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Politica | 03 ottobre 2024, 07:10

Lupo, gli Stati Ue hanno votato un grado di protezione più basso. A dicembre il vaglio della proposta da parte della Convenzione di Berna

Insorgono le associazioni animaliste. Intanto l'assessore regionale alla Montagna Gallo commenta: “Può aprire a un punto di equilibrio tra istanze diverse. Attendiamo indicazioni da Roma”

Lupo, gli Stati Ue hanno votato  un grado di protezione più basso.  A dicembre il vaglio della proposta da parte della Convenzione di Berna

Da “strettamente protetto” a “protetto”, la specie del lupo potrebbe subire presto un declassamento. E' del 25 settembre scorso la decisione dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri dell'Unione Europea riuniti nel Coreper, a Bruxelles, di presentare la proposta di abbassare il grado dello stato di protezione del lupo, come proposto dalla Commissione alla fine del 2023. Una proposta che arriva in vista della 44esima riunione del comitato permanente del Convenzione di Berna, responsabile della valutazione dello stato di conservazione delle specie, che si riunirà nel dicembre 2024.

La decisione è stata presa a maggioranza qualificata: due Stati contrari, Spagna e Irlanda, e 4 astenuti, tra cui Cipro, Slovenia, Malta e Belgio.

Il Coreper, nel dettaglio, ha approvato l’inserimento del lupo nell’allegato III (specie animali protette, anziché strettamente protette previste nell'allegato II) della Convenzione di Berna. Il lupo, quindi, passerebbe dall'allegato II all'allegato III. L'inserimento darebbe flessibilità in più, per permettere di affrontare i casi più difficili di coesistenza tra lupi e l'uomo negli Stati che ne hanno necessità. Dato che la Convenzione di Berna è attuata tramite direttiva, resta la possibilità per gli Stati membri che lo desiderino di mantenere una disciplina più forte. La Convenzione sulla Conservazione della Vita selvatica e degli Habitat Naturali, o Convenzione di Berna, risale al 1979 e punta alla conservazione della flora e della fauna selvatiche e degli habitat naturali, promuovendo la cooperazione fra Stati. Presta particolare attenzione alle specie minacciate e vulnerabili, incluse quelle migratorie. Alla Convenzione aderiscono 49 Paesi, più l’Unione Europea. L'Italia, il Paese europeo che ospita la popolazione di lupi più numerosa, ha ratificato la Convenzione nel 1981.

La questione della protezione del lupo in Europa è dibattuta da anni. Il ritorno del grande carnivoro nel Vecchio Continente è una storia di successo, ma la convivenza con questi predatori non è sempre facile, specialmente per chi vive e lavora nelle zone in cui è tornato o da cui non se ne è mai andato. Oltre alla predazione nei confronti del bestiame da allevamento, che arreca danni economici (anche se spesso sono previsti rimborsi per gli allevatori danneggiati, come succede in Italia), vanno messi nel conto anche gli attacchi nei confronti dei cani domestici, specie di quelli tenuti alla catena, che i lupi spesso considerano prede e che prendono in branco. Episodi simili, non rari nelle zone delle Alpi in cui il lupo è tornato negli ultimi anni, possono provocare danni che vanno oltre la dimensione economica.

Nei giorni scorsi una vasta coalizione di associazioni, circa 300, aveva chiesto di rafforzare la protezione del grande carnivoro in Europa e di non minarla. Il Wwf aveva chiesto agli Stati membri di "promuovere la coesistenza, rafforzando le misure preventive come l’uso di recinzioni e cani da pastore e rendendole più accessibili agli agricoltori. Applicare la protezione: garantire che la caccia illegale al lupo venga sradicata e sostenere la direttiva Habitat dell'Ue. Sensibilizzare: fornire un’educazione scientifica sui benefici ecologici e socioeconomici dei lupi". L'associazione chiedeva soprattutto di "rispettare la scienza: basare qualsiasi modifica alla protezione del lupo su dati rigorosi, non su pressioni politiche".

Riteniamo semplicemente vergognosa l’approvazione da parte degli Stati membri, su proposta della Commissione Europea, della modifica dello status di conservazione del lupo nella Convenzione di Berna, da specie particolarmente protetta a protetta. Eppure con la legge 157 del 1992 l’Italia lo volle specie particolarmente protetta e noi non vogliamo e non possiamo tornare indietro”. Così l'Enpa - Ente nazionale protezione animali in una nota.

Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente dichiara: “La decisione non solo mette a rischio decenni di sforzi di conservazione, ma rappresenta una decisione insensata. Si tratta di una significativa battuta d'arresto per quello che è stato uno dei più importanti successi dell'Unione Europea in materia di conservazione della fauna selvatica – conclude -: ossia il ritorno del lupo dopo un periodo in cui la specie ha rischiato l’estinzione”.

Sul voto UE era intervenuto anche l'assessore regionale alla Montagna Marco Gallo: “L’Unione europea, proponendo il declassamento del lupo nella scala delle specie protette, ha aperto una strada nuova: sta a noi accoglierne i presupposti normativi senza farci trovare impreparati o divisi come è spesso accaduto sulla questione, lavorando a un’intesa tra le diverse istanze che metta d’accordo le tante anime del mondo alpino. Scriverò al ministro dell’Ambiente per individuare i prossimi passaggi utili, alla luce della svolta che si apre in Europa. Nel frattempo – conclude l’assessore Gallo - serve il massimo equilibrio. Da una parte occorre salvaguardare un intero ecosistema, dall’altra vanno tenute in debito conto le istanze di allevatori e agricoltori che denunciano un danno alla loro attività economica dalla presenza del lupo. Come Regione siamo pronti a un ruolo di facilitatori per individuare a un punto di equilibrio che possa essere accettato da tutti. Ma prima dobbiamo capire se davvero la Convenzione di Berna sarà modificata e quale strategia adotterà il Ministero nel caso il lupo perda davvero lo status di protezione assoluta”.

Sara Aschero

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