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Ambiente e Natura | 08 febbraio 2021, 10:22

“In pochi anni, il lupo ci porterà ad abbandonare gli alpeggi”

Giovanni Dalmasso, presidente Adialpi: “Chiediamo che la sua presenza venga controllata, come in Francia”. Da tempo Dalmasso lancia il suo grido d’allarme, sempre caduto nel vuoto. Ora, grazie al presidente del Parco Alpi Cozie, “sembra che qualcuno inizi ad ascoltarci. Faremo la nostra parte fino in fondo”

Giovanni Dalmasso, presidente Adialpi

Giovanni Dalmasso, presidente Adialpi

Era ottobre 2019 quando avevamo raccolto il suo appello.

Non vogliamo sterminare il lupo, ma vogliamo poterci difendere in caso di attacco”. Giovanni Dalmasso è il presidente dell’Adialpi, Associazione per la difesa degli alpeggi del Piemonte. Da sempre, è in prima linea nelle battaglie portate avanti dagli allevatori, facendosi portavoce delle criticità che si riscontrano nel settore.

In quella data Dalmasso era stato chiaro: “Il diritto alla difesa credo sia fondamentale se vogliamo preservare la tradizione dell’alpeggio”. Le sue parole erano allora indirizzate al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e all’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.      

Ma, proprio quelle parole, sembrano essere cadute nel vuoto. Dalmasso ce lo confessa oggi, in una lunga chiacchierata, dalla quale, prima di qualsiasi altro aspetto, traspare quasi un senso di frustrazione, dettato dalla pressochè assoluta indifferenza che pare aleggiare sulla questione.

Ora, però, qualcosa sembra si stia muovendo.

Dalmasso prende infatti spunto dai dati portati all’attenzione dell’opinione pubblica dal presidente del Parco Alpi Cozie, Mauro Deidier, in merito al progetto Life Wolfalps: “20 milioni di euro spesi per i progetti Wolfalps, oltre ad ulteriori rilevanti costi indiretti sostenuti da molteplici enti partner del progetto – afferma Dalmasso – È questo il rendiconto dei costi spesi per studiare il lupo sulle Alpi.

E mentre i pastori e i margari sono sempre più preoccupati e decisi ad abbandonare i propri alpeggi, il lupo continua ad espandersi territorialmente e numericamente in modo incontrollato”.

Dalmasso rivendica come siano anni che gli allevatori assistano “allo sperpero di enormi risorse per studi, osservazioni, consulenze di questo enorme progetto Wolfalps, ed abbiamo molto apprezzato che, dati alla mano, sia stato pubblicamente reso noto tale spreco, specie considerato che a farlo è stato un presidente di un Parco”.

Una serie di osservazioni, educate ma molto dettagliate ed efficaci, che nelle vallate incontrano il favore di moltissime persone: non solo pastori, ma sindaci e normali valligiani.

Finalmente – continua Dalmasso – una fonte autorevole ha deciso di metterci la faccia e noi appoggeremo fino in fondo chi vorrà cambiare qualcosa in meglio.

Noi, da quando abbiamo fondato la nostra Associazione Adialpi, abbiamo sempre cercato di dar voce al malcontento dei margari sulla presenza del lupo. In principio ci dicevano che le nostre erano solo ‘balle’, poi finalmente hanno ammesso la presenza del lupo ma che i numeri e gli attacchi erano insignificanti, poi che volevamo solo arricchirci con gli indennizzi.

Ora che il numero dei lupi si è fatto consistente e i danni in alpeggio molto gravi e difficili da nascondere, vorrebbero far passare il messaggio che i problemi dei pastori sono altri”.

Il focus è tutto sulle dichiarazioni del direttore del Parco Alpi Marittime Canavese che, in una lettera in risposta a Didier, ha affermato come “il lupo non sia il vero problema dei pastori”. “Forse – Dalmasso, margaro conosciutissimo in Valle Po - dovrebbero essere i pastori e non un direttore di Parco a dire quanto la presenza del lupo è problematica per le loro attività pastorali.

Ebbene sì, di problemi ne abbiamo anche altri, senza dubbio, ma il lupo è sicuramente tra i più gravi: la presenza del lupo ha comportato notevoli cambiamenti negativi per il nostro lavoro, sia noi che i nostri animali siamo in tensione giorno e notte, le predazioni ormai sono ovunque anche dietro alle borgate, i costi sono aumentati, le perdite indirette (che vanno oltre l’animale predato) come gli infortuni e gli aborti in seguito agli attacchi.

Danni che non ci sono mai stati indennizzati. Ed anche le preoccupazioni, a cominciare dal dover mantenere vari cani maremmani notoriamente aggressivi con rischi enormi di attacchi ai turisti. Ormai le prede del lupo non sono soltanto più animali di medio-piccola taglia, come ovini e caprini, ma anche bovini, sia vitelli che vacche adulte.

Noi chiediamo che il lupo venga tenuto numericamente sotto controllo, come succede nella vicina Francia. Lo chiediamo alla politica, in primis alla Regione, affinché tuteli le centinaia di famiglie di margari e pastori che ogni anno salgono sugli alpeggi piemontesi e grazie ai quali le nostre montagne sono ancora così belle e curate.

Sebbene i sostenitori di Wolfalps dichiarino che ‘La perdita di animali rappresenta un danno non così rilevante’ per i pastori, noi vogliamo ricordare che i nostri animali sono la nostra unica ricchezza e non permetteremo che vengano uccisi dai lupi senza poter fare nulla per difenderci.

Sentirci dire che il progetto Wolfalps aiuterà i pastori nel valorizzare le produzioni d’alpeggio per noi è una presa in giro bella e buona; prima vorrebbero farci estinguere per far spazio al lupo e poi hanno pure la faccia tosta di dire che ci stanno aiutando.

La verità è che molti alpeggi tra pochi anni verranno abbandonati dai pastori e di conseguenza ci saranno gravi problematiche per il paesaggio e il degrado ambientale, il dissesto idro-geologico, le frane, oltre alla perdita di produzioni tipiche e uniche del nostro paesaggio alpino, risorsa impagabile che a causa del predatore rischiamo di perdere per sempre”.

Siamo fiduciosi – conclude Dalmasso – dopo la presa di posizione del presidente Deidier, che qualcosa si sta davvero muovendo, si scopre che coloro che non pensano solo alla tutela del lupo ma anche a quella dei pastori sono molti più del previsto, il tutto prima che molti di noi abbandonino per sempre l'attività.

Dopo anni di delusioni e di promesse, ora ci è stata data nuovamente la carica e sembra che qualcuno inizi ad ascoltarci. Faremo la nostra parte fino in fondo”.

Viene da chiedersi se, in questo dibattito, la politica – da quella strettamente locale ai palazzi torinesi – non abbia davvero nulla da dire.

Nicolò Bertola

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