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Attualità | 19 maggio 2020, 12:45

“Com’è possibile che una quindicina di migranti positivi al Covid siano ancora ospiti della Casa Madre Teresa, a Saluzzo?”

Se lo chiede la sezione saluzzese di Fratelli d’Italia, che aggiunge: “Il Comune chiarisca che tipo di gestione dell'emergenza viene adottata”. Nel mirino di FdI, ancora una volta, il PAS: “Da sempre non è in grado di offrire adeguate condizioni igienico-sanitarie, tanto da aver ospitato solo nella scorsa stagione focolai di tubercolosi”

Casa Madre Teresa, a Saluzzo

Casa Madre Teresa, a Saluzzo

La sezione saluzzese di Fratelli d’Italia torna sull’emergenza Covid-19 e sulle ripercussioni che quest’ultima può avere proprio a Saluzzo. I riferimenti, ovviamente, sono alla situazione del Foro Boario, ma anche alle criticità avute nei giorni scorsi all’interno della struttura della Diocesi “Casa Madre Teresa”.

Ecco il testo – integrale – della nota stampa.

“Quello della possibilità imminente di accampamenti abusivi nel viale del Foro Boario, in Saluzzo, è un problema di enormi proporzioni. Una questione che preoccupa tutta la cittadinanza ed in senso più ampio il saluzzese.

Trovandoci di fronte ad un’imprevista emergenza di proporzioni pandemiche, temiamo che in questa stagione tutti i nodi vengano al pettine. Il sindaco ha reso noto che il PAS in questa stagione resterà chiuso e che non vi sono condizioni che ne permettano la fruizione. Tuttavia, negli scorsi giorni si sono verificati i primi arrivi di soggetti intenzionati a bivaccare nei pressi del dormitorio. Immediatamente il sindaco ha scelto di chiamare in causa la Regione, dichiarando pubblicamente di non volersi assumere ogni tipo di responsabilità, demandandola alla stessa.

Il presidente Cirio, con una scelta che approviamo, ha risposto nominando il dottor Giuseppe Guerra in qualità di “commissario straordinario per gli aspetti sanitari relativi all’emergenza migranti/frutta estate 2020 presso il comune di Saluzzo ed i comuni limitrofi”.

Una presa di posizione che determina la coscienza da parte della Regione Piemonte che quella di Saluzzo è un’emergenza. Lo stesso sindaco di Saluzzo ha ammesso che la questione era stata trascurata dalla precedente Giunta Chiamparino (su una nota testata locale on-line): “Dopo anni di solleciti, infiniti tentativi, centinaia di lettere, la questione dei cosiddetti migranti della frutta è divenuta un’emergenza…”.

Bivacchi che, in questa complessa stagione, potrebbero tramutarsi in una bomba sanitaria e sociale in grado di mettere in ginocchio il territorio. Il concreto rischio di focolai di Covid-19, nel peggiore dei casi, potrebbero rendere Saluzzo una “zona rossa”.

Il Coronavirus accelera ed estremizza ogni urgenza, ma sarebbe un errore far valere come corretta l’equazione che sia lo stesso ad aver creato tali difficoltà. Da sempre ci siamo opposti alla soluzione del PAS, che riteniamo non idonea, non solo quest’anno. Da sempre il PAS non è in grado di offrire adeguate condizioni igienico-sanitarie, tanto da aver ospitato solo nella scorsa stagione focolai di tubercolosi.

Non solo, come confermato da “Saluzzo Migrante” in un articolo presente nel loro sito internet, il tam-tam delle comunicazioni interne alla comunità dei braccianti invita gli stessi verso Saluzzo, illudendoli di un luogo dove trovare ospitalità e servizi.

E’ appunto il caso (come spiega il progetto della Caritas) del primo degli arrivati sulle panchine del viale a fine aprile, che ha avuto in consiglio da un altro migrante di arrivare sino qui da Ventimiglia (senza incontrare controlli): “se arrivi al Foro Boario e aspetti, ti offriranno un lavoro”.

In un altro lungo articolo, sempre presente sul sito ufficiale, il progetto ammette: “…osserviamo come da anni gli imprenditori agricoli assumano i braccianti aspettando che arrivino nel campo a proporsi, chiedendo ad altri dipendenti fidelizzati di chiamare degli “amici” o andando al Foro Boario”.

Insomma, a discapito della propaganda, il PAS è divenuto ulteriore stimolo all’arrivo di soggetti senza contratto ed un centro di reclutamento per il lavoro nero.

Il grave periodo che viviamo ne comporta la chiusura, ma preme ricordare che gli arrivi incontrollati ed extra-regionali sono la conseguenza di precise scelte dell’amministrazione. Troppo semplice, oggi, rigettarne la paternità e rinnegarne le responsabilità a scapito di altri.

Del resto, il sistema accoglienza del saluzzese si è spaccato. Se da un lato il Sindaco dichiara di non aprire a nessun costo, dall’atro proprio il progetto “Saluzzo Migrante” (ancora sul loro sito) dichiara: “… non si può, in un anno delicato come questo, rifiutare l’intervento delle Accoglienze Diffuse pubbliche, che andrebbero replicate nei Comuni che da anni negano il loro ausilio nella gestione responsabile della problematica connessa alle imprese dei loro territori”. Non solo si chiede l’apertura della struttura, ma si propone di estenderla anche oltre i comuni che hanno aderito all’esperienza di accoglienza diffusa.

Comprendiamo il nervosismo e le differenti posizioni che generano malumori, ma crediamo che non sia più il tempo per polemiche di opportunismo politico. Su Saluzzo, con la volontà di dissuadere il dibattito dalle evidenze, si vuole montare un caso politico contro una Regione rea di avere diverso colore politico. La volontà di combattere “la madre di tutte le battaglie”, però si scontra contro il senso di responsabilità. Si è amministratori nel bene e nel male, lo rammentiamo.

Chiaramente, è impossibile anche solo pensare di poter accettare il bivacco all’addiaccio, disumano e pericoloso a livello sanitario. Questi ragazzi (se non in possesso di un regolare contratto) non dovrebbero poter arrivare, come del resto normato dal decreto che limita gli spostamenti extra-regionali.

Laddove così non fosse, vanno trovate strutture idonee alla quarantena (come del resto già ribadito il 3 marzo 2020 dal Dipartimento della Protezione Civile - OCDPC 630/2020). Strutture che non possono essere demandate alla Caritas, che anzi l’11 maggio si è affrettata a ribadire: “Come Caritas, abbiamo scritto al Comune di Saluzzo, alla Prefettura di Cuneo e alla Regione Piemonte per segnalare che i nostri dormitori non sono idonei, alla luce dell’emergenza sanitaria, ad accogliere le persone senza dimora…”.

Al riguardo,come può essere possibile che circa quindici migranti positivi al Covid siano ancora in questo momento ospiti della Casa Madre Teresa, luogo indicato per trascorrere la quarantena, se per bocca stessa della proprietà la struttura non risulta idonea allo scopo.

Dunque, a che condizioni? Sono garantite le norme di sicurezza, i controlli 24 ore su 24? Se l’alloggio non risulta idoneo, il Comune chiarisca che tipo di gestione dell'emergenza viene adottata”.

redazione

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