Come scriveva Giuseppe Gioachino Belli in un sonetto del 1831: «Co ssale e ppepe e cquattro gocce d’ojjo poderissimo facce er cazzimperio». Ebbene, quello che a Roma è cazzimperio e nel resto d’Italia è pinzimonio, a Bra si conosce come Bagnè ‘nt l’euli.
Si scelgono le verdure (peperoni, insalata belga, radicchio, ravanelli, pomodori, finocchi, carote, cetrioli, cipollotti, sedano e tutto quello che la stagione offre), si lavano con cura, si tagliano, si mettono in mezzo alla tavola a disposizione dei commensali, si preparano le ciotole con olio extravergine di oliva, sale e magari una punta di aceto.
La magia è tutta qui, la preparazione, la condivisione, il mangiare con le mani, con lentezza, con semplicità e gusto. Bagnè ‘nt l’euli è un mangiare di famiglia, è una tradizione dei paesi di Langa e Roero, è un gesto contadino e salutare, quasi di altri tempi.
Lo sa bene Slow Food Bra che giovedì 17 luglio, dalle ore 20, proporrà questa classica ricetta presso il cortile dell’Osteria Boccondivino (via Mendicità Istruita, 14), a Bra.
Modalità ed intenti sono collaudati. I partecipanti potranno vivere un momento di allegria con l’opportunità di assaporare i prodotti locali, capitanati dalla freschezza degli ortaggi di stagione da sposare con oli extravergini italiani scelti da Slow Food. Costo: 30 euro per i soci Slow Food, 35 euro per gli aspiranti soci. Divertimento e chiacchiere gratis.
Basta così? Chiaro che no. Potrete rifarvi occhi, olfatto e palato con il ricco menù che prevede ancora antipasto misto, gnocchi di patate con melanzane e robiola di Cherasco, pesche con gelato artigianale e biscotti, vini e caffè inclusi. Ma, come sempre, la reale importanza dell’iniziativa riguarda la solidarietà. Parte del ricavato contribuirà, infatti, al sostegno di progetti educativi sul territorio braidese.
Per chi fosse interessato, info e prenotazioni ai numeri: 0172/425674 - 338/7389306 - 338/6403920 e ricordatevi di chiamare entro il 10 luglio, che gli ingressi sono limitati.
In caso di maltempo, saranno confermati i posti seguendo l’ordine di prenotazione, quindi tocca affrettarsi.
Cazzimperio: il nome fa ridere, ma la storia è seria!
Chi non si farebbe scappare una battuta leggendo il nome? Ma aspettate a ridere, perché dietro al Cazzimperio c’è una storia più antica e più seria di ciò che pensate.
A prescindere dal nome un po’ colorito e dall’etimologia piuttosto incerta che rimanda sia a “mestolo” (cazza), questo piatto della tradizione romana nasce nelle osterie dove si faceva festa con poco.
Era il modo perfetto per gustare le verdure crude di stagione: sedano, finocchi, carciofi carote, ravanelli, cetrioli, peperoni e pomodori tagliati a listarelle e intinti in una salsetta semplice, ma saporita fatta con olio, sale, pepe e, se gradito, l’aceto. Ma la vera star è il finocchietto selvatico che si trovava gratis per strada!
Questa pianta cresce spontanea nel Mediterraneo e i Romani antichi già ne conoscevano le virtù, tanto che i gladiatori se ne cibavano prima dei combattimenti. Nel libro di Plinio si racconta addirittura che il finocchietto “acquistava vigoria” e nella Naturalis Historia si dice che stimolava “l’appetito sessuale”.
La Scuola Medica Salernitana confermava questa credenza, secondo l’adagio: «Il seme di finocchio bevuto col vino eccita ai piaceri di Venere». E sempre Plinio scriveva che dopo aver mangiato finocchietto, i serpenti cambiavano pelle acquistando nuova giovinezza.
Famosa l’Osteria der Cazzimperio nella quale andò il Generale incaricato da Nerone di indagare su eventuali malumori dei soldati, resa celebre dai versi di Trilussa nel 1942: «E, lì, se tinse er grugno de carbone, se messe una giaccaccia e serio serio agnede (andò) all’osteria der Cazzimperio framezzo a li gregari de Nerone».
Nel corso dei secoli, il Cazzimperio è rimasto un piatto del popolo, tramandato di generazione in generazione nelle famiglie romane. Durante il ‘400 era così diffuso che lo troviamo citato nei testi dell’epoca, e nell’800 il gastronomo francese Grimod de La Reynière lo descrisse come una specialità tipicamente romana.
Un antipasto, che i francesi chiamano elegantemente "crudités", ma vuoi mettere? "Cazzimperio" è un'altra cosa!