Presenza ormai ricorrente anche nelle pagine di nera – per i furti di cui sempre più frequentemente è fatta oggetto – la celebre crema spalmabile made in Alba ha fatto ora il proprio ingresso nei repertori della giurisprudenza e addirittura nelle sentenze della Corte di Cassazione, massimo grado della giustizia civile e penale italiana.
Con la decisione numero 35551/2019 dello scorso 1° agosto, la Sezione F della Suprema Corte (presidente Ramacci, relatore Gai) ha infatti respinto il ricorso presentato da un signore campano già condannato in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione, con una pena di due anni di reclusione e 600 euro di multa
Decisive, nei giudizi di merito, erano state le impronte del ladro evidentemente goloso rinvenute proprio sul barattolo di crema alla nocciola.
Un’evidenza fatta propria anche dai giudici deputati all’esame di legittimità, che hanno infatti respinto i tentativi dell’uomo di protestare la propria innocenza ribandendo in sostanza che, in quella casa, egli si sarebbe limitato a mangiare la Nutella, senza però commettervi alcun furto di beni.
«La Corte ha rigettato il ricorso – spiega ora "Il Giornale della Pubblica Amministrazione" nel dare notizia della sentenza – in virtù del principio secondo il quale 'in tema dì prova penale, il rilievo, in un appartamento ove sia stato commesso un furto, di impronte papillari, costituisce sufficiente prova di colpevolezza nei riguardi di colui cui le impronte si riferiscono, in quanto solo da costui, pertanto, può provenire una eventuale contraria dimostrazione'».
In Breve
venerdì 26 aprile
Accadeva un anno fa
Attualità