“Lo spaventapasseri che veglia sul campo di grano vale molto perché custodisce la vita che nasce… ”. Non c’era bisogno di conferme su quanto Castellar avesse a cuore le sorti delle sue “sentinelle dei campi”, ma se ce ne fosse stato crediamo sia tutta in questa affettuosa dichiarazione d’amore e di stima che campeggia sul manifesto della 17ma edizione della “Festa degli spaventapasseri” che Castellar si appresta a vivere – come di consueto – nell’arco di tempo compreso fra le prime due domeniche del mese di maggio.
Mancano ancora due settimane all’evento, ma in paese c’è il fermento tipico dei laboriosi alveari. Perché qui, gli “Spaventapasseri” uniscono e c’è sinergia d’intenti. Perché qui, almeno in determinate occasioni, almeno quando serve, si rema tutti nella stessa direzione. Da sempre. Da 16 anni. Da quando Silvano Borretta, in giro in una fiera nel nord-est d’Italia, fu rapito dalla curiosa ammirazione con la quale un gruppo di ragazzini guardava estasiato uno spaventapasseri esposto e di quello spaventapasseri pensò di farne l’emblema del paese, inventandogli una festa tutto intorno. Una festa cui il paese partecipa anziché assistere. Una differenza fondamentale. Perché è con l’aiuto di tutti che si costruiscono i grandi eventi. E Castellar ne è la conferma.
Un sindaco giovane e capace, 270 abitanti “sparsi” su di una superficie di 3,8 chilometri quadrati per una densità abitativa di 65 “anime” per chilometro quadrato, incastrato nella quiete di colline sulle quali crescono, maturano e si affermano le mele della Valle Bronda, i “ramassin” del Monviso e – soprattutto – le uve Pelaverga: ecco perché di Castellar si dice sia un “borgo da vivere”. Un “borgo da vivere” che dall'1 all’8 maggio sarà anche e soprattutto un “borgo da vedere”, grazie ai suoi 200 e forse più spaventapasseri dislocati ovunque, ma anche all’apprezzabile Museo delle uniformi del Regio Esercito Italiano che documenta l'evoluzione dell'uniforme militare dall'Unità d'Italia alla seconda guerra mondiale, curato dall’attuale proprietario del Castello del XIV secolo che domina uno sperone roccioso. In programma artisti di strada e giocolieri, gruppi musicali popolari, occitani e rock, le arpe della “Salvi” di Piasco, mostre fotografiche e l’immancabile bicchiere di Pelaverga, degustato all’interno dell’omonima cantina.