“L’era berlusconiana non è stata fascismo. E’ stata una democrazia degenerata. Come giornalisti abbiamo lavorato in assoluta libertà su sentieri stretti e Giuseppe D’Avanzo su strade disagevoli e pericolose. Con D’Avanzo siamo entrati nell’ossessione Berlusconi, abbiamo capito e scritto tutto rischiando molto. Ci sono dei momenti in cui l’inchiesta sul potere qualcuno la deve fare”, dice il direttore de il quotidiano “La Repubblica” Ezio Mauro sabato pomeriggio 4 febbraio ad Alba per l’incontro organizzato dal Partito Democratico (Pd) albese.
In Sala Beppe Fenoglio accolto dal sindaco Maurizio Marello, il direttore originario di Dronero (CN) riceve dal primo cittadino l’invito come ospite d’onore all’inaugurazione della prossima Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, l’evento dell’anno da queste parti.
Introdotto dal capo gruppo del Pd Claudio Tibaldi, Mauro ricorda “Le inchieste di Giuseppe D’ Avanzo” scomparso il 30 luglio scorso. Il caso Telecom Serbia, la lettera aperta di Veronia Lario, le dieci domande al presidente del Consiglio che non ha mai risposto. In tutto questo, altro e il giornalista spiato e controllato in tutti i modi dal potere persino attraverso alcuni colleghi interni a “La Repubblica”.
“Colleghi deboli. D’Avanzo aveva un rapporto privato con il direttore e questo ha scatenato gelosie all’interno della redazione”, dichiara Mauro.
A pubblico il direttore parla anche del suo legame personale con D’Avanzo: “E’ stato un pezzo della mia vita. Lavorava con me. Un’abitudine di 16 anni. Una figura molto, molto pesante. Faccio uno sforzo a rileggere certe cose sue. Vado a cercare il metodo con cui è arrivato alla sostanza con spirito di perfezionismo assoluto. Abbiamo discusso e litigato tantissimo. La nostra, una storia d’amore professionale dove non ci siamo risparmiati”.














