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Sanità | 02 maggio 2020, 13:00

Odontoiatri pronti a ripartire, in attesa di conoscere le linee guida per operare in sicurezza

Il settore denuncia un calo del 95% del fatturato. I dentisti, essendo sanitari, non erano obbligati a chiudere. Lo hanno comunque fatto, garantendo solo le urgenze

Odontoiatri pronti a ripartire, in attesa di conoscere le linee guida per operare in sicurezza

Anche gli odontoiatri si preparano a ripartire. Ma sarà una ripartenza condizionata, ovviamente, dalle misure restrittive che ancora riguardano la maggior parte della popolazione. Ci sono ancora tanti dubbi sulle modalità e i tempi.

Dopo uno stop quasi totale, con le sole urgenze garantite - molte a titolo gratuito - dal 10 marzo scorso, il settore denuncia un calo del fatturato che si aggira sul 95%.

Gianpaolo Damilano, presidente della Commissione Albo Odontoiatri della provincia di Cuneo, evidenzia le difficoltà del settore, presenti e future. "Per noi è stato un periodo ad incassi 0, con le spese fisse invariate, l'accesso estremamente difficoltoso alla cassa in deroga e nessun aiuto statale. La ripresa dell'attività, quando ci sarà, avverrà secondo modalità molto più restrittive a fini precauzionali di tutela personale e tutela dei pazienti, con redditività dimezzata. Tra l'altro, abbiamo necessità di DPI, non li troviamo e hanno prezzi assurdi". 

Damilano ha inviato una lettera ai colleghi, evidenziando il senso di responsabilità della categoria ma anche le difficoltà oggettive cui andrà incontro la professione. Comprensibilmente, visto che l'odontoiatra opera in bocca. "Non dimentichiamo che nessun limite di legge all'esercizio è stato dato ai sanitari, quindi agli odontoiatri. Non siamo stati fermati, ci siamo responsabilmente fermati.

Quindi, responsabilmente dobbiamo continuare a comportarci. Dobbiamo avere ben chiaro che nei nostri studi il massimo rischio lo corriamo noi stessi ed il nostro personale, e indirettamente le nostre e le loro famiglie.

Al momento in cui si scrivono queste note, non abbiamo ancora linee di comportamento validate dall'ISS a cui riferirci con certezza, E' noto che il problema con cui dovremo confrontarci è quello della generazione di aerosol, e sarà quello che avrà i maggiori effetti sulle nostre prestazioni professionali.

La prima considerazione: proteggere se stessi e il nostro personale.

In questa prima fase sarà conveniente circoscrivere la propria attività professionale a prestazioni con rischio quanto possibile ridotto, limitare al minimo indispensabile l'esposizione del personale dipendente, differire l'attività ad alto livello di esposizione, sostanzialmente limitarsi alla messa in sicurezza delle numerose urgenze affrontate durante il periodo di lockdown stretto. Data l'incertezza dobbiamo essere ben consapevoli che anche sotto il profilo della responsabilità siamo molto esposti, e finché non avremo raccomandazioni validate sarà necessario comportarsi con estrema prudenza. Solo queste raccomandazioni, una volta pubblicate, ci consentiranno di lavorare con criteri certi per la sicurezza di operatori, personale di studio e pazienti.

La seconda considerazione: proteggere i nostri pazienti. Dovremo predisporre misure in grado di conciliare le distanze “sociali” e l'accoglienza con le misure tuttora vigenti di prevenzione contagio.

Dovremo chiedere ai nostri ai nostri pazienti di pazientare ancora un poco informandoli, e chiedere la loro collaborazione. Dovremo renderli consapevoli che per la loro sicurezza in primis dobbiamo salvaguardare la nostra. Mai come ora dovremo puntare sul concetto di alleanza terapeutica, che davvero, per funzionare, dovrà essere a due vie".

Redazione

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