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Sanità | 10 febbraio 2018, 14:19

#controcorrente: quell’emergenza informatica di sabato 10 febbraio al Centro prelievi di Cuneo

Il server è andato in “palla” e il lettore ottico dei terminali non leggeva il codice a barre delle nuove ricette elettroniche dematerializzate. Le operatrici e gli operatori dell’accoglienza avrebbero potuto caricarle manualmente, ma il regolamento glielo vieta. Allora tutti in attesa per oltre due ore.

#controcorrente: quell’emergenza informatica di sabato 10 febbraio al Centro prelievi di Cuneo

Sabato 10 febbraio. Centro prelievi  in via Carlo Boggio (da noi erroneamente definito dell'dell’Asl Cn1, ma invece ci segnalano che fa capo all'Amos / ndr). Sono le sette del mattino. Oltre cento persone aspettano nella Sala di attesa e altre ne stanno arrivando. Gli operatori dell’accoglienza iniziano a chiamare i numeri sul tabellone. Però quando i primi utenti giungono allo sportello per il disbrigo della pratica amministrativa, ecco la sorpresa. Il server è andato in “palla” e i lettori ottici dei terminali non riescono a decifrare il codice a barre delle nuove ricette elettroniche dematerializzate: quelle cioè bianche con le scritte in nero che già tanti problemi avevano dato all’inizio quando i medici di base erano stati costretti ad adottarle per - si diceva - velocizzare e controllare meglio i costi del sistema sanitario. Tutto è bloccato.

Gli addetti del servizio si consultano tra di loro e avvisano i tecnici del reparto informatico. La difficoltà si potrebbe superare se le prescrizioni venissero caricate manualmente. Loro sarebbero disposti a farlo, ma non possono senza l’autorizzazione del dirigente. E giustamente non vogliono rischiare una “lavata di capo” o peggio ancora qualche sanzione. Con estrema cortesia cercano di dare risposte tranquillizzanti a tutti, ma allargano anche le braccia in segno di sconforto e si legge nei loro occhi la frustrazione per un’emergenza che il regolamento vieta loro di risolvere. Però - dimostrando molta buona volontà  - si attivano per far passare quanti hanno ancora la vecchia ricetta bianca con le scritte rosse e chi ha il quesito diagnostico richiesto da un medico dell’ospedale. Queste prescrizioni, infatti, si possono inserire manualmente utilizzando la tessera sanitaria del paziente. Gli altri utenti rimangono in attesa con l’impegno da parte degli operatori dell’accoglienza, dopo averli chiamati una prima volta, di richiamarli di nuovo nell’ordine di arrivo quando il sistema fosse tornato a funzionare. Con questo obiettivo, prendono nota del numero in loro possesso su un foglio di carta. Alla faccia dell’innovazione. Alcuni utenti se ne vanno; altri restano. Nessuno protesta perché si capisce che chi sta dietro agli sportelli e le infermiere incaricate dei prelievi non hanno colpe. Si percepisce solo un forte senso di amarezza e di scoraggiamento da parte di tutti. Come a dire: ormai in Italia ci siamo abituati. Alle nove il sistema riparte e i primi della coda con la prescrizione in formato elettronico riescono ad effettuare l’esame. Almeno due ore dopo essere giunti al Centro.   

Parrebbe che il problema si fosse già materializzato altre volte. E allora vengono spontanee una serie di domande. Come mai un servizio così importante quando ci sono le emergenze informatiche non prevede alternative di caricamento delle nuove ricette? Perché gli addetti allo sportello non possono farlo manualmente quando il codice a barre viene rifiutato? E se devono chiedere l’autorizzazione perché non c’è una persona subito reperibile che dà il consenso alla procedura?

Speriamo di ottenere delle risposte perché quanti operano all’accoglienza e ai prelievi e i pazienti-utenti, alzatisi tutti alle sei del mattino, non meritano di essere triturati dal folle meccanismo dei regolamenti e dei protocolli studiati sulla carta da chi, poi, non vive sulla propria pelle incidenti di percorso ed emergenze. Soprattutto in un mondo così delicato come quello della sanità.   

 

 

 

#controcorrente

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