Borgo San Dalmazzo continua ad onorare la memoria del suo concittadino illustre Gianfranco Bianco, uno dei volti e delle voci più popolari del Tg regionale Rai, scomparso nel 2016 a soli 64 anni. Per ricordarlo, da anni, l'amministrazione comunale organizza il premio “Giornalista Junior” rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Sebastiano Grandis.
Ieri, venerdì 31 maggio le premiazioni del concorso alla presenza della sindaca Roberta Robbione e dell'assessora all'Istruzione Michela Galvagno, della nipote Ivana Lovera, del giornalista Rai Michele Ruggiero; dell’amico e collega Carlo Morra; dell'amico Marco Bertolino, titolare di Tec Arti Grafiche che ha curato l'uscita del volume “Un cronista sopra le nuvole” di e su Gianfranco Bianco.
Presente anche la giuria, composta dai giornalisti Piergiorgio Berrone, Andrea Dalmasso, Micol Maccario, Cristina Mazzariello e Teresita Soracco.
I ragazzi delle sei classi di seconda media hanno dovuto cimentarsi su una traccia estrapolata proprio da questa opera: “In piedi quando entra il professore o il preside, per i saluti. Incarichi a turno per pulire la lavagna. Mai prendere la parola senza essere autorizzati, bensì alzare la mano ed aspettare l’assenso del professore…” questi sono alcuni ricordi di Gianfranco Bianco (dal libro “Un cronista sopra le nuvole”) della scuola ai suoi tempi. Attraverso il ricordo di quel mondo appartenuto anche ai tuoi nonni, recupera i loro ricordi, pensieri, racconti relativi alla scuola, alle regole e soffermati su questo particolare tesoro custodito nella loro memoria e poi immagina tu di vivere per un giorno in quella realtà, così lontana dal tuo mondo e racconta”.
Ai vincitori un buono per l'acquisto di libro e una copia del volume “Un cronista sopra le nuvole”, omaggiato dall'editore Marco Bertolino.
Il primo premio è andato agli alunni Alberto Caula, Emilie Revello e Nicoletta Rozio della classe 2^ D accompagnati dall'insegnante Lara Meinero.
Secondo posto per Denise Garnero-Eassa e Arianna Renaudo della classe 2^ A accompagnati dall'insegnante Cristina Degioanni.
Terzo posto per Giulia Carletto, 2^ F accompagnata dall'insegnante Sonia Quaranta.
Menzione speciale a Pietro Caula e Nicola Picollo della classe 2^ B accompagnati dall'insegnante Antonella Giraudo.
Menzione speciale a Gabriele Garnero, Giorgio Messa e Alessandro Noè, classe 2^ C accompagnati dall'insegnante Marianna Dalmasso.
Menzione speciale ad Alessia D’Amico, Rania Goubial e Carlotta Serale, classe 2^ E accompagnati dall'insegnante Silvia Chiaramello.
Pubblichiamo integralmente il testo dei vincitori piazzatisi al primo posto:
Giovedì 1° ottobre 1970
Caro diario,
siccome questa è la prima pagina che scrivo, ti parlerò un po’ di me: mi chiamo Amalia Mariotta, sono nata il 19 marzo 1959, ho undici anni e vivo nella campagna di Borgo San Dalmazzo con i miei nonni, i miei genitori, mio fratello e mia sorella.
Oggi dovrei essere a scuola come mio fratello soltanto che, dopo aver sostenuto l’esame di quinta elementare, i miei genitori mi hanno comunicato che avevano bisogno di me nei campi e che non avrei potuto proseguire gli studi. Quel giorno mi sono messa a piangere perché io avrei voluto continuare e andare alle medie. Purtroppo non ho potuto oppormi alle scelte fatte per me da altri e le decisioni degli adulti non si discutono.
La scuola mi piaceva tanto ed ero anche discretamente brava. Alle elementari ho cambiato maestra ogni anno, ma la mia preferita è stata la maestra Viola. Mi ricordo che lei ci aveva fatto fare una gita in orario extrascolastico: una domenica eravamo andati a Torino e mi ero divertita molto.
Le maestre delle elementari erano brave, ma anche parecchio severe con noi alunni e io avevo paura di loro, soprattutto quando si arrabbiavano. Una volta un mio compagno aveva risposto male e l’insegnante gli aveva lanciato il quaderno fuori dalla finestra e poi lo aveva anche castigato. Alle maestre noi dovevamo sempre dare del “lei”.
Siccome nella mia classe ero la più grande ed ero anche molto responsabile, la maestra mi affidava l’incarico di leggere la storia di Biancaneve ai miei compagni più piccoli: infatti la nostra classe era mista, c'erano alunni di età diversa, dalla prima alla quinta elementare. Mi è anche capitato di andare a scuola insieme a mia sorella! Le insegnanti ci davano anche un po’ di compiti da svolgere a casa, specialmente poesie da imparare a memoria. Tutti i giorni, tranne il giovedì, avevo lezione anche al pomeriggio e perciò, soprattutto d’inverno, mi portavo dei panini che mangiavo a scuola per non dover camminare al freddo e nella neve fino a casa. Anche perché le strade, da casa mia fino alla scuola, non sono asfaltate, attraversano la campagna e con il brutto tempo diventano fango puro! La mia scuola elementare era quella di Tetto Gallotto e si trova sullo stradone per Cuneo, a circa un chilometro da casa mia. L’anno scorso ho fatto l'esame di quinta: ero terrorizzata! Mi preoccupava sia la prova in sé, sia il fatto di dover andare in città, in centro Borgo, dove c’era molta più gente e io non mi sarei trovata per niente a mio agio, perché ero abituata ad andare alla scuola in campagna, dove eravamo in pochi. Durante l’esame ho dovuto affrontare diverse prove: il tema d’italiano, matematica, geografia, storia e scienze. Nonostante la paura me la sono cavata abbastanza bene e sOno anche riuscita a prendere un ottimo voto.
Questi, però, ormai sono soltanto ricordi che confido alle tue pagine di carta, mio caro diario…
Oggi, purtroppo, mi è toccato svolgere alcune faccende domestiche, badare agli animali (mucche e galline) e andare a lavorare nei campi insieme ai miei genitori. Dopo mi hanno mandata a prendere l’acqua al pozzo che è in comune con tutto l’isolato: che fatica! Adesso mi sento davvero stanca. Del resto, a casa nostra funziona così: o obbedisci alle regole, o obbedisci alle regole, non c'è nessuna altra scelta. Se non obbedisci, gli adulti ti mollano due schiaffi e stai sicuro che non lo farai più una seconda volta! Io, però, cerco di comportarmi sempre bene, anche perché, se disobbedisco, poi mi sento tremendamente in colpa. L’unica regola che proprio non sopporto è quella di dover mangiare tutto ciò che si ha nel piatto. Bisogna mangiare quello che c’è in tavola, anche se spesso non mi piace. O si mangia quello, o niente altro! Ora, caro diario, ti saluto perché devo andare ad apparecchiare la tavola per la cena.