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Agricoltura | 10 agosto 2016, 12:30

Marta, la ragazza delle capre

La storia di una giovane donna che ha scelto di vivere e lavorare in montagna alla “Meisoun dei Roc” di Sambuco con 130 capre

Marta, la ragazza delle capre

Un breve percorso di tornanti si dirama dalla strada nazionale e si inerpica alla volta dell’abitato di Sambuco, in Valle Stura. La prima frazione è Villetta che, al primo impatto si presenta come una vecchia signora con tutti gli acciacchi dell’età. Basta, però, seguire il cartello “Fromagerie” e giungere alla “Meisoun dei Roc” per cambiare idea ed assistere al recupero abitativo avviato con l’attenzione massima a fermare il tempo, a voler respirare il profumo dell’autentica tradizione, assicurare una bella soluzione estetica senza toccare i possenti muri e mantenere la struttura in pietra.

E’ qui che rivedo la “ragazza delle capre”, Marta, che dieci giorni prima, rientrando da una gita domenicale al rifugio Malinvern, avevo incontrato all’area di sosta delle auto, con il suo tavolino-bancone espositivo di una variegata gamma di formaggi caprini di sua produzione, che avevo acquistato e notevolmente apprezzato al punto di aver subito voglia di nuovo rifornimento.

Marta ha poco più di trent’anni, è una bella ragazza dal fisico minuto, un ampio sorriso sulle labbra, vivaci occhi azzurri che dimostrano, fin dal primo impatto, la sua grande determinazione, la sua convinzione alla vita di allevatrice in montagna.

Mi presenta la sua azienda, la stalla ricavata negli ampi locali delle casermette residuo del secondo conflitto mondiale, dalla quale escono i belati degli ultimi capretti nati, il piccolo, lindo ed attrezzato laboratorio dove il latte viene lavorato dopo la mungitura per la produzione di diverse qualità di formaggi caprini freschi e stagionati, ricotta, yogurt. I suoi prodotti sono realizzati interamente a mano e Marta si spinge alla ricerca di nuove combinazioni gradite ai consumatori.

“I nostri caprini – mi informa - sono conosciuti e richiesti in tutta la valle. Sono sempre più numerosi i genitori di bambini allergici al latte vaccino che desiderano i nostri yogurt e formaggi”. Vedere Marta alle prese con i suoi animali è davvero uno spettacolo, quando entra nel recinto nel grande spiazzo esterno, ad accarezzare Mascherina, Petronella, Mira, Mascotte e tutte le altre che riconosce per nome e che le ricambiano l’affetto strusciando il loro muso sui suoi fianchi.

“Certo- mi dice – le incombenze sono tante, scandite da ritmi intensi, quelli del pascolo, della mungitura, della lavorazione del latte fino alla vendita e distribuzione dei formaggi ed i sacrifici ne seguono relativi, che, certamente non tutti sarebbero disposti ad accettare”.

Privazioni e fatica che sono stati accolti volentieri, invece, da Luca, il suo giovane sposo, albese, laureato in fotografia documentaristica all’università di Newport in Galles, che ha deciso di condividere con Marta la decisione di restare nella natura facendone una scelta di vita e di lavoro in montagna. Galeotta fu proprio una immagine che Luca le scattò durante un servizio fotografico di documentazione degli attacchi dei lupi alle greggi in Valle Stura, con lei in una posa maliziosa, espressiva di uno spirito libero, un po’ ribelle, di un carattere forte ma nel contempo dolce. Marta ha insegnato a Luca la severa vita del pastore, la difficoltà del mungere le capre, ha saputo trasmettergli l’esperienza e la maestria nell’arte casearia ed il tanto amore per quello che fa.

La vita di Marta allevatrice non nasce per caso, la sua famiglia ha profondi ed antichi legami con la terra, con gli animali, bovini ed ovicaprini. Eppure il suo percorso non è stato né immediato né facile e lineare. Marta, infatti, per un po’ di tempo ha sperimentato altre attività, ha lavorato per 8 anni come aiuto-casara al Caseificio di Valle, poi lavoratrice stagionale, cameriera. Quel piccolo mondo in montagna pareva andarle stretto per cui aveva deciso di uscire a scoprire cosa c’era al di fuori dell’Italia e dell’Europa e se ne andò in America del Sud, in Argentina ed in Cile.

Si era innamorata di questi luoghi, tornò a casa per raggranellare qualche soldo ed ogni volta ripartì per le medesime destinazioni. Sul lago Titicaca, tra Perù e Bolivia, la visione dei campesinos intenti a zappare la terra faticosamente ma all’aria aperta le fece capire che forse era proprio il modo attento all’ambiente e consapevole di fare agricoltura non da altre parti ma proprio a Sambuco la sua scelta definitiva di vita, seguendo il ritmo delle stagioni, a contatto con la natura.

Ritorna e comincia ad allevare capre, animali che ben conosce, notevolmente intelligenti e capaci di stabilire relazioni affettive come i cani. Anche questi nell’azienda di Marta non mancano ed accompagnano affettuosi ogni suo passo. Il discorso su di essi diventa oggetto di intenso ed stimolante dialogo con Ezio Maria Romano, noto esperto internazionale di cani da pastore che mi ha accompagnato in questo incontro e che le omaggia la copia del suo recente libro sui cani da guardianìa e da difesa dai lupi.

“Come nasce la mia passione per gli animali? E’ un qualcosa che ho dentro- mi risponde - fin da piccola, fin dalla nascita. Vengo da una famiglia di allevatori e sono stati loro, i nonni in particolare, a trasmettermi la passione per la vita con gli animali fin da quando,bambina, li accompagnavo al pascolo. Quello che è certo che soffro tantissimo quando una capra si ammala, e più di una lacrima scende quando vendo un capretto”.

Le prime 50 capre le sono regalate dai genitori, sono perfettamente adatte a Villetta e rappresentano un formidabile aiuto per la pulizia dei prati. “Oggi sono 130 - mi informa Marta -, quasi tutte camosciate, docili e curiose, ottime produttrici di latte ma bisognerebbe disporre di un capitale più grande da investire per avere un’azienda più redditizia ed avere tutto a norma. Le difficoltà sono tante, la burocrazia mi fa fare mille corse, fogli su fogli per una capra che muore, per un capretto che si ammala”.

Di recente Marta e Luca hanno presentato, sul nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte, la domanda di premio di insediamento e di costruzione di una nuova stalla idonea all’allevamento ma sono preoccupati per la possibilità di dar vita alla struttura stante le norme edificatorie che prevedono distanze, oltremodo severe per chi vive in montagna, da strade nazionali, provinciali, comunali, da corsi d’acqua, da zone non agricole: "Vogliamo essere fiduciosi che non saranno le istituzioni né la burocrazia a bocciare un intervento che si propone semplicemente di ridare dignità ad un impegnativo lavoro, per produrre eccellenze e per garantire il presidio del territorio".

Marta e Luca appartengono, in fin dei conti, a quell’insieme raro di persone per le quali non c’è altro posto al mondo nel quale vorrebbero vivere.

Per informazioni: FROMAGERIE LA MEISOUN DEI ROC Via Cuneo 33- 12010 SAMBUCO - tel 3339090570 marta.mowgli@gmail.com 

Gianfranco Falco

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