A denunciarla era stata un'operatrice socio sanitaria, che aveva concluso la sua attività lavorativa nella stessa casa di riposo, il Tapparelli di Saluzzo. Ai Carabinieri aveva raccontato che la collega avrebbe maltrattato alcuni anziani degenti. Da qui iniziò l'attività ispettiva dell'Asl Cn1, che si occupa di attuare le sorveglianza sulla Rsa. Era il gennaio 2022.
La donna si presentò in caserma raccontando di alcuni presunti fatti che si sarebbero consumati tra il 19 e il 20 novembre 2021. Fatti che si riferirebbero limitatamente ai turni di lavoro che lei avrebbe avuto insieme alla collega. Quella collega, ora si trova accusata di fronte al tribunale a di Cuneo di maltrattamenti su due ospiti degenti nel nucleo Alzheimer temporaneo (Nat). Ad essersi costituiti parti civili nel processo a carico della donna accusata sono le famiglie degli ospiti - uno di questi deceduto- e la stessa Rsa.
Gli episodi che sarebbero stati tenuti in considerazione riguarderebbero due cadute di due ospiti avvenute una il 21 novembre e l’altra il 26. Entrambi gli episodi di sarebbero verificati durante i turni dell’imputata. Ma la “caduta” che avrebbe attirato di più l’attenzione delle autorità, sarebbe stata quella avvenuta il 26 novembre. In quella giornata venne richiesto l’intervento di un’ambulanza per una paziente del reparto di alta intensità che riportò un “bernoccolo in testa”. “Dall’esame delle cartelle cliniche - aveva proseguito Usai- non vi era nessuna correlazione tra le lesioni e i fatti denunciati” .
Accuse, poi, che la stessa imputata respinge. “Non ha mai incontrato problemi in tutta la carriera - ha spiegato al giudice-. Lavoro come oss da trent’anni. Non capisco l’accanimento nei miei confronti perché non credo di aver fatto sbagli sul lavoro: ho sempre lavorato in modo coscienzioso, come le è stato insegnato, con professionalità e soprattutto umanità”.
Tra le varie contestazioni rivolte l’opeatrice, anche quella di averla “vista schiacciare le braccia di un’ospite sul petto, fortissimo, tanto che l’ospite faticava a respirare”, di avere un modo nervoso di rivolgersi a infermieri e anziani e di aver “schiacciato i pollici a un paziente”. “Non ho mai fatto questo genere di intervento - ha affermato l’imputata - Sicuramente qualcuno ha visto questo modo di alzare le persone dalla toilette e di accompagnarle in carrozzina a sedersi”.
Ma nessuna violenza, assicura la oss, aggiungendo che in casi di necessità ci si rivolgeva agli infermieri: “Perché tutte le persone con stati di agitazione molto forte avevano terapie al bisogno: in alcuni casi contenerle era molto difficile”.
In merito all’episodio riferito della collega che la accusò, l'imputata ha fornito una versione differente: “Ci siamo accorte che la signora sanguinava dalle braccia, quando ci siamo avvicinate per alzarla dal letto: aveva la pelle molto sottile, solo sfregare le braccia poteva provocare sanguinamenti. Ho detto alla collega di chiamare l’infermiera per la medicazione: è andata così, l’abbiamo alzata e accompagnata alla porta”.
“Mi è capitato di alzare la voce. Può succedere in un reparto così - ha ammesso lei- perché in primo luogo le persone sono abbastanza sorde, io poi ho un mio modo di parlare e lavoravo in uno spazio molto grande: per questo c’era bisogno di parlare un po’ più forte. È successo che alzassi la voce se una persona in corridoio spingeva un altro ospite, ma non urlavo”.
Dopo un cambiamento di mansione, nel 2024 l’imputata ha dato le dimissioni dal “Tapparelli”.














