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Attualità | 30 maggio 2022, 07:40

Ferrero, a due mesi dal fermo si attende la riapertura dello stabilimento di Arlon

Il colosso dolciario albese chiede pubblicamente "scusa" per le contaminazioni da salmonella che hanno riguardato una serie di prodotti Kinder realizzati nella fabbrica belga mentre in Francia si profila all'orizzonte una battaglia giudiziaria

La stabilimento Ferrero "Ardennes" di Arlon

La stabilimento Ferrero "Ardennes" di Arlon

A quasi due mesi dallo scoppio dell’epidemia di salmonellosi che ha portato al richiamo di alcuni prodotti in diversi Paesi europei (Italia esclusa), Ferrero lavora di concerto con le autorità sanitarie locali per arrivare alla riapertura dell’impianto di Arlon, fermo dallo scorso 8 aprile per la decisione assunta dalla multinazionale insieme all'Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare del Belgio (Afsca).

Pur in attesa di comunicazioni ufficiali parrebbe comunque vicino in un orizzonte di alcune settimane il ritorno all’operatività del sito produttivo, dal quale a regime escono ogni anni 18 milioni di Kinder Schoko-Bon, 2 milioni di Kinder Surprise e 4 milioni di Raffaello: 46mila tonnellate di prodotto per il 96% destinato all’esportazione in 45 Paesi del Mondo.

Un passaggio atteso, dai vertici di Ferrero Ardennes, nell’attesa che le autorità sanitarie facciano definitiva chiarezza sulla effettiva relazione tra la presenza del batterio che la stessa azienda aveva rilevato nei suoi impianti nello scorso dicembre e i 142 casi (114 "confermati" e i 28 "probabili", anche se stime più recenti sembrerebbero accreditare oltre 300 casi) di infezione da Salmonella Typhimurium che il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie ha registrato tra Europa e Regno Unito dalla fine del marzo scorso.

Ora, in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Le Parisien dal direttore generale di Ferrero Francia, Nicolas Neykov, il colosso dolciario chiede pubblicamente scusa: “Quello che è successo non è accettabile - ha detto -. Siamo spiacenti, mi dispiace. Secondo le nostre indagini, la contaminazione proviene da un filtro situato in un serbatoio del burro caseario. È arrivato in fabbrica o da materie prime contaminate o da persone. Come spiegare che il rigido protocollo che ha funzionato per più di 75 anni non abbia funzionato? Ce lo dirà l'inchiesta", ha aggiunto, respingendo al mittente le accuse di negligenza. “Arlon non è una fabbrica di rifiuti, lì sono stati investiti 36 milioni di euro negli ultimi anni. Non c'è mai stato alcun inganno o tentativo di nascondere la verità", ha assicurato dalle colonne de Le Parisien, aggiungendo che Ferrero ha ritirato ad aprile 3mila tonnellate di prodotti Kinder, corrispondenti a "decine di milioni di euro di perdite".

Alle perdite commerciali potrebbero presto aggiungersi i contraccolpi della battaglia giudiziaria intentata in Francia, oltre al danno d'immagine già patito. A presentare la denuncia, sostenuta da FoodWatch, sono state le famiglie di due bambine, ammalatesi dopo aver mangiato delle uova di cioccolato e ricoverate per un avvelenamento da salmonella. A fine aprile, l'avvocato Jérémy Kalfon, che rappresenta le famiglie coinvolte, aveva accusato Ferrero di aver "nascosto per mesi la presenza di salmonella nel suo stabilimento", annunciandoo di aver raccolto almeno 15 casi accertati di contaminazione da prodotti Kinder: "Ognuna di queste famiglie, sparse in tutto il Paese, è rimasta scioccata dal modo in cui la Ferrero ha gestito il loro caso, nel peggiore dei casi non rispondendo alle loro richieste, nel migliore offrendo loro dei buoni per qualche Kinder Sorpresa". Il colosso italiano della cioccolata ha risposto con uno scarno comunicato, sostenendo che: "I consumatori che hanno riscontrato sintomi che hanno avuto un impatto sulla loro salute possono presentare una specifica richiesta di risarcimento sulla piattaforma disponibile al seguente indirizzo: consumer.ferrero.com, accessibile anche tramite il sito www.kinder.com/fr".

redazione

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