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Attualità | 11 dicembre 2025, 12:48

Asl Cn2, la FP Cgil Cuneo non firma l'integrativo: “Accordo non equo, troppi lasciati indietro”

Punto per punto, le contestazioni: “Si creano disparità tra reparti e professioni, il disagio va riconosciuto davvero”

L'ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno

L'ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno

La Funzione Pubblica Cgil di Cuneo non ha firmato l’accordo integrativo dell’Asl Cn2. Una scelta netta, definita dalla segreteria come un atto di coerenza e di tutela dell’intera comunità professionale. In apertura, la segreteria provinciale – Giovanna Cresci e Carmelo Castello – chiarisce la posizione: “Abbiamo detto no perché questo accordo non tutela tutti i lavoratori e le lavoratrici. Crea sperequazioni, divide il personale, lascia indietro figure essenziali. Non possiamo avallare un sistema che produce lavoratori di serie A e lavoratori di serie B”.

La FP Cgil contesta in particolare la logica di fondo: secondo la sigla, il riconoscimento del disagio lavorativo viene ancorato al reparto o al profilo professionale, anziché alla reale esposizione, così come previsto dal CCNL. “Il disagio va riconosciuto per ciò che è: un peso aggiuntivo, una condizione gravosa, non un’etichetta legata al luogo dove si lavora”, afferma la segreteria.

Molte critiche riguardano la distribuzione delle indennità. "Accentuano le distanze anziché ridurle. Un infermiere prende 2,34 euro, un OSS 0,84 euro. In alcuni reparti gli aumenti arrivano, in altri non si vede un euro. In sala operatoria, addirittura verrà riconosciuto ai soli infermieri un ulteriore aumento per un totale di 4 euro mentre per gli oss si ferma a 0,84. E interi reparti – urologia, cardiologia, chirurgia, ortopedia, ambulatori e molti altri – restano completamente esclusi. Parliamo di differenze fino a 1.300 euro l’anno".

Tra i nodi principali c’è la natura delle risorse impiegate. “Si parla di avanzi, ma si tratta di fondi che appartengono a tutti i dipendenti, perché frutto del lavoro collettivo. È ingiusto distribuirli premiando alcuni e ignorando altri”. La FP Cgil giudica inoltre un errore non destinare tali risorse al welfare aziendale: “È l’unico strumento capace di creare benefici reali e uguali per tutti”.

Nel documento la sigla sottolinea anche la situazione dei servizi più in difficoltà: Spresal, Sian, Radiologia, Laboratorio, alle prese con concorsi deserti e carenze strutturali. “Sono reparti in prima linea, dove i coordinatori coprono turni che non spetterebbero loro. Eppure per queste realtà l’accordo non prevede alcun riconoscimento”.

Un punto delicato riguarda il confronto con l’amministrazione. La FP Cgil denuncia che le sarebbe stato impedito di allegare una nota a verbale con le motivazioni del dissenso: “Ci è stato negato un diritto, una scelta che riteniamo una censura del dissenso e una condotta antisindacale”.
La segreteria ribadisce però che la sigla non è fuori dal tavolo negoziale: “Siamo presenti e continueremo a esserlo. Firmare o meno un accordo non significa uscire dalla trattativa: significa esercitare responsabilità verso chi rappresentiamo”.

La posizione della FP Cgil è coerente anche sul piano nazionale. “Abbiamo detto no al rinnovo del CCNL Sanità Pubblica per le stesse ragioni: 40 euro lordi di aumento medio sono una cifra inaccettabile per chi ha garantito la tenuta del sistema sanitario durante e dopo la pandemia, mentre nel privato abbiamo contribuito a rinnovare con aumenti superiori al 15%”.

Nelle conclusioni la segreteria riafferma la propria linea: “La sanità pubblica è un diritto. Chi la sostiene merita rispetto, dignità e valorizzazione vera. Per questo abbiamo detto no, e continueremo a dirlo quando è necessario”.

d.v.

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