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Curiosità | 12 luglio 2025, 09:55

Scarpe volanti a Bra? Shoefiti, una moda che arriva dall’America

Occhi all’insù in via Mercantini, dove resiste un fenomeno che alimenta tante dicerie

Scarpe volanti a Bra? Shoefiti, una moda che arriva dall’America

Più volte ci è stato chiesto se sapessimo perché, qui a Bra, preferiscano appendere le scarpe in cielo, piuttosto che riporle nell’armadio. La risposta è semplice e porta un nome dal suono tutto rock e artistico: shoefiti.

In via Mercantini più di un cittadino si sarà accorto, alzando la testa all’insù, di un paio di calzature legate con i lacci tra loro dondolanti sornione sui cavi delle linee elettriche, esattamente come in via Senator Sartori, dove sono state invece rimosse. Ma che cosa si nasconde dietro questa usanza?

C’è chi sostiene che le scarpe appese ai fili segnalino i luoghi in cui si possono commettere furti, spaccio e consumo di droga oltre ad una sintomatologia di bullismo, noia e ubriachezza. C’è chi è convinto che sia una pratica usata dalle bande minorili per delimitare i confini. O ancora c’è chi dice che le scarpe vengano lanciate alla fine della scuola o in prossimità di un matrimonio, quando si festeggia la fine del servizio di leva o rito di passaggio in ambito militare.

Per altri, infine, le “scarpe volanti” sarebbero un trend che si sta diffondendo tra i giovani per segnalare in modo originale ai coetanei di aver vissuto la loro prima esperienza sessuale e quindi di aver perso la verginità.

Qualunque sia la spiegazione esatta, il “shoefiti”, italianizzato anche con “scarpe volanti”, è un fenomeno che prende il nome dall’unione delle parole “shoe” (scarpa) e “graffiti” e si riferisce alla pratica di legare tra loro i lacci di un paio di scarpe e lanciarle in aria con lo scopo di appenderle in mezzo alle strade. Il gesto era chiamato originariamente “Shoe flinging”, appunto “lancio della scarpa”.

Nato nelle zone rurali e urbane degli Stati Uniti come manifestazione del folklore giovanile, il “shoefiti” si è dapprima diffuso in America Latina, dove è molto comune vedere alberi “a tema”, interamente ricoperti di scarpe. Si chiamano “shoetree” e vengono addobbati con tacchi a spillo, stivali o scarpe da tennis.

Successivamente, grazie ad Internet, questi “attacchi d’arte” misteriosi sono ben presto dilagati nelle città di tutto il mondo, assumendo i più diversi significati. In Nuova Zelanda addirittura è diventata una pratica sportiva amatoriale nelle comunità agricole in cui ci si sfida a lanciare più lontano o più in alto gli stivali di gomma.

Persino il cinema, negli anni, ha reso celebre le “scarpe volanti”, grazie al film “Sesso e potere” (1997) di Barry Levinson, in cui il defunto Sergente Schumann (interpretato da Woody Harrelson) viene omaggiato proprio da numerosi e spontanei lanci di scarpe sui cavi elettrici. Altre pellicole dove appare lo shoefiti sono “Big Fish” di Tim Burton (2003), dove simboleggiano la ricerca della felicità; “Creed - Nato per combattere” (2015); “Sex Movie in 4D” (2008) o “Stanno tutti bene” di Giuseppe Tornatore (1990), dove alle scarpe volanti viene dedicata una lunga inquadratura. E mentre proliferano interpretazioni e vere e proprie leggende metropolitane di questo curioso fenomeno, centinaia di scarpe continuano a volare.

Generalmente, una volta appese in aria, le scarpe vengono fotografate e le fotografie vengono distribuite tra i colleghi “artisti”, così come tra il pubblico in generale. E a noi piace pensare che, in una città come Bra, ci sia proprio l’arte e la sua manifestazione alla base di questa pratica.

silvia gullino

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