Quando entra in gioco la maternità, molte domande si affacciano senza risposte immediate. Come si accede all’indennità? Quali coperture esistono davvero? Chi gestisce la propria attività in autonomia deve affrontare ogni questione senza una struttura aziendale alle spalle. Per questo motivo, conoscere i propri diritti rappresenta il primo passo per agire con lucidità.
L’indennità di maternità non riguarda solo chi lavora come dipendente. Le tutele coinvolgono anche chi svolge attività professionale autonoma. Le modalità di accesso, i tempi, i documenti da presentare cambiano a seconda dell’inquadramento. Alcune professioniste risultano iscritte a una Cassa previdenziale di categoria, altre versano alla Gestione Separata INPS. Entrambe le strade prevedono una forma di copertura, purché i contributi risultino in regola.
Il diritto all’indennità non dipende dal fatturato né dalla frequenza dei lavori svolti. Il requisito fondamentale riguarda la posizione contributiva: almeno un mese di versamenti nei dodici mesi precedenti alla data indicata nel certificato medico. L’importo ricevuto si calcola in base al reddito dichiarato. Maggiore il reddito, più alta la quota spettante. Questo principio vale sia per la maternità naturale sia per l’adozione o l’affidamento preadottivo.
La durata dell’indennità segue un periodo di cinque mesi: due mesi prima del parto e tre dopo. Alcuni casi permettono una flessibilità maggiore, con possibilità di spostare parte del periodo pre-parto a dopo la nascita. Una libera professionista può decidere di continuare l’attività, senza rinunciare all’indennizzo. Questa possibilità rispecchia le esigenze di chi, per scelta o necessità, mantiene attivo il proprio lavoro anche durante la maternità.
Oltre al contributo economico, alcune Casse offrono servizi integrativi: assistenza psicologica, voucher per l’infanzia, percorsi di accompagnamento al rientro. Le condizioni cambiano in base all’ente previdenziale. Chi rientra nella Gestione Separata può richiedere il sostegno direttamente all’INPS attraverso la procedura online. Per le professioniste iscritte a un ordine, la domanda va presentata alla Cassa di riferimento, seguendo le regole previste dal proprio ordinamento.
Conoscere la propria posizione previdenziale semplifica le scelte
Ogni libera professionista rientra in un contesto specifico. Alcune risultano iscritte a ordini professionali e versano i contributi presso enti autonomi: avvocati, commercialisti, architetti, medici. Altre operano come freelance senza albo, e fanno riferimento alla Gestione Separata INPS. La differenza tra queste due strade non riguarda solo la modulistica. Ogni Cassa prevede trattamenti, tutele, tempi e importi differenti.
Una commercialista iscritta alla Cassa Dottori Commercialisti può accedere a un contributo economico e, in alcuni casi, a prestazioni integrative come il rimborso per l’asilo o per la babysitter. Una psicologa iscritta all’ENPAP segue regole diverse, con scadenze specifiche e servizi aggiuntivi legati al benessere emotivo. Chi rientra nella Gestione Separata può fare affidamento su un’indennità calcolata sul reddito, ma senza accesso a forme di assistenza extra. Ogni scenario va analizzato con attenzione.
La conoscenza della propria Cassa previdenziale permette di anticipare le scelte e costruire una pianificazione efficace. Molte libere professioniste scelgono di aprire posizioni previdenziali complementari per integrare quanto previsto dagli enti di categoria. Un fondo pensione, un’assicurazione sanitaria, un supporto per la maternità possono fare la differenza. La gestione previdenziale non va subita, ma compresa e guidata.
Presentare la domanda con precisione
L’indennità non parte da sola. Occorre inoltrare la domanda entro i tempi stabiliti, caricando tutti i documenti richiesti. La procedura varia in base all’ente di appartenenza. L’INPS richiede l’invio tramite portale telematico, allegando certificato di gravidanza, codice fiscale, dati bancari e una dichiarazione che attesti la prosecuzione o la sospensione dell’attività lavorativa.
Le Casse professionali utilizzano invece portali riservati e moduli specifici. Alcune richiedono l’autocertificazione del reddito, l’indicazione dell’IBAN, il certificato medico, l’attestazione di iscrizione e il pagamento regolare dei contributi. Chi presenta la richiesta in modo incompleto rischia un ritardo nell’erogazione o una riduzione dell’importo. Serve attenzione ai dettagli, rispetto delle scadenze, controllo delle ricevute e dei protocolli.
Il consiglio più utile resta quello di preparare tutta la documentazione con almeno un mese di anticipo rispetto alla data presunta del parto. Ogni giorno guadagnato evita complicazioni. Alcune Casse prevedono l’erogazione in un’unica soluzione, altre con versamenti mensili. L’importo percepito non influisce sulla possibilità di svolgere attività lavorativa in forma autonoma.
Accedere al congedo parentale: un’opportunità aggiuntiva
Dopo i cinque mesi di maternità, alcune libere professioniste possono richiedere il congedo parentale. Questa misura prevede un’estensione del sostegno economico, con una percentuale dell’indennità calcolata sul reddito.
La durata varia, così come le condizioni di accesso. Alcune Casse riconoscono giorni frazionabili, altri prevedono un limite massimo complessivo da utilizzare entro i primi anni di vita del bambino. La richiesta segue regole autonome, non sempre pubblicizzate in modo chiaro. Vale la pena consultare il proprio ente previdenziale e verificare se il congedo parentale rientra tra le prestazioni disponibili.
Un sostegno in più, che permette di prolungare la presenza accanto al figlio senza abbandonare del tutto l’attività professionale. La flessibilità del lavoro autonomo, se gestita bene, consente di costruire un equilibrio tra tempi di vita e ritmi di lavoro.
Pianificare il futuro con strumenti concreti
Ogni diritto riconosciuto si attiva con consapevolezza. Chi lavora in autonomia affronta spesso percorsi frammentati. Ogni passo richiede un’azione, ogni beneficio una richiesta formale. La maternità non si interrompe alla nascita: continua con la gestione quotidiana, con i bisogni nuovi che emergono, con la necessità di conciliare presenza e continuità lavorativa.
Una pianificazione attenta, costruita intorno a dati certi, strumenti digitali e servizi accessibili permette di vivere questa fase con maggiore tranquillità. La maternità professionale non coincide con l’assenza, ma con la scelta di riorganizzare la propria attività seguendo ritmi nuovi. Ogni diritto riconosciuto trova forza nella preparazione. Chi conosce, prevede, pianifica non perde tutele. A guadagnarci resta la qualità del lavoro e della vita.
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