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Attualità | 16 gennaio 2014, 07:44

La Consulta dice “no” al Piemonte e altre 8 regioni: niente da fare per i Tribunali di Alba, Mondovì e Saluzzo

Ulteriore via libera al provvedimento che prevede il taglio di oltre mille uffici in tutta Italia (in Granda Alba, Mondovì e Saluzzo) e scatenato le proteste di dipendenti, cittadini e avvocati

La Consulta dice “no” al Piemonte e altre 8 regioni: niente da fare per i Tribunali di Alba, Mondovì e Saluzzo

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da alcuni consigli regionali, di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria. A chiedere il referendum sulla riforma, voluta dal governo Monti e portata avanti dall'esecutivo Letta, che prevede il taglio di circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate di Corte d'appello e uffici del giudice di pace, erano state nove Regioni.

Tra le Regioni interessate dalla bocciatura c’è anche il Piemonte. La Regione del Governatore Cota si era trovata  accomunata dall'idea che la riforma producesse più che efficienza e risparmi, potesse produrre disservizi e penalizzazioni per i cittadini con i presidenti di Abruzzo, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Campania, Liguria, Basilicata e Calabria. Le Regioni avevano chiesto che gli elettori si esprimessero sull'abrogazione sia della delega data al governo per la riforma che sui successivi decreti legislativi con i quali si era dato corpo alla nuova organizzazione di tribunali, procure e uffici del giudice di pace. A dare la notizia della bocciatura della richiesta referendaria è la stessa Consulta con una nota.

Il provvedimento - come si ricorderà - prevede il taglio di oltre mille uffici in tutta Italia (in Granda sono stati "accorpati" i Tribunali di Alba, Mondovì e Saluzzo) e scatenato le proteste di dipendenti, cittadini e avvocati. 

La riforma della geografia giudiziaria è entrata in vigore il 13 settembre scorso. La norma sulla spending review del governo Monti aveva previsto la riduzione e l’accorpamento di 37 tribunali sui 165 esistenti, di 38 procure e la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale.

Il decreto puntava a ottenere risparmi di spesa pari a 2 milioni 889mila e 597 euro per il 2012, 17milioni 337mila e 581 euro per il 2013 e 31 milioni 35 8mila e 999 per il 2014. Contro il taglio dei tribunali, tuttavia, si era sviluppato però un ampio e variegato movimento di protesta in tutta Italia sfociato in cortei di sindaci, blocchi di strade statali, sit-in di lavoratori, lettere al premier Enrico Letta e al Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

J.M.

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