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Attualità | 23 giugno 2021, 07:40

“Il mio competitor alla guida CSEA non è stato Rubiolo, bensì Mauro Calderoni”

Lungo e a tratti duro “sfogo”, all’indomani del “pasticciaccio” dell’elezione del CdA del Consorzio, di Nando Arnolfo, uno dei candidati alla Presidenza, poi ritirato. “I sindaci mi hanno dato l’opportunità nuovamente immergermi nella politica, quella di alto profilo, che non scende a squallidi mercanteggiamenti”

Da sinistra Nando Arnolfo e Mauro Calderoni

Da sinistra Nando Arnolfo e Mauro Calderoni

Da qualche giorno si è conclusa la vicenda legata alla nomina del presidente CSEA per il prossimo quinquennio, con la conferma del presidente uscente e la conseguente bocciatura della mia candidatura.

Ritengo doveroso, per il rispetto che devo alla larga maggioranza di voi, sottoporvi alcune riflessioni maturate nel corso di due settimane intense di contatti, attraverso i quali ho potuto conoscere tante persone che in modo disinteressato perseguono l’interesse pubblico spesso addirittura a scapito del loro privato.

Ho accettato la candidatura propostami dal sindaco di Villafalletto perché le tematiche oggetto dell’incarico (smaltimento, ecologia, ambiente) ricoprono uno spazio importante nella mia personale scala di valori e ritenevo che le mie esperienze professionali, ampiamente documentate da un congruo curriculum, fossero pienamente idonee e all’altezza dell’impegno che andavo ad assumere.

Presentata la domanda lunedì 31 maggio, giorno di scadenza dei termini, fin dal pomeriggio stesso venivo fatto oggetto di polemiche e critiche, di cui faticavo a comprendere il significato.

Mi si attribuivano ruoli di subalternità a manovre di destabilizzazione di una situazione di equilibrio, minacciato dalle rivendicazioni del sindaco di Villafalletto, di cui mi si definiva il braccio esecutivo.

Troppo facile sconfessare queste illazioni di basso profilo: io allora non conoscevo affatto Pino Sarcinelli, e solo in seguito ho avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo. Confesso anzi che mi sono sentito fiero quando ho saputo che la scelta era caduta su di me per ragioni esclusivamente meritocratiche, sulla base del profilo professionale e delle mie esperienze manageriali documentate.

Ho pensato che finalmente prevalesse la serietà nei sistemi valutativi e fossero finalmente i curricula a pesare in maniera determinante. Naturalmente la disillusione è stata come un pugno nello stomaco.

All’inizio ho creduto semplicemente di poter restituire alla collettività quanto la fortuna mi aveva dato di ricevere nel mio percorso professionale. Mi sono immerso anima e corpo nel confronto con il mio competitor, accorgendomi subito che di fatto il mio avversario non era affatto Rubiolo, bensì il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni. Il quale giustificava il suo accanimento nel nome della continuità gestionale, quasi io fossi un pericoloso sovvertitore dello statu quo.

Eppure conosceva e riconosceva pubblicamente le mie capacità e l’onestà intellettuale, fin dai tempi in cui avevo lasciato il posto in Consiglio comunale a Saluzzo all’allora giovane rampante Mauro. Ironia della sorte mi trovavo di fronte quel Fulvio Rubiolo il quale aveva non aveva esitato ad accettare la carica di presidente del Consiglio comunale dopo la mia rinuncia, per una coerenza politica richiestami dal gruppo stesso cui aderiva Mauro Calderoni.

Nonostante queste strane anomalie ho deciso di mettermi in gioco ugualmente con le sole carte che avevo a disposizione: la professionalità e l’esperienza di una vita alla direzione di enti di rilevanza nazionale.

Ho cercato il confronto con tutti i sindaci che ho potuto raggiungere, e mi rammarico che i tempi stretti non mi abbiano consentito di raggiungerli tutti. Ho intrapreso una vera e propria campagna elettorale, condotta con la massima onestà e trasparenza; e di questo ne siete stati buoni testimoni.

Abbiamo parlato di rifiuti e di smaltimento, ma anche cercato di dare significato alle altre due parole dell’acronimo SEA, ecologia e ambiente. Abbiamo ipotizzato l’inserimento in contesti più ampi, con progetti in linea con le opportunità aperte dal Recovery Fund.

Molti di voi mi hanno cercato e dal confronto ho capito che l’area del cambiamento poteva essere prevalente. Alcuni sindaci, pur apprezzando le mie argomentazioni, mi hanno confessato che per ragioni diverse, forse discutibili, non avrebbero votato per me.

Ma molti hanno apertamente dichiarato l’appoggio alla mia candidatura.

Alla fine delle mie peregrinazioni nel Saluzzese, Saviglianese, Fossanese, avvertivo una soddisfazione interiore che mi riportava agli entusiasmi giovanili, consapevole di aver combattuto una battaglia duramente, ma sempre con la massima correttezza e trasparenza. Mi ero anche illuso di averla spuntata, e non mi sbagliavo, perché dalla mia parte potevo contare su circa il 60% delle quote.

