Una settimana fa, nella domenica di Pasqua, proprio in queste ore, scrivevo dell’impresa del Bra neopromosso in serie C. Avevo appena visto le immagini del Papa che, provato dalla malattia, aveva comunque salutato i fedeli in piazza San Pietro chiedendo ai propri collaboratori di passare tra la folla, come se sentisse che sarebbe stata l’ultima volta.
In quel momento pensavo che Papa Francesco fosse tornato per restare ancora un po’ e nessuno avrebbe immaginato che solo poche ore dopo sarebbe arrivata la notizia della morte del Santo Padre.
Era una settimana fa, sembra passato un secolo. Sarà una settimana che ricorderemo a lungo, fedeli e non.
Pensate a quanto siano stati intensi questi giorni. I giorni che hanno seguito la notizia, nella mattinata del Lunedì dell’Angelo, la Pasquetta pagana, tra scampagnate e braciole.
Quello che in Vaticano è chiaro alle 7.35 diventa di dominio pubblico intorno alle 10 e la notizia deflagra in tutto il Mondo: “È morto il Papa”. In ogni angolo del globo vengono stravolti i palinsesti televisivi e la Città del Vaticano e Roma diventano il centro dell’attenzione mediatica.
Non si parla d’altro, il campionato di calcio viene sospeso così come tutte le manifestazioni sportive. I tifosi dell’Udinese già a Torino ne approfitteranno per fare un giro a Superga, peggio va ai fiorentini volati in Sardegna per Cagliari-Fiorentina. Il Papa da uomo di sport non avrebbe approvato come non avrebbe approvato molte cose che si sono viste in questi giorni, a partire dalle assurde limitazioni alle celebrazioni del 25 Aprile.
Le disposizioni di Bergoglio hanno limitato il più possibile lo sfarzo, gli sprechi, tutto quanto non sarebbe stato in linea con il suo pensiero e le sue opere.
Questi giorni ci lasciano delle immagini che rimarranno nella storia, una su tutte quella di Trump e Zelensky seduti al centro di San Pietro, a pochi passi dalla bara di Papa Francesco, quasi come se Bergoglio fosse riuscito a fare un piccolo, grande miracolo e stesse mettendo una mano sulla testa del popolo ucraino, da anni al centro di sanguinosa guerra.
Papa Francesco mancherà, ce ne siamo accorti ancora di più nelle ultime giornate, la sua parola è, però, viva più che mai e spetterà a chi ieri era in parata a San Pietro, a quei 170 potenti che hanno in mano i destini del Mondo, fare in modo che l’insegnamento e l’esempio di Papa Francesco non siano passati invano.
Bergoglio è stato il Papa della pace e degli ultimi e per questo non era amato dai potenti che sono corsi tutti al suo capezzale, ma che ben poco lo hanno ascoltato quando era in vita.
Il vero funerale è stato quello che Papa Francesco ha avuto in seguito, a 6 km dal Vaticano, in quella Santa Maria Maggiore dove ha scelto di riposare per sempre, lontano da San Pietro, nella più piccola tra le basiliche papali, a 500 metri dalla stazione di Termini, in una delle zone più popolari e multietniche di Roma.
Sono sette i Papi sepolti nella Basilica e Papa Francesco sarà l'ottavo. È suggestivo pensare che riposerà vicino a Onorio III, il Papa che dette la regola bollata ai francescani. San Francesco andò da Onorio III che gli approvò la regola, a lui chiese l'indulgenza della Porziuncola.
A Santa Maria Maggiore è sepolto anche il primo Papa francescano, ovvero Niccolò IV. Nella basilica sono sepolti, inoltre, i due Papi che fecero lavorare Caravaggio, il pittore preferito del Santo Padre, a Roma: Clemente VIII e Paolo V Borghese che eresse la cappella paolina dove riposerà Papa Francesco.
Guardando la “Vocazione di San Matteo” del grande pittore lombardo Papa Francesco avrebbe scelto il motto “Miserando atque eligendo: cioè Dio ha misericordia e ti elegge”.
Papa Francesco pregò innumerevoli volte la Madonna in Santa Maria Maggiore, la basilica del popolo, di quelli che i giornalisti hanno ribattezzato “Gli ultimi” che per Bergoglio erano i primi.
Erano gli unici autorizzati ad attendere il feretro in Santa Maria Maggiore, Trump era già sulla strada dell’aeroporto, quando un gruppo di poveri, rifugiati, persone transessuali ha accolto con lacrime e rose bianche la Papa Mobile.
Persone come la trans argentina Tamara, che era stata aiutata da Bergoglio dopo essere finita in strada perché rifiutata dalla famiglia che ha raccontato degli incontri con il Santo Padre che aveva messo a disposizione un pulmino.
Piccoli gesti con cui il Papa di origini astigiane era entrato nel cuore di milioni di fedeli.
Ora mancherà, sarà molto pianto e speriamo non troppo rimpianto, tutto dipenderà dal nome del successore che spero possa continuare a essere un uomo di pace, attento ai cosiddetti ultimi.