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Viabilità | 04 settembre 2015, 16:41

Mondovì: Via Nino Fracchia non è a misura di pedone

Approfondimento di un tema trattato recentemente da questo giornale. Accenni di marciapiede, ma nulla di più.

Mondovì: Via Nino Fracchia non è a misura di pedone

Il trentun agosto scorso abbiamo affrontato il tema della viabilità ciclo-pedonale su Via Primo Silvestrini e Via Nino Fracchia (http://www.targatocn.it/2015/08/31/leggi-notizia/argomenti/targato-curiosita/articolo/mondovi-un-politico-un-artista-e-la-mancata-pista-ciclabile.html) ed abbiamo provato a pensare in un'ottica di pista ciclabile e/o pedonale che possa agevolare la mobilità dei soggetti che non fanno uso dell'auto a vantaggio dei propri arti inferiori.

Qui si vuole, attraverso una didascalica esposizione fatta di sette documenti fotografici, dettagliare la situazione nel tratto in salita di tale ipotetico percorso, facente capo a Via Nino Fracchia.

Ipotetico a maggior ragione perchè, è bene premetterlo, non vi è ad oggi alcuna indicazione segnaletica (orizzontale o verticale) che faccia capire che questo tratto viario è vocato in qualche misura a pedoni e biciclette. Inoltre non insiste, per tutta la lunghezza della via, alcun attraversamento pedonale regolamentato dalle usuali e cosiddette “zebrature”. Partendo dal basso e proseguendo in salita, la prima cosa che si può notare, all'altezza della circolazione rotatoria che lega Via Nino Fracchia a Via Primo Silvestrini (nei due tratti: verso il centro città e verso Carassone), è l'originarsi di un pur ristretto marciapiede (FOTO NUMERO 1) sia a destra che a sinistra.

Quello di sinistra è in realtà un curioso allungamento dello spartitraffico relativo alla “rotonda”; va a formare una punta ristrettissima che immette su una “pista” di un metro abbondante, regolarmente asfaltata e delimitata da linea bianca continua. Tale pista NON contiene indicazioni sui potenziali fruitori (esempio: pittogrammi di pedoni e simili). Quello di destra è meglio dettagliato nelle FOTO NUMERO 2 e 3, che descrivono la “nascita” e la “morte” del breve marciapiede: neppure trenta metri.

Si chiude inoltre (vi veda la FOTO NUMERO 4 in proposito) gradualmente ed ufficialmente, la corsia che rappresenta la ideale prosecuzione del marciapiede. Purtuttavia, da un punto di vista pratico, si può dire (e lo sancisce la FOTO NUMERO CINQUE) che permangono (e siamo già all'altezza dell'indicazione segnaletica verticale che indica la circolazione rotatoria di Via delle Langhe) sufficienti spazi, a destra e a sinistra, per il transito pedonale.

Andiamo ora alla FOTO NUMERO SEI : poco prima di Via Langhe la “corsia supplementare” si perde nel nulla. Sul lato opposto (FOTO NUMERO SETTE) avviene la stessa cosa. Infatti, si può notare come un cordolo in cemento, ad un certo punto, interrompa quella che nel frattempo è diventata non più una corsia asfaltata ma un incolto produttivo dove abbonda comunque un bel verde che pare non aver sofferto la siccità.

L'auto in transito, di modesta larghezza, dà l'idea della ristrettezza del passaggio in circolazione rotatoria. Si badi però che, ad una misurazione pur sommaria (fatta dei passi di un gigante, alla moda dell'arbitro che determina la distanza della barriera) si apprende che la linea rossa (segmento aggiunto redazionalmente) indicante la misura dell'intera aiuola prossima alla rotonda, racconta di ben OTTO METRI di occupazione di relativo suolo.

Come a dire: non si potrebbero, a vantaggio dei pedoni, sacrificarne due e destinarne uno e mezzo per la prosecuzione di quella “corsia supplementare-terra di nessuno” che viene perentoriamente, poco prima, interrotta dal cordolo in cemento?

marco roascio

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