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Attualità | 03 giugno 2022, 17:22

Dopo l'inverno, anche la primavera è stata avara di precipitazioni: la Granda ancora nella morsa della siccità

I datri diffusi da Arpa Piemonte evidenziano le tantissime anomalie climatiche degli ultimi sei mesi, con temperature molto alte e la neve ad un livello di fusione solitamente presente a fine luglio

Punta Maladecia, a 2745 metri in Valle Stura

Punta Maladecia, a 2745 metri in Valle Stura

Dopo l’inverno 2021-2022 che è stato uno dei più caldi e secchi degli ultimi 65 anni in Piemonte, anche la primavera 2022 si posiziona tra le prime 6 più avare di precipitazioni, stagione che è culminata con un mese di maggio tra i più caldi degli ultimi 6 decenni, alla pari con quello da record del 2009, con una anomalia di oltre 2°C rispetto alla norma 1991-2020.

Un semestre nero per il clima piemontese soprattutto in termini di precipitazioni visto che da dicembre 2021 sono caduti mediamente alla testata del bacino del Po 181 mm di pioggia contro una norma di 433 mm, che rappresenta un deficit complessivo pari al 58%, con punte di oltre il 70% sulle zone pianeggianti del torinese e del novarese.

Si tratta del 3° semestre più asciutto degli ultimi 65 anni dopo il periodo ottobre 1999-marzo 2000 e quello luglio 2001–gennaio 2002.

Da inizio anno sono stati soltanto due gli episodi di pioggia davvero significativi in regione: la giornata del 23 aprile e, in misura minore, la prima settimana di maggio che è stata di stampo primaverile e nella quale si sono osservate più di un terzo delle piogge di questa primavera.

Il mese di maggio in sé ha fatto registrare un deficit di precipitazioni pari al 30% rispetto al mese tipo, anche se alla fine le giornate piovose (15) sono state in linea con quanto ci si può attendere in questo periodo dell’anno (16).

Ma la vera importante anomalia del mese passato sono state le temperature che, per tutte e tre le prime settimane del mese, sono state ben al di sopra della norma del periodo, culminando nelle giornate record dal 18 al 22 quando in molte località le massime hanno raggiunto i 34°C senza tuttavia raggiungere le punte estreme registrate nel 2009.

La scarsità idrica dal punto di vista meteorologico viene ben rappresentata dall’indice SPI che mostra valori negativi su tutte le scale temporali (sia sul breve che sul lungo periodo). In particolare, questa accoppiata inverno-primavera è la più asciutta degli ultimi 65 anni dopo quella del 2002-2003 come mostrano le mappe di SPI a 6 mesi messe a confronto. Si nota come in quest’ultimo caso la siccità a 6 mesi sia estrema sulla quasi totalità della regione, con valori dell’indice che si riscontrano solo una volta in 70 anni circa.

Non molto differente la situazione sulla scala dei 3 e de 12 mesi dove sono sempre le zone pianeggianti a soffrire maggiormente la mancanza di precipitazioni degli ultimi mesi.

Una nota a parte la merita l’indice SPI a 1 mese che mostra come la prima settimana piovosa di maggio abbia comunque apportato un po’ di sollievo soprattutto ai bacini meridionali del Piemonte anche se, il valore di normalità è in realtà una normalità tendente al secco. Come illustrato nel bollettino mensile delle risorse idriche appena pubblicato, è significativa la differenza tra l’indice SPI e l’indice di Palmer ad 1 mese: in quest’ultimo si vede chiaramente l’effetto della forte evapotraspirazione causata dalle alte temperature delle prime due decadi di maggio che non hanno aiutato di certo la partenza della stagione seminativa.

Analizzando i dati delle stazioni nivometriche di Arpa Piemonte si noti come lo scarso innevamento, associato alle elevate temperature, abbiano determinato la completa fusione del manto nevoso anche a quote elevate. L’anticipo della completa fusione in alta quota rispetto ad un’annata normale è stato superiore al mese.

A livello di SWE (snow water equivalent) le stime modellistiche effettuate su tutto il bacino del Po alla confluenza col Ticino, mostrano di conseguenza valori complessivi molto bassi, al di sotto del 1° decile storico, con un deficit stimato attorno al -65%. Si noti come le elevate temperature di maggio abbiano innescato la fusione dello scarso manto nevoso sulle nostre montagne, portando i valori di SWE ai livelli solitamente presenti a fine luglio.

Relativamente ai deflussi, il mese di maggio è stato caratterizzato da una ripresa delle portate fluviali grazie alle precipitazioni di inizio mese; la successiva fase più secca e calda ha poi determinato un progressivo calo dei valori misurati su tutto il reticolo idrografico principale e secondario della regione. Infatti, le portate dei corsi d’acqua del reticolo idrografico principale e secondario della Regione continuano a presentare ovunque rilevanti scostamenti negativi, rispetto alla media storica di riferimento. Ad eccezione del Toce e della Dora Baltea che presentano scostamenti negativi inferiori al 30%, sui restanti bacini si registrano deficit fino al 70-80%.

redazione

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