Già ieri avevamo pubblicato la rimostranza, che correva sul web, da parte dei tifosi cuneesi, juventini e non, che si lamentavano del prezzo troppo esoso da sborsare per assistere alla partita amichevole tra la squadra bianconera e l'AC Cuneo 1905. Oggi torniamo sull'argomento ospitando la lettera inviataci dalla Curva Vasco, nella quale i tifosi spiegano le ragioni della protesta:
"Venerdì pomeriggio, in occasione dell’amichevole Juventus-Cuneo a Chiusa Pesio, come sostenitori biancorossi abbiamo inteso esprimere la nostra civile protesta contro i prezzi - da noi giudicati eccessivi - dei biglietti per il match, esponendo all’esterno dell’impianto uno striscione di contestazione.
I ticket per le varie tribune oscillavano tra i 20, i 25 e i 30 euro, con riduzioni a 10, 12 o 15 euro applicabili, a quanto leggiamo dal sito ufficiale dell’organizzazione SportVal, solo per i bambini fino ai 12 anni (esentati sotto i 6 anni): se ne deduce, per fare un semplice esempio, che il costo totale per una famiglia di quattro persone poteva andare da 40-50 euro minimi fino addirittura a 120 euro.
Ci sia consentito di ricordare, per inciso, che il reddito mensile medio in Italia rilevato nel 2010 è di poco inferiore ai 1300 euro (dati ISTAT), a fronte di un orario “normale” di 40 ore a settimana: in altre parole, il cittadino (quindi il tifoso) italiano guadagna in media circa 8 euro per ora lavorata.
Ora, che il costo di un’amichevole estiva in un campo sportivo di paese equivalga a 3 o 4 ore di lavoro a persona sembra eccessivo perfino a noi che della scelta di seguire le nostre maglie su qualsiasi distanza e a qualsiasi condizione abbiamo fatto un “credo”.
Non ci sfugge certo il fatto che “eventi” del genere richiedano uno sforzo organizzativo ingente, con il contributo – spesso volontario e perciò senz’altro encomiabile - di decine di persone.
Ma quel che ci interessa è porre l’attenzione non tanto sul singolo episodio, quanto soprattutto sulla mentalità sottostante a scelte di questo genere, cioè quella per cui lo sport dev’essere ad ogni costo sradicato da considerazioni non ispirate alla pura e semplice utilità economica e consegnato tutto intero alla legge della domanda e dell’offerta, in forza della quale il tifoso è un cliente tale e quale agli altri.
Si tratta un’equiparazione sbagliata perché i tifosi hanno un tipo di “fidelizzazione” (per usare un brutto termine caro ai promotori della famigerata “tessera”) completamente diverso da quello di chi acquista un “marchio”: per questo è sbagliato prenderli per la gola confidando, a ragione o meno, che perfino in tempi drammatici come quelli attuali ci sarà comunque qualcuno, magari meno motivato ma più libero da preoccupazioni materiali, disposto a sborsare qualcosa di più.
E’ proprio il principio che, applicato su scale ben superiori a queste, ha contribuito in questi anni a sfasciare il nostro meraviglioso gioco e svuotare gli stadi con rincari, orari spezzettati e infrasettimanali assurde, fino a sfociare nella totale indifferenza verso i sostenitori che è evidente, ad esempio, quando si trasformano i ritiri in costosi “happening” o si spostano le competizioni ufficiali a Pechino.
Tornando all’argomento di partenza, ci è sembrata ottima l’idea di promuovere le attività di un’intera vallata e l’immagine delle sue stupende montagne sfruttando l’indubbio richiamo di una grande squadra.
Pessima, invece, la decisione di imporre a famiglie e tifosi “normali” prezzi da giapponesi in vacanza, che di certo non aiuteranno – per il poco che possono incidere sulla situazione generale – a riportare il pallone fuori dalle logiche impazzite del calcio moderno e dai tanti problemi che continuano a scaturirne in questi anni".
Curva Vasco Cuneo
















