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Attualità | 28 ottobre 2022, 08:08

Liliana Segre sul centenario della marcia su Roma: “28 ottobre data funesta per l’Italia”

Vecchie scritte fasciste sui palazzi come moniti, perché gli errori del passato non si ripetano mai più

La scritta “Caserma dei giovani fascisti” sul muro di un palazzo nel centro storico di Bra

La scritta “Caserma dei giovani fascisti” sul muro di un palazzo nel centro storico di Bra

“Il 28 ottobre, giorno in cui ricorre il centenario della marcia su Roma, è una data funesta per la storia italiana”.

Lo ha scritto in una lettera Liliana Segre in occasione della manifestazione per la pace promossa a Napoli, “Perché impegno per la pace, per la democrazia e contro il fascismo e il totalitarismo devono sempre andare insieme, elementi indispensabili di una piena coscienza civile”.

Per la senatrice a vita e sopravvissuta ad Auschwitz “Il fascismo fu la più grande sciagura della storia nazionale del secolo scorso”. Un periodo che solo i più anziani hanno vissuto direttamente sulla loro pelle, che li fa preziosi testimoni di una pagina di storia che si è conclusa con gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.  

Subito dopo la caduta del fascismo, le opere legate al regime vennero rovinate per il desiderio di voltare le spalle ad una dittatura che aveva tolto la libertà, emanato ignobili leggi razziali e condotto il Paese in un baratro di morte e distruzione.

Di quell’epoca sono rimaste scritte semicancellate dalla gomma del tempo. Nulla di strano se non fossero appartenenti al ventennio fascista. “Caserma dei giovani fascisti”, si legge sul muro di un palazzo di via Vittorio Emanuele II, nel centro di Bra. Lettere che stanno via via sbiadendo per la loro vetustà, oltre che per gli effetti atmosferici.

Gianni Rodari, alla vigilia delle Olimpiadi di Roma del 1960, si espresse sulle tante iscrizioni fasciste presenti nella città eterna: “Si vogliono lasciare le scritte mussoliniane? Va bene. Ma siano adeguatamente completate. Lo spazio, sui bianchi marmi del Foro Italico, non manca. Abbiamo buoni scrittori per dettare il seguito di quelle epigrafi e valenti artigiani per incidere le aggiunte”.

Scritte che possono assurgere a testimonianza viva e visibile contro ogni mistificazione o negazionismo di quei fatti. Ma anche un monito per le attuali generazioni e quelle future a comprendere meglio un tragico periodo del Novecento che proprio un secolo fa prendeva il via. E perché quello che successe in Italia in quei lunghi vent’anni non debba accadere mai più.

Silvia Gullino

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