«Non ho voluto deludere le tante persone che negli ultimi giorni sono venute a chiedermi quando avremmo rimesso il cesto della solidarietà dove chi può lascia e chi non può prende. Dando quasi per scontato che, in un periodo di nuovo così difficile, la nostra iniziativa benefica si sarebbe ripetuta».
Così Gian Maria Aliberti Gerbotto, giornalista e scrittore 48enne, spiega perché ha riappeso il cesto al balcone di via Amedeo Rossi 25.
L'idea di calare un paniere pieno di vivande perché chiunque avesse bisogno passando di lì potesse servirsi del necessario, nacque a marzo in famiglia, ispirata da principi cristiani di solidarietà, e fu poi portata avanti, nell'ultimo periodo, anche sotto l'egida prestigiosa del Cisom. Grazie al tam tam cittadino e l'attenzione mediatica, l'idea stimolò subito l'intera comunità locale e durante il primo lockdown altre ceste solidali spuntarono poi in vari punti di Cuneo.
Con il supporto di alcune grandi aziende, che Aliberti era riuscito a coinvolgere nella sua iniziativa, erano stati raccolti anche grossi quantitativi di alimenti, le cui eccedenze erano poi state donate alle varie Caritas del territorio per contribuire alla spesa per i poveri, piuttosto che alla San Vincenzo cuneese, l’associazione cattolica che opera generalmente nelle parrocchie e che ha come scopo principale quello di aiutare le persone più sfortunate.
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