A Cuneo,a Scrittorincittà, sabato 20 novembre è stata la giornata di Paolo Crepet. Perché siamo infelici (Einaudi 2010), un libro scritto con altri studiosi per capire da vicino il dramma che si cela dentro il Male oscuro. Vi ricordate ? Giuseppe Berto l’aveva chiamata così, la depressione:in un libro epocale, scritto tutto di getto, senza punteggiatura. Un miracolo linguistico che ancora oggi non ha eguali.
Paolo Crepet ha tracciato un ritratto dell’Italia di oggi, partendo da un tema che gli è caro e di lavoro:i ragazzi.
La prospettiva è povera:Uomini e donne, nel senso del programma di Maria De Filippi, è la cifra di adesso. Una specie di deserto dei sentimenti, anzi un programma girato apposta per illudere gli adolescenti.
Il pensiero di Crepet non ha peli sulla lingua:qualunque cosa comoda è stupida. Ha fatto sua l’espressione di un grandissimo velista neozelandese il quale capì questa sfumatura della realtà dopo avere conosciuto tutti i mari del pianeta.
Per arrivare ad essere felici ci vogliono sudore, lacrime, merda e angoscia:questa è la ricetta. Non si può stare a casa a guardare uno schermo ultrapiatto su di un letto dove il caldo ce lo porta un piumino danese.
Solo il bambino che cade dalla bicicletta e si sbuccia le ginocchia, ma arriva a casa comunque, vince:perché ha guadagnato la stima di sé stesso, la prima dote d’obbligo per vivere bene. Soddisfatti.
Poi c’è il metodo di educare i figli. Educare non significa mantenere, dove il verbo conserva soltanto un significato economico che dissipa ogni impegno sentimentale ed affettivo.
E’ meglio avere per padre un capitano che s’incazza se arrivi a quindici anni alle sei del mattino, oppure un padre di ricotta ed una madre bancomat dai quali deriverà un figlio ghigliottina ?
Davvero ci vorrebbe un Capitano, o mio capitano (dal film straordinario interpretato da Robin Williams, L’attimo fuggente ) in cui un uomo aveva saputo donare un palpito eterno, di poesia e cuore, a dei ragazzi.
Siamo ridotti male. Se pensate che il Sindaco di Ravenna ha dovuto ingaggiare Crepet per dare forza e sostegno ad un’ordinanza emessa per vietare gli alcolici ai ragazzi con età inferiore a sedici anni durante l’estate. Quel sindaco è stato il bersaglio di attacchi e pressioni politici molteplici, che gli sono piovuti in testa da tutte le parti.
Questa è l’Italia, dove si fanno corsi perché i figli non mangino merendine geneticamente modificate ma li si lascia liberi di sorbirsi due ore al giorno di Uomini e donne di Maria De Filippi.
Poi c’è il problema della sensibilità. E se mio figlio mi viene su sensibile ? Così la domanda che spesso viene fatta a Crepet, manco fosse una disgrazia. Pensate a tutti gli artisti, di ogni generazione, se non avessero avuto la sensibilità. Pensate ad un mondo dove la sensibilità non ci fosse. Sarebbe come vivere su Marte. Minimo.
La sensibilità, che realtà umana ed animale straordinaria.
Esistono scimmie che in India – in un luogo impronunciabile dove il clima uccide ma alla sera i tramonti sono cinematografici – piangono alla sera. Capiscono che un giorno è passato. La vita si dissipa da sola, giorno dopo giorno, amaramente.
Crepet si è congedato con un’immagine che fa riflettere.
In volo da Roma a Genova. E’ una giornata di aprile dove il sole splende ed il mare è una distesa di luce liquida. Oro zecchino. Non c’è neanche una vela. Non c’è una persona che abbia deciso di uscire in barca. Quindi. Vai in ufficio, anzi telefoni e disdici tutti gli appuntamenti. Passi da casa a prendere tua figlia che è assisa davanti ad una puntata di Uomini e donne. La strappi a quella realtà con una scusa, anche meschina. Arrivi al porto, sali sulla barca con lei, e metti le vele verso il vento. Terzaroli per circa tre ore sul mare. Magnifico. Tre ore di sole e sale. Durante un consiglio di amministrazione. Una goduria.
Tra cinquant’anni quando chiederanno a tua figlia chi era suo padre, lei risponderà:uno che mi ha rapito. Non uno che mi ha lasciato tre garage.
E poi dicono che Crepet non capisce un’acca.