Non avevo messo in conto che esiste in politica una zona grigia che non avevo ancora avvertito nella fattispecie di questo mio breve percorso, ma che alla fine si sarebbe rivelata fatale. Tutti voi sapete bene che nella partita a scacchi che si è giocata tra i Comuni del consorzio, la mossa decisiva è stata di Fossano, che ha ribaltato con un colpo di teatro a sorpresa l’esito della partita.

Eppure in un incontro richiesto dal sindaco Tallone, in presenza di Giulio Ambroggio, lo stesso mi aveva assicurato la fiducia e l’appoggio verso un nuovo progetto gestionale per la CSEA. Il giorno antecedente la votazione lo stesso Dario Tallone mi aveva richiesto un ulteriore incontro presso l’ufficio comunale, alla autorevole presenza del senatore Giorgio Bergesio.

Il senatore, quale testimonianza delle mie capacità gestionali, volle descrivere al sindaco l’apprezzamento degli allevatori fossanesi nei riguardi della gestione da parte mia di due importanti epizoozie quali la malattia vescicolare suina e “mucca pazza”, ai tempi in cui dirigevo i servizi veterinari Asl proprio a Fossano.

Il sindaco Tallone prese infine la parola ribadendo la sua piena soddisfazione per il cambiamento, aggiungendo una nota di biasimo per un presidente del quale dopo due anni di sindacatura non conosceva le sembianze, richiedendomi per il futuro un più stretto collegamento. Verso le tredici ci salutavamo cordialmente, non prima che il senatore raccomandasse il massimo sostegno, suggerendo al sindaco di presenziare di persona all’assemblea, senza il vice Pellegrino, ritenuto non fidato per questa operazione.

Il mattino dopo mi veniva segnalata la presenza di Calderoni a Fossano. Qui mi fermo e lascio all’immaginazione di ciascuno cosa possa essere successo. Per parte mia restavo comunque fiducioso. Per di più ricevevo una inaspettata telefonata in cui il senatore mi aggiornava di tentativi dei saluzzesi per convincere Fossano a cambiare schieramento, respinti al mittente, a suo dire, in modo fermo e deciso.

Il sindaco Ambroggio mi rassicurava inoltre che nella riunione tenutasi la sera antecedente i sindaci del saviglianese quasi all’unanimità (tranne Cavallermaggiore) si erano espressi in mio favore. Aveva telefonato in tarda serata tale esito al collega fossanese, con il riscontro favorevole da parte sua ed il suo commento che la partita poteva ritenersi chiusa.

Nulla era trapelato, ne trapelerà, sulla trattativa “riservata” svoltasi la mattina seguente nella terra degli Acaia, ma di certo gli interventi di personaggi, solo in apparenza slegati dalla vicenda, era da considerare forse sospetta.

Dario Tallone, il redivivo vicesindaco Pellegrino, il senatore Bergesio da una parte, Calderoni dall’altra, un indefinito ruolo che avrebbero avuto un consigliere regionale ed il sindaco di Venasca Dovetta, di recente stranamente allineato su posizioni marchionali, sono stati gli attori protagonisti di una piece teatrale, che parafrasando il capolavoro di Gadda si potrebbe scherzosamente intitolare “Quel pasticciaccio brutto de via Merulana”. Ognuno di voi può leggerlo come gli pare, ma per rimuovere ogni possibile sospetto penso sia necessario un chiarimento da parte dei protagonisti su come sia stato capovolto il risultato di una partita, per usare ancora una metafora, svoltasi lealmente fino al 90esimo minuto e risolta forse in fuorigioco nei minuti di recupero.

Tallone ha cercato di giustificare il suo comportamento dicendomi che il vicesindaco aveva preso la parola scavalcandolo. Excusatio non petita. Evidentemente un po’ di vergogna era riaffiorata.

Per alleggerire il tema, mi sentivo un tantino preso per il curri-culum. Il tentativo pieno di ipocrisia di coinvolgermi con una nomina nel CDA mirava a salvare la faccia di qualcuno. Ho rifiutato perché ho ritenuto fosse offensivo della mia professionalità e anche della dignità della mia persona.

Alla fine di tutta la vicenda, cari sindaci, vi devo un sentito, profondo Grazie.

Mi avete dato l’opportunità di nuovamente immergermi nella politica, quella di alto profilo che persegue il fine supremo che è il bene pubblico. Che crede nella meritocrazia e non scende a squallidi mercanteggiamenti.

Che opera nella massima trasparenza e lealtà. Con molti di voi ho costruito in breve tempo un rapporto di reciproca stima, con alcuni anche un embrione di amicizia, che spero di continuare a coltivare.

Buon lavoro. Soprattutto nella difesa e nello sviluppo di un territorio che merita davvero di essere tutelato e valorizzato.

Firmato: Nando Arnolfo

Al direttore

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