“Tutte le volte che l’Italia sta per cambiare, succede qualcosa. Le fasi di transizione sono sempre state pericolose. Sono sempre finite con il sangue. Penso si devono concludere prima possibile perché più durano e più certi interessi tendono a fare tutto quello che possono per difendere il proprio potere. Questa è una fase di transizione e sono preoccupato perché conosco la storia del mio Paese. Una storia molto complicata dove ci sono troppi doppi fondi e niente è mai come sembra. Ustica, la strage di Piazza Fontana, gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, etc. Ognuna di queste storie non è mai come ce l’hanno raccontata. Chi ha ucciso Falcone e Borsellino noi ancora non lo sappiamo, ma la morte dei due magistrati è il punto di svolta della storia italiana”.
Questo sostiene Walter Veltroni sul palco del Teatro Sociale “Giorgio Busca” di Alba venerdì sera 28 ottobre scorso con il suo ultimo libro “L'inizio del buio” (Rizzoli, 2011).
In dialogo con il giornalista albese del “Corriere della Sera” Aldo Cazzullo, il deputato lancia interrogativi: “Come mai le stragi del 1993 - 1994 cominciano e poi finiscono? Perché il capo della Banda della Magliana, Renato De Pedis, dal 24 aprile 1990 è sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare a Roma accanto a vescovi e prelati?”
Spronato da Cazzullo, Veltroni parla delle Brigate Rosse e del rapimento di Roberto Peci fratello di Patrizio primo pentito delle BR. “Con quel rapimento i brigatisti fanno una cosa mafiosa. Penso che una parte del terrorismo abbia eseguito omicidi su commissione proprio come la mafia”, dice Veltroni.
L’ex segretario del Partito Democratico (Pd), non parla di politica. “Su questo non rispondo. Sono qui per altri motivi”, dice a una giornalista arrivata con una domanda sul Pd.
L’ex vicepresidente del Consiglio ed ex ministro dei Beni culturali del Governo Prodi parla della società di oggi “precipitata dentro la spettacolarizzazione della morte umana”, da quando la televisione italiana trasmise in diretta la caduta del piccolo Alfredino Rampi di sei anni in un pozzo artesiano di una frazione vicino a Frascati. Era l’11 giugno 1981. La storia finì male.
“L’uomo arrivato sulla luna dodici anni prima, non riuscì a tirar fuori dal pozzo il bambino”, dice Veltroni. Ma comincia da lì la “società cinica di oggi perché ha visto tutto. Siamo l’unico paese al mondo, dove il “Grande Fratello” dura da tredici anni. La trasmissione televisiva dove il messaggio è “tu vinci se fai cadere gli altri”. Si può dire che siamo in un buio pesto”, sostiene Veltroni.
La serata organizzata dalla Fondazione “Ugo Cerrato” è stata introdotta da Marta Giovannini esponente del Partito Democratico e vice presidente del Consiglio comunale e dal presidente della Fondazione Giovanni Battista Panero.
Tra un dialogo e l’altro l’attrice Marianna Dal Collo legge brani dal libro di Veltroni e un passo dell’ultimo romanzo di Cazzullo “La mia anima è ovunque tu sia” (Mondadori, 2011).
Ambientato ad Alba e nelle Langhe tra il 1945 e i nostri giorni, l’autore lo definisce “Un’opera basata su una leggenda e come tutte le leggende ha un fondo di verità”, dice Cazzullo promettendo un ritorno ad Alba per parlarne.