Gentile Direttore,
mi domando che giustizia abbiamo, leggendo della sentenza di Genova, secondo la quale una donna - che per 24 anni ha subito botte e angherie di ogni tipo dal marito, fatti che hanno investito negativamente anche la vita dei due figli - merita di essere considerata colpevole alla pari di lui, perché non ha saputo andarsene prima. Per troppo tempo ha subito e tollerato la violenza e questa sarebbe la sua colpa.
Gli innumerevoli referti del pronto soccorso, prova dei maltrattamenti subiti negli anni, non sono bastati a far riconoscere solo a lui le responsabilità della separazione e quindi ad addebitargliene tutti gli oneri.
Negli stessi giorni leggiamo sui giornali della Pas (Sindrome di alienazione parentale): si tratta di vigilare sul fatto che i genitori separati non denigrino l’altra parte agli occhi dei figli. Sarebbe il plagio che uno dei genitori mette in atto nei confronti dei figli parlando così male dell’altro, tanto da indurli a non volerlo più vedere. E anche in questo caso sarebbero perlopiù le donne le colpevoli.
Alcuni giudici la applicano, ma sempre più esperti ed associazioni di settore la criticano: una sindrome che molti Centri e Associazioni Anti violenza definiscono “falsa, inesistente e storicamente utilizzata per criminalizzare le madri e difendere i padri abusanti”.
Mi domando: c’è un nesso tra questi modi di applicazione della giustizia, e aggiungo, la continua, quotidiana violenza contro le donne, che spesso sfocia nel femminicidio? Tutto questo in un paese che non ha più il Ministero delle pari opportunità.
Buon 25 novembre 2015, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, a tutte e a tutti, nonostante il cattivo umore, in attesa di happy days anche in questo campo, per i quali non mancheremo di rafforzare il nostro comune lavoro.
Rosita Serra,
Referente provinciale donne PD