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Alba e Langhe | 16 luglio 2017, 14:07

"Quella volta che presi un pugno da John Belushi": Luca Barbareschi a #Collisioni2017

L'attore, regista e produttore di origini uruguaiane ha presentato il suo ultimo libro "Cercando segnali d'amore nell'universo"

"Quella volta che presi un pugno da John Belushi": Luca Barbareschi a #Collisioni2017

"Sono ebreo, e ho capito cos'è l'antisemitismo: il non accettare, tra due punti di vista, il terzo pensiero".

Nonostante sia prossimo ai 60 anni, Luca Barbareschi mantiene forte la sua imponenza. Gli anni non hanno smussato l’indole dell’attore che, nella sua lunga e variegata carriera, ha fatto della provocazione il proprio stemma. “Questo libro nasce dall’esigenza di fare il punto della mia vita. Un’esistenza bellissima, indubbiamente, ma molto complessa”: l’attore ha presentato a Collisioni il suo ultimo libro, ‘Cercando segnali d’amore nell’universo’, romanzo autobiografico.

Nel libro, Barbareschi ripercorre la sua storia mettendosi a nudo: “Racconto i miei errori, i rimpianti. Gli abusi, il sesso, la droga, il mio amore per la recitazione. In questo libro racconto la storia di una nave che raggiunge Montevideo (dove è nato l’attore, nda). Su quella nave c'era la giovane compagnia del teatro italiano: l’amore per la drammaturgia, in me, è nata lì".

Molti gli aneddoti sul rapporto con la madre. Un legame travagliato, segnato da abbandoni e dialoghi aggressivi, ma in cui l’amore – e soprattutto l’ironia – ha sempre fatto da contrappeso: “Mia madre era una donna molto colta e simpatica. Quando voleva farmi un regalo lasciava un libro sul cuscino. Il giorno in cui mi abbandonò per andare a Roma con l'amante e mia sorella piccola, trovai 'Cent'anni di solitudine' di Márquez".

Ai miei tempi New York era una città aperta. Lavoravo come cameriere e in una settimana guadagnavo anche 700 dollari di mancia. In poco tempo mi feci strada e conobbi tutti, anche grazie al mio amico Oliviero Toscani. Frequentavo la Factory di Andy Warhol”, ricorda l’attore con un pizzico di nostalgia: “Una sera John Belushi mi prese a pugni. Ero in un locale e dovevo chiamare una tipa per portarmela a casa. Lui stava occupando l’unico telefono del locale: gli bussai alla spalla dicendogli 'we, nana, togliti che mi serve il telefono'. Lui si voltò e mi diede un pugno". Quello di John Belushi non è l’unico cazzotto che il regista di origini uruguaiane si è aggiudicato: “Incontrai Muhammad Alì e gli chiesi come si fa a diventare un campione. Lui mi colpì con un pugno in pancia: caddi, e mi inveì contro di reagire. Mi rialzai e disse ‘un campione non è colui che attacca, ma chi con coraggio si rialza’. Questo è ciò che dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi”.

L'incontro si conclude con una confessione e un monito ai presenti: “Sono vittima delle donne, ma anche degli uomini. Nella mia vita ho sempre amato. Le neuroscienze affermano che l’elaborazione affettiva incide sul DNA. Amate con tutte le vostre forze! Se viviamo intensamente possiamo intervenire sulla cosa più importante che abbiamo: la nostra eredità".

Federica Cucci

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