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Cronaca | 19 maggio 2025, 20:30

L'azienda Monge diffamata su Facebook: il giudice stabilisce 24.000 euro come risarcimento

Accusate e condannate due donne. Una di loro, un'ex dipendente della leader in pet food, nei commenti scriveva di mangimi prodotti con gatti morti e pulcini tritati. Un'altra rispondeva: "Quella gente risolve tutto con la mazzetta"

Aula del tribunale di Cuneo

Aula del tribunale di Cuneo

Dovranno risarcire la Monge per 12 mila euro ciascuna e, in più, pagare una multa da 300 euro. È questa la sentenza emessa nei giri scorsi dal tribunale di Cuneo nei confronti di due donne accusate di aver scritto alcuni commenti diffamatori su Facebook contro l’azienda leader nel pet-food di Monasterolo Savigliano.

Ritenute dalla Procura le autrici delle frasi sono L.B., ex dipendente della Monge, residente a Racconigi, e P.B., coimputata di Fossano. Come ricostruito in aula, sotto un post pubblicato da una pagina Facebook si parlava dei alcuni mangimi prodotti con "pesce scaduto", "latte scaduto e poi congelato" e poi, anche l’episodio di "quando hanno tritato i pulcini vivi le uova si erano schiuse".  

L'utente che scriveva queste frasi, intervenendo sul profilo di un’amica,  garantiva di esservi stata testimone e di aver visto tutto in prima persona: "In Monge ci ho lavorato - scriveva-  tritavano anche i gatti che trovavano in giro". A darle manforte,  era intervenuta un’altra utente del social: "Gente come quella - aveva ribattuto- risolve tutto con la famosa mazzetta".

Ad essere chiamata a testimoniare in aula, è stata Franca Monge, l’amministratrice delegata della società costituitasi parte civile: "I fornitori - ha  spiegato- sono macelli che  prima di vendere le carni emettono un certificato di idoneità controllato dal nostro ufficio controllo qualità e dall’Asl". Per gli arrivi dall’estero, ha poi sottolineato, viene tracciato anche il Dna. 

Frasi, quelle scritte dalle imputate e che la Procura ha chiesto di condannare, con le quali "si mette in dubbio non solo la reputazione morale e professionale dell’azienda - ha insistito il pm- ma la stessa serietà nei confronti dei clienti".  

Ad assumersi la responsabilità di ciò che ha scritto è stata L.B., l’ex dipendente, ammettendo anche di essersene dimenticata: "Chiedo scusa - ha detto in aula- Non è stato un periodo facile per me". 

Al contrario, la coimputata P.B. ha negato ogni addebito, spiegando anche di essere stata vittima di un furto di identità.

CharB.

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