la nostra presidente della Provincia, Gianna Gancia. Discorsi, saluti, prospettive e speranze per la kermesse che di lì a poco sarebbe incominciata poi qualcuno ha pensato bene di chiudere la cerimonia facendo echeggiare le note dell'Inno di Mameli.

Tutti in piedi, meno lei. La numero Uno della Granda, al momento dell'inno nazionale, se n'è stata seduta al suo posto, come se invece della marcia simbolo d'Italia fosse partita "Fin che la barca va" di Orietta Berti.

Dato il parterre, la cosa non è passata inosservata, con qualcuno che si è addirittura dichiarato "indignato". Per esempio il sindaco di Lagnasco, Ernesto Testa: "Non è la prima volta che la signora Gancia ha dei comportamenti simili di fronte all'inno nazionale italiano. Che è e resta uno dei simboli della nostra Repubblica, quindi in quanto tale va rispettato, soprattutto da chi rappresenta un'istituzione. Se sono invitato ad una cerimonia - continua Testa - ed accetto, da quel momento rappresento lo Stato e di conseguenza lo servo, anche attraverso il rispetto per l'inno".

Il primo cittadino lagnaschese è amareggiato: "Esistono tanti modi per esprimere il proprio disaccordo verso qualcosa d'istituzionale. In primis vi è la possibilità di battersi affinchè la cosa che non mi va venga modificata. Quando ci sarò riuscito potrò festeggiare, ma fin quando resta tale, la debbo rispettare. Se proprio la Gancia non lo vuol fare, esiste un ulteriore modo alternativo per aggirare l'ostacolo. Si chiamano dimissioni. La nostra presidente non vuol più sentir l'inno nazionale italiano? Si dimetta".

"Nessun caso - si limita a dire l'interessata - avevo un problema e non mi sono potuta alzare". Poi, sollecitata, la presidente Gancia non nasconde l'orticaria che probabilmente le provoca la parodia mameliana: "C'è poco da festeggiare. In che stato si è ridotto questo Paese?". Infine, una mezza ammissione: "Ho pensato a quei 500 insegnanti del Nord che non troveranno più il loro posto di lavoro alla riapertura delle scuole. E' unità d'Italia questa?"

Nobile causa. Resta da capire perché scegliere il taglio del nastro della Fiera d'Estate per attuare la singolare protesta.

Cesare Mandrile

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