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Al Direttore | 24 maggio 2014, 15:57

“Lupo: la necessità di un compromesso per definire una strategia di intervento che dovrà essere frutto di un faticoso lavoro di mediazione”

Lettera in risposta al sindaco di Castelnuovo di Ceva Mauro Rebuffo: “Nessuno ha reintrodotto i lupi sulle Alpi (al contrario di quanto è accaduto, in modo peraltro discutibile, nel caso di caprioli e cinghiali, nella maggioranza dei casi ad opera di associazioni venatorie

“Lupo: la necessità di un compromesso per definire una strategia di intervento che dovrà essere frutto di un faticoso lavoro di mediazione”

In un recente intervento, cui la stampa locale ha dato notevole risalto, il sindaco di Castelnuovo di Ceva Mauro Rebuffo ha denunciato la difficile situazione in cui versano i suoi concittadini e, più in generale, gli abitanti delle zone rurali e montane del Monregalese, a causa dei danni da fauna selvatica: i caprioli brucano i germogli, i cinghiali devastano le coltivazioni di patate, i lupi, sempre più vicini agli abitati, attaccano pecore e capre, e tutti insieme concorrono a rendere le strade provinciali una roulette russa all’imbrunire. Come se non bastasse, alcuni non meglio precisati Enti investono soldi per “proteggere e ripopolare” il lupo sulle Alpi.

Se il Sindaco fosse venuto nella vicina Ceva il 10 marzo - o comunque si fosse messo in contatto con qualcuno degli Enti che cita senza nominare (per esempio i parchi naturali del Marguareis e delle Alpi Marittime, il Corpo Forestale dello Stato) - alla serata aperta al pubblico organizzata nell’ambito del progetto LIFE WOLFALPS, saprebbe qualcosa che ormai è dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio: nessuno ha reintrodotto i lupi sulle Alpi (al contrario di quanto è accaduto, in modo peraltro discutibile, nel caso di caprioli e cinghiali, nella maggioranza dei casi ad opera di associazioni venatorie). Il predatore è tornato dall’Appennino centro-meridionale italiano, generazione dopo generazione, ricolonizzando i territori dove si era estinto all’inizio del ‘900. A partire dagli anni ’70 si sono infatti ricreate le condizioni favorevoli per il suo ritorno: spopolamento degli ambienti rurali, aumento delle superfici boscate e delle prede disponibili e, naturalmente, status di specie protetta.

Non si può negare che la ricomparsa del lupo nelle Alpi abbia determinato tutta una serie di problemi, soprattutto a carico della pastorizia. Mentre per quanto riguarda il contenimento delle popolazioni di cinghiali e caprioli, è indubbio che il lupo abbia esercitato un ruolo positivo, complementare a quello dei cacciatori, con cui attualmente si trova a condividere il territorio alpino.

Ha dunque ragione il sindaco Rebuffo quando richiama la necessità di un “compromesso”: le parti in causa, che non sono solo gli abitanti delle valli, le associazioni venatorie e gli enti preposti alla tutela dell’ambiente, ma più in generale tutte le componenti impegnate nella gestione del territorio, devono confrontarsi e definire una strategia di intervento che, dovendo rispettare aspettative e interessi in taluni casi discordanti, dovrà necessariamente essere frutto di un faticoso lavoro di mediazione.

Si tratta di un approccio che LIFE WOLFALPS ha fatto proprio. Con questo progetto, grazie al quale si è costituita una rete a livello dell’intero arco alpino, si vuole approfondire la conoscenza della specie, e in particolare delle dinamiche collegate alla sua espansione, nonché diffondere misure di prevenzione dei danni, in modo tale da poter rendere meno problematica la coesistenza uomo-lupo.

Un obiettivo non facile da raggiungere, se a prevalere continueranno a essere, oltre a interessi strettamente di parte, pregiudizi e posizioni ideologiche o strumentali.

Ufficio stampa LIFE WOLFALPS

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