“Ordina all’Ufficio Tecnico della Provincia di provvedere con la massima urgenza alla manutenzione idraulica del tratto fluviale ed in particolare alla rimozione degli alluvionamenti (materiale litoide e boschivo) presenti 50 metri a monte e 50 metri a valle del ponte sul Fiume Po in corrispondenza della Strada Provinciale 26 al fine di migliorare il regolare deflusso idrico in corrispondenza dell’infrastruttura viaria eludendo così qualunque pericolo per la pubblica incolumità”. Senza “se” e senza “ma”.
Usa i toni della perentorietà, il sindaco di Sanfront Roberto Moine, mentre scrive alla Provincia di Cuneo: l’oggetto del contendere è proprio la Provinciale 26, nel tratto in cui questa transita sul ponte sul Po posto all’imbocco del territorio comunale per chi giunge da Rifreddo. Con cadenza biblica, vale a dire ogni volta che piove a dirotto per quattro giorni di seguito, l’aumento della portata fluviale del Po genera “condizioni di evidente pericolo per l’infrastruttura viaria” e costituisce “un fattore di rischio per il transito dei mezzi e la pubblica incolumità”.
Una situazione non più sostenibile che rischia, scrive ancora Moine - “anche a causa dei limitati interventi di manutenzione idraulica” - di causare ogni volta “il restringimento dell’alveo in corrispondenza del ponte nei tratti a monte ed a valle dello stesso per l’accumulo del materiale litoide e legnoso” e di costituire “una fonte di pericolo nel caso di esondazione del corso d’acqua che potrebbe facilmente invadere il sedime della Provinciale” sovrastante.
A dare manforte al bellicoso primo cittadino, anche una nota della Prefettura datata 23 settembre 2003, che ha evidenziato “la necessità di porre particolare attenzione alla manutenzione dello stato funzionale dei corsi d’acqua rendendo sempre efficienti le opere e le infrastrutture che potrebbero influire, in regime di piena, sul regolare deflusso delle acque”. Tre righe che sembrano scritta apposta per Sanfront.