In occasione del festival diffuso “Il Ponte del Dialogo”, Dronero ha ospitato ieri, sabato 4 novembre, Massimo Angelini. Presso la Sala Milli Chegai ed intervistato da Gianluca Cavallo, ha presentato il suo libro: “Ecologia delle parole”.
“Io sono convinto che non è vero che noi diciamo quello che pensiamo, ma che noi pensiamo quello che riusciamo a dire. Se lasciamo da parte le emozioni e quella parte di pensiero che ci possiede, le passioni, ci accorgiamo che il pensiero è una struttura razionale fatta di parole. Le parole concorrono a costruire il pensiero e pertanto un uso consapevole delle parole ci può aiutare ad un uso consapevole del pensiero.”
Di Angelini quell’accurata riflessione, ricerca delle parole per esprimersi.
In un mondo spesso troppo rumoroso e veloce lui rallenta, cura il tono della propria voce e guarda, guarda negli occhi le persone.Ha sottolineato come non ci siano in realtà sinonimi e come ogni parola sia insostituibile. Partendo dal divario tra “parola” e “termine”, ha posto l’accento sulla diversità, nell’origine e nel significato, tra parole usate spesso con lo stesso intento, come “persone / individui” oppure “rapporto / relazione”. Ha portato a conoscenza, poi, anche alcuni collegamenti invece inaspettati, come “padre - pane” e “madre - mano”.
“L’origine, il significato di una parola ci spingono non soltanto ad una scoperta, ma ad una responsabilità nell’utilizzo delle parole, ad una possibilità. Non si tratta di esprimersi attraverso un linguaggio particolarmente ricercato anzi, io prediligo il contrario, quel fare in modo di essere comprensibile e di non creare con le parole diversità di alcun tipo tra le persone.”
La semplicità così per esprimersi, come ricerca attenta, comunicazione ed incontro. L’ecologia della parola che si collega ad una ecologia della mente, la conoscenza del significato, la volontà di non tralasciare o confondere, poiché si precludono importanti possibilità emotive, prima ancora che espressive.
L’incontro con Angelini ha avuto un forte impatto nelle persone, non soltanto perché ha spinto a conoscere i veri ed anche inaspettati significati, come nel caso ad esempio della parola “eterno”, ma perché ha come, per un attimo, fermato la frenesia del dire, mostrando della riflessione accurata la sua commovente bellezza, quella straordinaria forza.