Principi sacrosanti, gli stessi ribaditi da sempre, in maniera generale - generica, da tutto l'arco costituzionale. Messi nero su bianco nella delega parlamentare al Governo per la riforma della pubblica amministrazione, relativamente al capitolo anche delle società partecipate, dovrebbero diventare concreti dalla fine dell'estate 2016. Anche se non sono purtroppo rare le circostanze in cui il meccanismo che avrebbe dovuto portare ai decreti delegati ministeriali si è a un certo punto arenato.
"C'è da sperare che non avvenga così nel caso in specie - commenta Giuseppe Piumatti, per oltre dieci anni dirigente Confapi, fondatore e attuale amministratore del Gruppo di famiglia leader nei servizi industriali all'ambiente - Dodici mesi sono già di per sé insostenibilmente lunghi rispetto a qualsiasi esigenza di risposta efficace alle crisi economiche e alle forti disparità perduranti fra pubblico, semipubblico e privato. Se la futura delega arrivasse dopo, e dimezzata dal punto di vista applicativo, sarebbe l'ennesima sconfitta della politica e soprattutto dei cittadini utenti e contribuenti e dei colleghi imprenditori che, anche nel corso dei dodici mesi a venire, rischiano ogni giorno di dover chiudere i battenti e di cedere alla disperazione. Per questi, che non hanno partecipazioni pubbliche nelle proprie compagini, non esiste alcuna delega, né il privilegio di poter attendere un altro anno. Anzi, in un'altra delega, quella sul Fisco, per i contribuenti normali viene quasi punitivamente stabilito il carattere esecutivo dell'avviso di accertamento, in pratica una condanna fiscale definitiva per i semplici cittadini e titolari di attività economica. Solo in una provincia come la Granda sono quattordici le chiusure quotidiane di partite Iva".
Se in linea di massima nella legge quadro sulla PA sono doverosi i criteri di maggiore trasparenza che sono stati introdotti, così come un maggiore ancoraggio dei trattamenti economici degli amministratori delle partecipate agli andamenti societari - "Bisognerebbe introdurlo anche per le indennità dei politici rispetto al quadro economico reale del Paese, delle Regioni e dei territori da loro rispettivamente governati" - tuttavia "sarebbe stato un segnale non solo di principio di buona volontà effettiva introdurre nel provvedimento norme da subito, e non solo fra un anno, cogenti ed efficaci nei confronti delle rendite di posizione in oggetto; rendite oramai anacronistiche se si considera che nei medesimi settori operano delle realtà non partecipate che, se venissero messe nella condizione giuridica migliore, potrebbero a costi assai minori per la collettività di utenti e contribuenti assorbire con successo situazioni di crisi presenti altrove rilanciando occupazione, produttività e investimenti senza far pagare conti a piè di lista in forma di tasse e bollette".
Sul criterio direttivo della salvaguardia dei livelli occupazionali nei futuribili processi di ristrutturazione delle compagini miste e para pubbliche: "Se da una parte è importante, in questo scenario recessivo irrisolto, non aggravare il quadro occupazionale, viene da chiedersi come mai, nelle riforme economico sociali che si sono susseguite dall'inizio della crisi a oggi - è l'amara conclusione di Piumatti - analoga preoccupazione sulla esigenza di garantire la continuità occupazionale e talvolta esistenziale di imprenditori e lavoratori, il livello politico legislativo non se la sia posta con riferimento alle centinaia di aziende e attività che hanno dovuto capitolare anche nel Cuneese e nel Piemonte. Arrendersi pure in settori strategici della nostra industria, privi di reti protettive per autonomi e maestranze, che rimangono considerati alla stregua di bancomat cui attingere con un semplice avviso di accertamento esecutivo recapitato per posta. Ci auguriamo che la politica vorrà accettare collaborazione da parte di chi può avere, per storia professionale e imprenditoriale, oltre che personale, voce in capitolo sulle deleghe amministrative e fiscali nei mesi della loro elaborazione pratica. Servirebbero momenti pubblici, di vero débat public, nelle singole circoscrizioni elettorali, con gli esponenti parlamentari e governativi del luogo".