La scarsa neve in montagna e le temperature elevate hanno anticipato quest’anno l’apertura dei rifugi già nei week end di maggio. Sabato 18 giugno sarà la data ufficiale di inizio stagione di tutti i presidi in quota delle Alpi Marittime e Cozie e del gruppo del Marguareis.
Dopo due anni sfiancanti da pandemia e da infinite regole, come si prospetta la stagione 2022 dei rifugi? Lo chiediamo a Giacomo Benedetti consigliere Centrale del Club Alpino Italiano, che per oltre cinque anni ha seguito i rifugi alpini ricoprendo il ruolo di presidente della Commissione Centrale Rifugi ed Opere Alpine.
“Il 18 giugno i più importanti rifugi del Club Alpino Italiano apriranno i battenti lasciandosi alle spalle la brutta esperienza degli ultimi due anni. Il Covid 19, la pandemia e le conseguenti cogenti normative hanno generato incertezze e difficoltà sottoponendo i rifugisti a continui stress test ed a riorganizzazioni spesso antieconomiche. La capacità ricettiva delle strutture verrà integralmente ripristinata e, adottando piccoli accorgimenti, si potrà ritornare alla normalità. Sarà comunque opportuno proseguire con le sanificazioni, e soprattutto, effettuare la prenotazione. Quest’ultima fondamentale per la pianificazione dell’attività in rifugio ma anche per la prevenzione, poiché consente al gestore di organizzare i flussi di accesso alla struttura evitando code ed assembramenti”.
- Che tipo di affluenza prevedete?
“Nelle ultime stagioni, la montagna, in quanto per definizione “zona pura e non contaminata” è stata presa d’assalto. Tutti, alla ricerca della giornata “covid free” si avventuravano sui sentieri, molto spesso senza la dovuta esperienza o la necessaria attrezzatura. Un turismo, che io definisco “pendolare”, improvvisato, che stressava il territorio senza portare nessun beneficio. Gli interventi del Soccorso Alpino, in quel periodo aumentati a dismisura, hanno certificato questo fenomeno.
Con queste considerazioni il Cai non vuole negare la ‘Montagna’ a chicchessia, ma ne auspica una frequentazione consapevole e responsabile. Pertanto, con il ripristino della ricettività, auspichiamo la ripresa dei tour di più giorni sulle vie alpine con il ritorno degli escursionisti stranieri. Questo tipo di frequentazione consentirà ai rifugi di riappropriarsi del ruolo e delle prerogative che li caratterizzano distinguendoli dalle strutture ricettive tradizionali.
Presidi del territorio indissolubilmente legati alla rete sentieristica e non chioschi stile “alpigrill” dove si consuma e basta”.
- La mancanza di acqua ha caratterizzato la parte conclusiva della scorsa stagione, facendo riflettere. Come si pone il Cai di fronte a questo problema?
“Il problema dell’acqua esiste ed è un grande problema. Le scarse precipitazioni dello scorso inverno non hanno reintegrato le riserve idriche. I laghetti alpini sono nella stessa situazione in cui si trovavano a fine autunno e molte sorgenti, anziché “buttare” copiose, lacrimano. Tutto ciò mette in serio pericolo l’attività dei rifugi. Sarà difficile poter garantire il periodo di apertura completo e, soprattutto, i servizi a cui ci eravamo abituati.
Il Cai centrale, su questo fronte, si sta impegnando coinvolgendo la Comunità Scientifica per individuare soluzioni finalizzate all’efficientamento energetico dei rifugi ed all’ottimizzazione dei consumi dell’acqua. Su questo capitolo ha destinato ingenti risorse finanziarie e stipulerà, a breve, convenzioni e protocolli d’intesa con Università e Politecnici.
Oltre a queste iniziative si sono attivate campagne di informazione/formazione per sensibilizzare i frequentatori della montagna, e dei rifugi, ad un corretto e consapevole utilizzo delle risorse idriche”.
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