Ad Alba la solidarietà continua a prendere forma concreta. Dopo l’attivazione dell’ambulatorio sociale, nato per garantire assistenza sanitaria di base alle persone escluse dal Servizio sanitario nazionale, una nuova iniziativa si sta facendo strada: l’esame sospeso.
Tutto è cominciato con un messaggio arrivato in Croce Rossa. Una signora di Alba, venuta a conoscenza del progetto, ha scritto offrendo spontaneamente la disponibilità a pagare una visita specialistica per chi non ha la possibilità economica di accedervi. Un gesto semplice, ma capace di accendere una riflessione: perché non trasformarlo in una vera iniziativa pubblica?
L’idea, ispirata alla tradizione del “caffè sospeso”, ha subito trovato eco tra i volontari della Croce Rossa Italiana – Comitato di Alba, che insieme all’assessorato alle Politiche sociali del Comune e alla Caritas coordinano il servizio. Lo conferma il consigliere comunale Ali Draichi, promotore e volontario attivo: "Una proposta così nasce solo dove c’è già una rete che funziona. L’ambulatorio è operativo da alcune settimane e ogni volta accogliamo due o tre persone, segnalate dai servizi sociali o che ci contattano direttamente. Ora vogliamo fare un passo in più: creare un fondo di solidarietà per coprire, in modo anonimo e rispettoso, il costo di esami specialistici per chi non può permetterseli".
Il servizio, che si svolge una volta a settimana presso la sede CRI di via Ognissanti 30, è gratuito e anonimo, e viene condotto con il coordinamento sanitario del dottor Stefano Quaranta, medico urgentista. Si offrono visite di base e farmaci essenziali, ma in alcuni casi emerge la necessità di approfondimenti diagnostici non erogabili in quel contesto.
“Il dottor Quaranta indirizza i pazienti verso l’ospedale per ulteriori esami, ma le liste d’attesa sono lunghe, e chi ha urgenze o condizioni fragili rischia di non farcela. L’esame sospeso può colmare questo vuoto: un cittadino paga, un altro riceve assistenza”, spiega Draichi.
L’obiettivo, ora, è duplice: da un lato lanciare l’idea alla comunità, raccogliendo disponibilità di altri cittadini disposti a offrire una visita “in sospeso”; dall’altro coinvolgere le strutture sanitarie private del territorio per ottenere tariffe agevolate e rendere sostenibile l’iniziativa.
“Non c’è ancora un volantino ufficiale, ma l’importante è partire. Se il messaggio si diffonde, potremo strutturare meglio il progetto. L’ambulatorio è nato per curare, ma anche per restituire dignità. E questa proposta lo dimostra: chi ha ricevuto, sente il bisogno di restituire”, conclude Draichi.