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Politica | 27 luglio 2025, 07:00

La grande guerra dell’acqua: la parte pubblica si blinda, mentre Egea valuta se adire le vie legali

Saranno mesi difficili considerata la complessità della materia e la portata degli interessi in ballo. La politica tace pur mostrandosi sostanzialmente compatta. La società privata si muove con circospezione per evitare passi falsi

La grande guerra dell’acqua: la parte pubblica si blinda, mentre Egea valuta se adire le vie legali

“Credo che la politica dovrebbe avere la supremazia sul mercato, soprattutto quando si parla di acqua. Egea ha fatto perdere tempo e denaro (pubblico) in ricorsi sempre persi. Ma erano privati. Iren, subentrata ad Egea, continua con lo stesso atteggiamento. Se, dal punto di vista industriale, si capisce come può dispiacere perdere un settore di mercato così importante (e sempre di più lo sarà), dall’altro, far finta di non comprendere che,su questa questione, l’ultima parola deve averla la politica e non i tribunali significa essere “spregiudicati”, incuranti della decisione dei sindaci della provincia, ignorare colpevolmente che l’alternativa alla gestione pubblica è una gara europea (a cui Iren può partecipare ma senza garanzie alcune) e non una società con Iren senza gara. E che tutta questa “spregiudicatezza” sia portata avanti da una società mista pubblica in cui il socio pubblico risponde al nome dei Comuni di Torino, Genova, Reggio e altri…. è ancora più grave”.

 Questo il giudizio politico che Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte (Unione comuni ed enti montani), esprime in merito alla vicenda acqua, rispetto alla quale, nei giorni scorsi, c’è stato il pronunciamento dell’Ato4.

 In un frangente quanto mai delicato, è uno dei pochi pareri che si colgono, mentre i presidenti dei vari enti collegati al mondo acqua preferiscono il silenzio.

 Così come tace il mondo politico, tanto dal fronte di centrosinistra che da quello di centrodestra. 

 I toni di Colombero lasciano tuttavia intendere che si stiano attrezzando le  trincee in vista di possibili contromosse da parte di Egea Acque spa, la società assorbita da Iren, alla quale devono essere corrisposti 70 milioni di euro a titolo di “valore residuo”.

 Una cifra importante per il passaggio a Cogesi di Alpi Acque spa, la società a capitale misto pubblico-privato di cui Egea deteneva il 49%.

 Alpi Acque – lo ricordiamo - ha gestito per anni i servizi idrici integrati di oltre una cinquantina di Comuni del Fossanese, Saviglianese e Saluzzese, tra i quali appunto le città capoluogo, Fossano, Savigliano, Saluzzo, un bacino  che rappresenta circa un terzo della popolazione della provincia di Cuneo.

 L’amministratore delegato di Egea, Gianluca Riu, ha minacciato di adire le vie legali, ritenendo che siano in atto manovre dilazionatorie rispetto alla deadline fissata in un primo tempo a metà luglio e ora spostata a fine novembre. L’ente pubblico, forte del consenso di quasi tutti i sindaci del Cuneese – ne sono rimasti fuori appena una ventina – ritiene di essere dalla parte della ragione, confortato dal fatto che le precedenti sentenze sono state a suo favore.

 Il  recente pronunciamento dell’Ato (Autorità d’ambito) è rassicurante sul piano politico ma finchè non sarà stata versata l’ultima tranche la partita non può dirsi conclusa.

 Egea, dal canto suo, immaginiamo, abbia in corso serrate consultazioni con i legali per capire se e sulla base di quali argomentazioni ricorrere al Tar.

 Le vicende giudiziarie pregresse consigliano prudenza per cui, da quel fronte, ci si muove con passo felpato per evitare il rischio di soccombere nuovamente. 

Un duello, quello in atto, di non poco conto se si considera che il solo “valore residuo” è di 70 milioni di euro e, in prospettiva, Cogesi ha annunciato, per gli anni a venire, investimenti nell’ordine di varie centinaia di milioni di euro.

Giampaolo Testa

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