Ci sono storie che nascono sui campi di periferia, all’ombra di porte consumate e parole semplici. E poi, improvvisamente, prendono un volo lungo, attraversano continenti, cambiano orizzonti, ma restano fedeli alle radici. È la storia di Simone Canepa, classe 1992, originario di Govone, e di Daniela Di Gangi, insegnante e giovane allenatrice cresciuta a San Cassiano. Due storie parallele che si sono incontrate tra palloni e appuntamenti di allenamento, e che ora si legano per sempre — sotto il cielo di Riyad.
Nei prossimi giorni, in Arabia Saudita, i due pronunceranno il loro sì. Una cerimonia civile lontana da casa, ma accompagnata da un affetto che corre veloce dall’Italia al Medio Oriente, tra telefonate, palpitazioni e un tifo che parte dalla comunità albese e arriva fino alla Juventus Academy dove oggi entrambi lavorano.
Simone, laureato in Scienze Motorie e allenatore Uefa B, aveva già raccontato a La Voce di Alba nel 2024 la sua avventura professionale: la prima esperienza in Asia con il Milan in Kuwait, poi l’approdo a Riyad, come insegnante in una scuola internazionale e tecnico della Juventus Academy. Un ponte sportivo e umano tra Langhe e Arabia Saudita, nella capitale di un Paese che sogna in grande anche nello sport.
“Qui seguo bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, da tutto il mondo. È un ambiente che cresce, curioso, pieno di energia. E nonostante la nostalgia dell’Italia, vivere qui mi ha aperto la mente”, aveva raccontato. Daniela, insegnante e allenatrice, ha scelto di seguirlo. Ha lasciato il San Cassiano, i suoi bambini, la sua routine, per un progetto non solo professionale ma di vita. Ora lavora anche lei per l’Academy bianconera, dividendo le giornate tra i più piccoli e i sogni dei giovani calciatori. La decisione di sposarsi nasce così, tra una sessione di tecnica di base e una di stretching, tra record di step e piccole nostalgie d’Italia. “Quando i giovani hanno un obiettivo e un desiderio, le cose si avverano”, racconta con orgoglio la mamma di Simone, che ha voluto condividere la notizia perché “è un esempio bello, pulito, pieno di impegno e possibilità”.
Le immagini ufficiali arriveranno dopo la cerimonia: un pallone, due cuori, una promessa. Nel frattempo, resta l'orgoglio delle famiglie e delle Langhe, che guardano da lontano due ragazzi che hanno fatto ciò che ogni atleta sa fare: alzare lo sguardo, partire, rischiare, credere.
















